Riuscite ad immaginarvi Harry Potter diretto da Steven Spielberg? Probabilmente ad oggi quella storia è tanto consolidata nella versione di Chris Columbus da renderci impossibile qualsiasi altra ipotesi fantastica. Più di vent’anni fa, quando la saga doveva ancora iniziare, però, si pensava proprio a lui: e Spielberg ha rifiutato. Visto il successo mondiale degli 8 capitoli di Harry Potter ci verrebbe da dirgli che ha perso una grande occasione: le sue motivazioni erano più profonde già nel 2001, però, e si confermano ancora oggi.
Nel 1997 David Heyman legge Harry Potter e la pietra filosofale e permette alla Warner Bros di acquistare dall’autrice J.K. Rowling, nel 1999, i diritti dei primi 4 libri, dando inizio ad uno dei franchise cinematografici più di successo della storia. Dovendo pensare ad un regista, la Warner propone il lavoro a Steven Spielberg che, dopo averci riflettuto a lungo, rifiuta. Il resto della storia è noto a tutti: tra gli altri nomi sarà Chris Columbus ad avere la meglio, soprattutto in virtù della sua immagine già consolidata di regista per famiglie, dopo Mrs. Doubtfire e Mamma ho perso l’aereo.
Il “no” di Spielberg ad Harry Potter

Se volessimo riassumere il motivo del rifiuto di Spielberg, dovremmo dire che per lui portare a termine con successo un film sulla storia di Harry Potter sarebbe stato troppo semplice. Dirà, infatti, che accettare sarebbe stato come “sparare ad anatre in un barile. È come fare una schiacciata. È proprio come ritirare un miliardo di dollari e metterli nel proprio conto bancario. Non c’è nessuna sfida”. Troppo facile arricchirsi con un franchise sul maghetto di J.K. Rowling, per Spielberg ci vogliono cause perse da rendere scelte di successo.
Nonostante questo sia quanto il regista ha dichiarato, un altro motivo del rifiuto potrebbe essere legato alla scelta dell’interprete per Harry. Sembra che J.K. Rowling al momento della vendita dei diritti abbia chiesto come condizione che il cast principale fosse interamente britannico. Spielberg, invece, prima di scegliere se rifiutare o accettare, aveva già pensato al giovane candidato all’Oscar per Il sesto senso, Haley Joel Osment, che è americano.
La fantascienza vince su Harry Potter
Il rifiuto ad Harry Potter non equivale per Spielberg ad un periodo di inattività o di mancanza di idee. Nello stesso periodo in cui rifiuta la proposta della Warner Bros, infatti, sta concludendo A.I. – Intelligenza Artificiale, che uscirà nel 2001, ed ha Minority Report, del 2002, in fase di post-produzione. Questi due titoli ci permettono di dirlo: per Spielberg in quegli anni la fantascienza ha vinto sulla magia.
Spielberg stesso, nel 2000, è già certo del successo che Harry Potter avrebbe avuto, ma dichiara di essere interessato ad altro: “Sono sicuro che la serie di film di Harry Potter avrà un successo fenomenale. […] La Warner Bros e Allan Horn sono stati più che generosi a concedermi tutto il tempo per prendere una decisione. Tuttavia, in questo momento, i miei interessi di regista mi stanno portando in un’altra direzione. Soprattutto, non vedo l’ora di leggere il quarto libro di Harry Potter quest’estate e la prossima portare la mia famiglia a vedere il primo film”. Quest’ultima frase ci riporta al presente.
Dopo The Fabelmans torna a parlarne

Dopo un film come The Fabelmans (leggi qui la nostra recensione entusiasta), incentrato sulla vita della famiglia del giovane Spielberg, è proprio per stare accanto alla famiglia che stava formando in quegli anni, che il regista dice di aver rifiutato la direzione di Harry Potter. Il film, fedele all’ambientazione dei libri di J.K. Rowling, sarebbe stato girato interamente a Londra: questo avrebbe richiesto a Spielberg di stare per un lungo periodo lontano dalla sua famiglia. A.I. – Intelligenza Artificiale, invece, è girato negli USA, dove il regista voleva restare, accanto alla moglie e i figli. Oggi aver preferito l’affetto e la vicinanza dei suoi cari rende Spielberg felice di aver detto quel “no” ad Harry Potter
Le dichiarazioni di oggi
In una intervista del 10 Febbraio Spielberg inserisce il rifiuto ad Harry Potter dentro quell’ampia questione, che spesso riguarda i grandi artisti, del binomio lavoro-famiglia. Parlando di alcuni film a cui detto di “no”, spiegherà così quello ad Harry Potter: “Ho scelto di rifiutare il primo Harry Potter per trascorrere il successivo anno e mezzo con la mia famiglia e miei figli che stavano crescendo. Dunque ho sacrificato un grandioso franchise, e oggi guardandomi indietro sono molto felice di averlo fatto, per essere con la mia famiglia”.
Che sia per il senso cui ambisce dal proprio lavoro e alla concezione di sfida che lo anima prima di ogni film, o per non perdersi l’affetto e l’amore dei suoi cari, Steven Spielberg non è affatto pentito. Rifiutare Harry Potter è stata la cosa giusta per lui, allora ed oggi ancora.