L’intera redazione dei Cahiers du Cinéma si è dimessa

Suona strano sentire che l’intera redazione dei Cahiers du Cinéma, composta da 15 critici di fama mondiale, si è dimessa per protesta contro la nuova proprietà della rivista.
Cahiers du Cinéma è sicuramente la rivista cinematografica più autorevole e prestigiosa al mondo. Fondata nel 1951 a Parigi ha visto con il passare degli anni redattori illustri fra cui i principali registi della Nouvelle Vague come François Truffaut, Jean-Luc Godard, Claude Chabrol, Jacques Rivette e Eric Rohmer.

Cahiers du Cinéma il 30 gennaio ha vissuto un cambio di proprietà che ha portato alla rilevazione della rivista una cordata di imprenditori guidata da Eric Lenoir, cordata che vede però al suo interno anche personalità importanti nel mondo della produzione cinematografica.
Una situazione del genere comporterebbe quindi un evidente conflitto di interessi che minerebbe quasi sicuramente l’indipendeza e il conseguente prestigio della rivista e dei critici che scrivono per essa.

Parte della nota ufficiale della redazione riporta:
“I nuovi azionisti sono composti in particolare da otto produttori e questo pone un conflitto d’interessi per una recensione critica. Indipendentemente dagli articoli che potrebbero essere pubblicati sul film da questi produttori, verrebbero automaticamente sospettati. La carta autonoma presentata da questi nuovi azionisti è già stata contraddetta dalla brutale notizia della stampa. Ci è stato comunicato che la nostra critica dovrebbe ‘rifocalizzarsi’ sul cinema francese. La nomina del direttore generale della delegazione generale della SRF (Society of Film Director), Julie Lethiphu, si aggiunge ai timori di un condizionamento da parte della comunità cinematografica francese”

Eric Lenoir ha tuttavia negato di aver voluto imporre una linea editoriale più aperta al cinema francese, affermando che la redazione è indipendente e, come tale, deve scrivere ciò che vuole su ciò che vuole.

“Quindi, in un momento in cui l’intera industria della stampa è stata letteralmente venduta ai grandi investitori della telecomunicazione e in cui i dirigenti di Meetic, Free e BFM “giocano” a fare i “business angels”, noi rifiutiamo tale concentrazione di testate una volta considerate libere nelle mani degli stessi”
La nota della redazione, tradotta in italiano da Valentina Cognini per NPC Magazine, si conclude così.

Resta ancora da capire come la situazione si evolverà in futuro, certo è che un terremoto del genere nel mondo della critica cinematografica apre spazio, ancora una volta, a riflessioni sull’autonomia e sulla libertà della critica specializzata.

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