Non solo Rocky IV. La narrazione americana ha sempre raccontato, attraverso il filtro del cinema, la lotta contro “il nemico di turno”. I sovietici, senza dubbio. Ma anche il Vietnam – Berretti verdi, Full Metal Jacket, Apocalypse Now, Forrest Gump, Rambo II. E poi la lotta al terrorismo – Munich, Homeland, Molto forte, incredibilmente vicino, Fahrenheit 9/11. Quella contro i russi, tuttavia, sembra essere la lotta destinata a reiterarsi per sempre nella narrativa cinematografica statunitense. Watchmen: il Dr. Manhattan e il panico del nucleare con l’insorgere della Guerra Fredda.
E poi la rappresentazione a mo’ di revival – Stranger Things e gli anni ‘80’, ma anche la creazione dell’altro, del “noi” contro di “loro” (Top Gun: Maverick e l’impronunciabile e impronunciata minaccia russa). Quella tra le due superpotenze fu in effetti una guerra “fredda” (termine estrapolato dal saggio di Orwell dell’84). Una guerra giocata a lente mosse di Risiko!, un qualcosa di mai esploso del tutto. Non fu una “guerra a caldo”, ma una lotta a colpi di propaganda, di cinema, di sport, basata sull’isteria e sulla paura, quella del nucleare. Una tensione così forte, però, da mantenere alta la carica tra i due blocchi, per anni.
Rocky IV (1985)

“Two worlds collide
Rival nations
It’s a primitive clash
Venting years of frustrations
…Is it East versus West
Or man against man?”
È uno scontro primitivo, che si basa su anni di frustrazione. Uno scontro a cui si arriva, però, lentamente, e poi, inserorabilmente. E di primitivo, nella rappresentazione di Ivan Drago (Doplh Lundgren), in effetti, c’è tanto. Ivan Drago “la transiberiana”, l’uomo macchina che con le macchine si allena sullo sfondo di falce e martello. Olio, muscoli e steroidi (nell’84 lo scandalo doping della Russia olimpionica) contro Rocky, l’America dai sani principi che si allena nel ghiaccio delle steppe russe, a mani nude, con pezzi di legno appena tagliati, Hearts on Fire come sfondo e Paulie (Burt Young), che abbiamo ricordato di recente, trainato sullo slittino.
Stranger Things

“Non mi importa di Tina, o della festa dello zio Jack! Nessuno ci troverà mai, se moriamo in un ascensore russo!” urlava Steve Harrington a Erika. Piu dei demogorgoni, più dei Mind Flayer, più di Vecna e dei democani, gli americani hanno paura dei russi. Hawkins, Indiana, 1984. Siamo nel pieno di quella che poi venne definita Seconda Guerra Fredda (dal ‘79 all’85. Si riapre l’escalation tra le due superpotenze dopo un periodo di apparente quiete). Stranger Things è la serie parfrasi per eccellenza – Victor Creel e l’interprete di Robert Englund – omaggio al cult dell’horror anni ‘80, Nightmare; Eddie Munson e il riferimento al caso Damien Echols. La camicia rossa hawaiana omaggio a Magnum P.I, quella dello sceriffo Hopper nella terza stagione, machismo e patriottismo alla Tom Selleck.
E poi Murrey e la paura delle Matrioske, probabili contenitori di minacce e codici segreti russi, la prigionia di Hopper in una landa isolata russa, nella quarta stagione, il laboratorio dei sovietici nascosto sotto il Mall a neon Starcourt, lo scienziato russo Alexey. In Stranger Things non occorre parafrasare la minaccia, è ben visibile, stagione dopo stagione.
Top Gun + Top Gun: Maverick

1986, Top Gun esce nelle sale in piena era Reaganiana, diventandone il manifesto. Il film cult con protagonista Tom Cruise raffigurò per la prima volta lo scontro diretto tra caccia americani e mig russi nei cieli, senza troppe metafore. Accanto al picco di vendite dei Rayban a goccia, l’accademia militare e la marina americana dei Top Gun divetano il simbolo massimo del patriottismo americano. “Sento il bisogno, il bisogno di velocità – I feel the need the need for speed!”. Cresce il numero di arruolamenti americani sulla scia dei voli adrenalinici dei Top Gun.
Won’t Get Fooled Again cantano gli Who nel secondo capitolo del franchise. E invece, Maverick, nonostante le crescenti tensioni Russia – Ucraina, riporta ancora gli americani ad arruolarsi. Top Gun: Maverick non farà riferimento esplicito alla Russia, ma lascia allo spettatore diversi indizi non troppo celati: dal bombardamento di uno stato canaglia sconosciuto che ruba un carico contenente uranio, agli aerei di classe superiore (parliamo, dunque, di una superpotenza). Il passaggio su uno stretto e la fuga di Maverick e Bradshaw in una zona ghiacciata (probabile Siberia – Stretto di Bering).
La forma dell’acqua (2017)

