Ragazze Elettriche, recensione: l’esordio su Prime non è folgorante

Dal 31 Marzo hanno fatto il loro approdo su Prime Video i primi tre episodi di Ragazze Elettriche. L’esordio della serie targata Amazon è però tutt’altro che folgorante. Tra un femminismo incredibilmente superficiale e un ritmo piuttosto dilatato, se a essere elettriche sono le ragazze, la serie, purtroppo, di elettrizzante ha ben poco.
Ragazze Elettriche, recensione: l'esordio su Prime non è folgorante

Dal 31 Marzo hanno fatto il loro approdo su Prime Video i primi tre episodi di Ragazze Elettriche, serie tv che adatta sul piccolo schermo l’omonimo romanzo di Naomi Alderman. Gli altri sei saranno invece resi disponibili a cadenza settimanale. L’utopia, o distopia considerando che il confine è labile, al centro della narrazione, prevede un vero e proprio ribaltamento dell’ordine costituito: un futuro che risiede, letteralmente, nelle mani delle donne, così come il potere.

La metafora è chiara, è quella di un’apparente e stoica rivoluzione femminista in un mondo dove l’uomo è evidentemente la feccia dell’umanità. Tuttavia, se a modellare questa materia grezza così delicata non ci sono mani sapienti, si rischia di vanificare irrimediabilmente la bontà del concetto alla base della storia. Il problema di Ragazze Elettriche sembra essere proprio questo: quel femminismo, che dovrebbe essere collante della narrazione, scompare poco prima che questa abbia inizio. Insomma, l’esordio su Prime della serie è tutt’altro che folgorante.

Ragazze Elettriche: potere alle donne

Essere donne all’interno di questa società significa essere oppresse da un granitico sistema patriarcale. Purtroppo lo sappiamo fin troppo bene. Ragazze Elettriche ci pone quindi di fronte all’eventualità in cui questo assioma possa in realtà essere sovvertito. Improvvisamente centinaia di migliaia di ragazze sviluppano la capacità di creare energia elettrica all’interno del proprio corpo, riuscendo al contempo a sprigionarla attraverso le mani. Come Matilde in Freaks Out si trovano quindi, in un primo momento, ad approcciarsi a questo nuovo potere con l’incertezza di chi non riesce a capire come controllarlo.

Un esordio tra promesse non mantenute

Halle Bush in Ragazze Elettriche
Halle Bush in Ragazze Elettriche

I primi episodi hanno la funzione di introdurci le protagoniste, in un continuo alternarsi di storyline che non lasciano tuttavia spazio a una più che necessaria introspezione. Le ragazze hanno tutte un sacrosanto motivo per prendersi la propria rivincita contro il genere maschile, questo è certo. L’acquisizione del potere, non a caso il titolo originale della serie è The Power, rappresenta una simbolica opportunità di riscatto per l’intero genere femminile. La possibilità di vendicare millenni di soprusi.

Ragazze Elettriche si esibisce però in un assurdo harakiri, sgretolando le interessanti premesse. L’evoluzione del corpo femminile in risposta a un’esigenza di sopravvivenza è un qualcosa di quantomeno affascinante e pericolosamente profetico. Per raccontarlo, la serie targata Prime, si serve però di un femminismo incredibilmente superficiale e di un ritmo piuttosto dilatato, dovuto alla quantità di archi narrativi che vengono aperti e che, almeno fino ad ora, mancano di una certa coesione. Se a essere elettriche sono le ragazze, la serie, purtroppo, di elettrizzante ha ben poco.

Ragazze Elettriche: femminismo cercasi

Ria Zmitrowicz in un episodio della serie tv
Ria Zmitrowicz in un episodio della serie tv

“Date sempre la colpa a Eva”. Questa frase è probabilmente uno dei pochi spunti di riflessione interessante in chiave femminista che potrete trovare in questi tre episodi. La chiave di lettura è ovviamente quella di cercare di sottolineare quanto il mondo sia sempre stato maschilista, tanto da impersonificare nella figura femminile il peccato originale. La riflessione però si ferma qui, rimane superficiale, soprattutto se si pensa a chi recentemente ha affrontato questa questione con ben altra raffinatezza. Pensiamo ovviamente alla meravigliosa Fleabag, dove partendo dal peccato originale si arrivava alla conseguente condizione di sofferenza della donna, necessaria ad espiarlo.

D’altronde però stiamo parlando di una serie che si posiziona esattamente agli antipodi di Ragazze Elettriche, ironizzando proprio su quei cliché che quest’ultima invece sciorina episodio dopo episodio. Viaggiando su concetti banali, Dio è donna ed è necessario sottolinearlo, e frasi fatte come “le ragazze possono essere tutto”, la nuova serie Amazon vanifica completamente l’intento della storia.

Un’occasione persa

Toni Colette nei panni di Margot Cleary-Lopez
Toni Colette nei panni di Margot Cleary-Lopez

La rappresentazione della donna come figura da sempre esposta più di chiunque altro al giudizio altrui, la sua tremenda oggettificazione e sottomissione da parte dell’uomo, non è purtroppo così distante da quella che è la realtà dei fatti. La messa in scena però contribuisce purtroppo a una chiara svalutazione di quello che vorrebbe essere il messaggio. Così Ragazze Elettriche è l’ennesima occasione persa di sensibilizzare la società a un argomento quanto mai delicato, che avrebbe appunto bisogno di essere trattato con ben altra profondità. Se questa è la rivoluzione. Vien da dire. 

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