The End We Start From, recensione: la fine che abbiamo causato

The End We Start From è un bellissimo avvertimento. Il film di Mahalia Belo è tratto dall'omonimo romanzo di Megan Hunter, e ci racconta di un "presente distopico" piuttosto realistico. Uno sguardo brillante su un problema attualissimo, raccontato attraverso la storia di una famiglia spaccata a metà dalle catastrofi ambientali.
Jodie Comer in una scena del film The End We Start From

The End We Start From è il primo lungometraggio della regista inglese Mahalia Belo, molto attiva nei prodotti televisivi BBC. Il film è stato presentato prima al TIFF e poi qui, alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public. A reggere l’intero film è una grandiosa Jodie Comer, ma anche i ruoli minori spingono sul nome. Come non citare infatti i pochi minuti di Benedict Cumberbatch, produttore del film con la sua casa SunnyMarch.

Il film è denso, girato molto bene e con alcune sequenze veramente interessanti che danno un bel quadro dei gusti della regista. Sogni e ricordi interrompono un disastroso presente, gli incubi ritornano in momenti di disperazione. Non si grida di certo al capolavoro, ma avercene di film così. Film in cui si vede esserci la mano di autore o, in questo caso, di autrice; film che abbiano voglia di farci riflettere sul presente, per migliorare il futuro.

The End We Start From: la storia

Siamo a Londra (UK) e una donna incinta fa un bel bagno caldo per rilassarsi durante un temporale. Dopo essere uscita dalla vasca si accorge però che la casa si sta allagando, e non c’è niente che possa fare per fermare l’acqua. Intanto, le acque le si rompono, è sola e nel disastro che sta colpendo la città, perde i sensi. Si risveglia in ospedale, sta partorendo. Nasce il bambino e insieme al marito, che intanto l’ha raggiunta, lo chiamano Zeb. A casa non possono tornare, e scelgono quindi di raggiungere i genitori di lui in montagna per stare al sicuro dalle alluvioni. Solo che queste continuano, per mesi. Londra e il resto dell’Inghilterra diventano invivibili.

Le riserve di cibo dei “nonni” finiscono, e i tre ospiti devono andarsene. Lo stato ha creato dei rifugi, ma non sempre c’é posto per tutti. Zeb e sua madre sono costretti a separarsi dal padre per il loro bene. Il rifugio 26 è un posto sicuro, ma quanto durerà? E lui, lo rivedranno mai?

Il vero inizio sta alla fine… o nel mezzo

Una scena del film The End We Start From

Il titolo The End We Start From può essere letto in due modi differenti. O si riferisce alla fine del mondo, o si riferisce alla fine del film. In entrambi i casi ci si aspetta che i protagonisti possano avere un nuovo inizio. Questo però ve lo lasceremo scoprire al cinema. Ci piacerebbe invece riflettere sul vero motore della trama, che all’inizio parrebbe essere soltanto la sopravvivenza.

Una volta che la famiglia è stata spaccata in due, sopravvivere non è più la priorità. Le scelte del personaggio di Jodie Comer (al centro di rumors che la vedrebbero prossima a entrare nel Marvel Cinematic Universe) iniziano a seguire una direzione diversa, rischiosa, che di certo non tutti prenderemmo nella sua situazione. Anche se può non sembrare, da un survival si trasforma in un road-movie, in cui la vita viene messa più volte in pericolo per raggiungere uno scopo che non è la sopravvivenza, ma la ricongiunzione. Per questo per noi, l’inizio sta nel mezzo del film, nel momento in cui mamma e papà non sono più uniti e piuttosto che dimenticare e andare avanti, fanno di tutto per stringersi di nuovo.

Senza casa e senza nome

Come si è potuto evincere dalla breve sinossi, i personaggi non hanno un nome. O meglio, l’unico che ha un nome è Zeb, il bimbo. Una scelta sicuramente interessante, che forse ci ha permesso di immedesimarci ancora di più nei personaggi, un po’ spogli di caratterizzazione, ma pieni di carattere e di personalità. Inoltre Zeb diventa per sua madre una fonte di energia, oltre che il luogo in cui affluiscono i suoi pensieri inespressi. Forse, nonostante pare che lui non faccia niente per tutto il film, è proprio lui che manda avanti tutto, che riporta sua madre a credere in un nuovo inizio e che le fa sempre capire dove si trova: cioè lontano da casa.

The End We Start From è decisamente apprezzabile, un bello scorcio su tutto quello che sta accadendo al mondo a causa del cambiamento climatico. Non ci ha forse stupito come C’è ancora domani, il film d’apertura di Roma che abbiamo recensito qui, ma sicuramente è vero, coinvolgente e raffinato.

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