Non il film a cui pensereste se vi chiedessimo di nominare i titoli a tema Guerra Fredda. La forma dell’acqua del 2017 è la dolce raffigurazione di Del toro di un rapporto che non ha bisogno di parole “Incapace di percepire la forma di Te, ti trovo tutto intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore”. Però La forma dell’acqua si presenta con un setting temporale particolare.
Ambientato in piena Guerra Fredda (1962), la lotta tra Russia e Stati Uniti si nasconde nella cornice narrativa romantica e poi viene mostrata allo spettatore attraverso le torture alla creatura amante di Elisa, papabile nuova arma per gli Stati Uniti. E poi c’è il personaggio di Dimitri, la spia russa che aiuterà il gruppo a fuggire, non per amore del mostro, non per amicizia. C’è sempre l’interesse geopolitico alle spalle.
Tetris – The Final Countdown

Pian piano, dei blocchi colorati scendono, in posizione verticale, dalla parte alta della schermata del Game Boy. Sta al giocatore incastrarli correttamente. Solo un gioco, all’apparenza e invece, Tetris fu un’altra faccia dell’eterno conflitto Russia – Stati Uniti. Una battaglia, però, giocata a suon di brevetti. Inventato dal russo Alexey Pajitnov e poi lanciato in America grazie alla lotta portata avanti da Henk Rogers (Taron Egerton nel film), Tetris cambiò ogni cosa “Will things ever be the same again?”
Il ponte delle spie (2015)

Steven Spielberg ha raccontato, attraverso il suo cinema, alcuni dei capitoli della storia americana più influenti di sempre. Lo scandalo Pentagon Papers sulla Guerra in Vietnam con The Post, E.T e l’assenza della figura paterna, Duel, il camionista invisibile e l’alienazione dell’uomo nell’America consumistica, e poi, senza troppe parafrasi, la paranoia americana in piena Guerra Fredda. Il ponte delle spie riporta la paura americana dello spionaggio russo attraverso il personaggio di Rudolf Abel, un uomo russo trasferitosi in America, accusato di aver trasmesso alla madre patria messaggi segreti. Curiosi di sapere in che posizione lo abbiamo inserito in una mega classifica a tema Spielberg?
Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo

Sempre Spielberg, sempre i russi. Russi con il caschetto, donne inquietanti alla Brigitte Nielsen di Rocky. Altro titolo parafrasi della corsa all’arma più potente, il penultimo capitolo del celebre franchise di Indiana Jones racconta una lotta tra Russia e America giocata sulla caccia ad un teschio di cristallo proveniente dalla città leggendaria di Akator.
Il dottor Stranamore (1964)

Capolavoro del ‘64 di Kubrick, ovvero: “come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba”. Film manifesto dell’eterna lotta tra le due superpotenze, il regista racconta in chiave ironica e satirica la follia e l’isteria del conflitto attraverso la figura del generale pazzo Jack D. Ripper. Ripper ordina un attacco ai sovietici fingendo di aver intercettato un pericolo imminente. Nulla di più falso, Ripper si chiude in ufficio munito della sua pistola e disposto ad ogni soluzione pratica pur di far fuori “la minaccia comunista”.
Conto alla rovescia, Robert Altman

La questione allunaggio è un altro modo di osservare l’eterna lotta tra le due superpotenze. La luna era una questione di studi scientifici, da un lato, dall’altro, era sempre una questione di sfida a “vediamo chi cel’ha ‘vinta’ ” per dirla in modo più diplomatico. Tra la filmografia che ne ha raccontato lo scontro, il titolo del ‘68 di Robert Altman raffigura la corsa tra le due superpotenze attraverso una decisione americana avventata: quella di spedire civili non preparati sulla luna, pur di vincere la sfida.
Caccia a Ottobre Rosso (1990)

Infine, il film che riporta lo scontro in maniera diretta. Caccia a Ottobre Rosso è un film di guerra del 1990 con protagonisti Sean Connery, Sam Neill e Alec Baldwin. Tra i film con protagonisti i sottomarini – russi e americani (come Allarme rosso e K-19 – The Widowmaker), Caccia a Ottobre Rosso riporta la guerra in mare e la paura della potenza tecnologica russa in modo particolare. L’ottobre rosso è un sottomarino innovativo, impossibile da udire nei fondali grazie alla scoperta di una ps – propulsione silenziosa, un sistema che permette al mezzo di espellere l’acqua senza rumore alcuno.
Lo scontro con la Russia non è mai terminato su schermo e non è mai terminato neanche a livello geopolitico. Si sono solo spostati gli assi epicentro della tensione. E ora più che mai, titoli di parafrasi politica sembrano sempre più rispecchiare la realtà attuale. D’altronde, lo aveva detto il segretario di stato John Kerry al Presidente russo “Putin… non stiamo girando Rocky IV”.