The Promised Land, recensione: Mikkelsen immenso a Venezia 80

Presentato in concorso all’80° Mostra del Cinema di Venezia, The Promised Land è la vera grande sorpresa di questa edizione. Un immenso Mads Mikkelsen fa da centro gravitazionale a un western atipico ambientato nelle badlands danesi dello Jutland. Una terra promessa da “conquistare” e il desiderio di vendetta al centro della narrazione.
The Promised Land, recensione: Mikkelsen immenso a Venezia 80

C’è un western in concorso all’80° Mostra del Cinema di Venezia. Non ci sono cowboy o deserti texani. Non ci sono gringo, revolver o sceriffi. Ci sono invece le distese di erica delle badlands danesi nello Jutland. Ci sono i briganti, quelli sì, ma soprattutto c’è un Mads Mikkelsen in evidente stato di grazia – d’altronde viene da chiedersi quando non lo sia – nei panni di un ex capitano dell’esercito danese. Lo scorso anno ero approdato sul Lido, fuori concorso, il ritorno dietro la macchina da presa di Walter Hill, Dead for a dollar, quest’anno è il turno di The Promised Land.

Le due pellicole non hanno assolutamente niente in comune, anzi, potrebbero essere definite come due western totalmente agli antipodi. Ma il paragone serve proprio a farci capire che ormai la concezione di western ha assunto svariate declinazioni, e Nikolaj Arcel, regista di The Promised Land, ci introduce a una di queste infinite sfumature, portandoci in un mondo e in un modo di approcciarsi al genere, sicuramente affascinante, regalandoci una delle sorprese più gradite di questa edizione, nonché uno dei film migliori che fino a questo momento abbiamo avuto il piacere di vedere.

The Promised Land: una storia di vendetta

Siamo nel 1775, nello Jutland, in Danimarca, e Kahlen, un ex capitano dell’esercito danese, vorrebbe riuscire in quello che molti prima di lui hanno miseramente fallito: coltivare le desolate e aride brughiere e costruirvi la prima colonia reale. Il re gli concederà l’autorizzazione, e Khalen inizierà a costruire, con l’aiuto di un sacerdote, quella che diventerà la sua nuova abitazione, e sarà proprio quest’ultimo conscio della necessità dell’uomo di assumere alcuni braccianti, a presentargli due rifugiati, fuggiti dalle crudeltà del loro signore. Quando De Schinkel, potente proprietario terriero, verrà a conoscenza del progetto di Khalen, tra i due inizierà una brutale faida.

De Schinkel infatti non è soltanto il proprietario dei terreni confinanti, ma è anche il signore dal quale i due rifugiati accolti da Khalen sono fuggiti. L’avidità e la crudeltà di De Schinkel, che arriverà ad uccidere uno dei due rifugiati, rappresenteranno il più grande ostacolo per Khalen che, rimasto solo al fianco di Ann Barbara, dovrà affrontarlo con tutti i mezzi possibili, mentre quest’ultima darà adito al proprio desiderio di vendetta. La faida è destinata a diventare sempre più violenta, l’efferatezza di De Schinkel crescerà, e il sangue macchierà la terra della brughiera.

The Promised Land: lo Jutland come terra promessa

Mads Mikkelsen in The Promised Land
Mads Mikkelsen in The Promised Land

The Promised Land è il titolo inglese del film di Nikolaj ArcelBastarden in originale – e in effetti lo Jutland assume proprio le sembianze di una terra promessa, dal duplice valore simbolico. Da una parte possiamo leggervi infatti una similitudine con quella Terra promessa da Dio ai discendenti di Abramo, una terra dove creare appunto i presupposti per una nuova civiltà. Dall’altra invece vi riconosciamo il suo significato più immediato. In questo caso, appunto, una terra promessa a Khalen, dalla quale invece, proprio come per la Terra di Israele, scaturirà una spietata faida.

La terra, in quanto tale, è fondamentale nella narrazione di The Promised Land, perché rappresenta il primo ostacolo per Khalen. Ancor prima di De Schinkel, quest’ultimo deve fare i conti con un’ambientazione ostile, protagonista al pari degli altri personaggi, e che Arcel inquadra infatti come fosse tale, esaltandola con affascinanti campi lunghi. Khalen la brucia, la scava, la protegge, la abbraccia, sperando che restituisca i frutti sperati. È proprio il suo legame con la natura una delle principali chiavi di lettura del film. Lui che sembrerebbe avere un cuore arido, come la brughiera, e che invece poco a poco rivela bagliori di umanità.

Mads Mikkelsen: ossessioni e commozione

Un'immagine del film di Nikolaj Arcel
Un’immagine del film di Nikolaj Arcel

Abbiamo parlato della faida tra Khalen e De Schinkel, che rappresenta sicuramente il centro nevralgico della narrazione. Nikolaj Arcel mette in scena con grande consapevolezza quelle che sono le ossessioni dei due personaggi: da una parte il desiderio di Khalen di ottenere un titolo nobiliare grazie alla costruzione della colonia, dall’altra l’ostinata avidità di De Schinkel, e il timore di perdere quell’influenza che invece ha sempre avuto, su chiunque lo circondasse.

Uno degli aspetti migliori del film è proprio l’arco narrativo di Khalen, all’interno e all’esterno di queste dinamiche, merito ovviamente di un gigantesco Mads Mikkelsen, capace di cogliere le sfaccettate sfumature del proprio personaggio. Uomo ruvido inizialmente, quasi glaciale, imparerà ad amare, come mai era riuscito a fare fino a quel momento. L’interpretazione di Mikkelsen, corporea e sempre in sottrazione, delinea la figura di un personaggio mai veramente arido come vorrebbe far trasparire. E infatti commuove, più di una volta, e ci ricorda che a volte, ciò che crediamo di volere con tutti noi stessi, non è poi in realtà così importante, di fronte a ciò che la vita ha veramente da offrirci.

Per rimanere aggiornati sull’80° Mostra del Cinema di Venezia, restate sintonizzati su CiakClub.it. Intanto dal Lido arrivano le polemiche di Favino su Ferrari, e proprio Mads Mikkelsen, a Venezia per The Promised Land appunto, ha tenuto ad esprimere la propria opinione a riguardo.

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