Prisoners, recensione: un thriller perfetto tra suspense e moralità

Prisoners è un film del regista canadese Denis Villenueve, considerato uno dei suoi migliori lavori. Nella pellicola il regista ci cala in un immaginario cupo e angosciante, lasciandoci col fiato sospeso per tutto il film e facendoci interrogare su dilemmi morali.
Jake Gyllenhaal e Hugh Jackman nel poster del film Prisoners

Non si esagera di certo quando si afferma che Denis Villeneuve è uno dei registi più importanti del cinema moderno. Il regista canadese nella sua filmografia ha saputo spaziare tra diversi generi, firmando film particolari come Maelström, in cui le vicende sono narrate da un pesce parlante, blockbuster come Blade Runner 2049 e Dune e thriller come Sicario e Prisoners. Proprio di quest’ultimo film parleremo oggi, considerato tra i suoi lavori migliori e disponibile dall’1 novembre su Infinity+. Ecco la nostra recensione.

La trama di Prisoners

Nel pomeriggio del giorno del ringraziamento, la famiglia Dover, composta da Keller, Grace, Ralph e la piccola Anna, sta festeggiando tranquillamente. A un tratto Anna e Joy, figlia di amici dei Dover, scompaiono nel nulla. L’unica pista che il detective Loki ha è un camper parcheggiato nel quartiere in cui le due bambine sono scomparse. Il proprietario del camper viene rintracciato ma, trattandosi di un ragazzo giudicato incapace di intendere e di volere, viene rilasciato poche ore dopo.

A Keller però questo non va giù, e decide di rapire il ragazzo e torturarlo affinché riveli il nascondiglio in cui tiene la figlia. Nel frattempo il detective Loki segue altre piste e tra indizi, depistaggi e intrighi arriverà a scoprire quasi per caso chi è il vero rapitore delle due bambine, mentre Keller continua a perseguire la sua folle giustizia privata.

Tra suspense e bivi morali

Hugh Jackman e Paul Dano in una scena del film Prisoners

In un’intervista, Chloé Zhao ha parlato di quanto i film di Villeneuve l’abbiano ispirata nei suoi lavori e nella sua carriera, complimentandosi con il regista per riuscire a “costruire mondi viscerali che si possono quasi sentire e toccare”. In tutte le sue opere infatti Villeneuve riesce a farci entrare in un mondo e in un immaginario che sembra quasi reale, che si può toccare con mano. Nel caso di Prisoners è un mondo cruento e spietato, nel quale riusciamo a immergerci grazie all’uso sapiente della suspense.

Dal primo all’ultimo fotogramma infatti il film è intriso di tensione, tenuta sempre a livelli altissimi, grazie alla quale le due ore e mezza di durata non risultano mai eccessive e pesanti. A contribuire alla rappresentazione di questo ambiente è anche la fotografia di Roger Deakins che, giocando con le luci e le ombre, riesce a restituire perfettamente l’atmosfera cupa di cui è permeata tutta la pellicola e farci vivere intensamente le giornate nevose e le notti profonde.

Il regista ci fa poi entrare nella mente dei personaggi, in particolare i due protagonisti, interpretati dagli ottimi Hugh Jackman, nel ruolo di Keller, e Jake Gyllenhaal, il detective Loki. Soprattutto sul primo si concentra la scelta morale che Villeneuve quasi ci costringe a compiere, facendoci inizialmente empatizzare con un padre che ha perso la figlia per poi fargli commettere azioni eticamente ambigue che ci fanno domandare da che parte dovremmo stare.

I Prigionieri a cui si riferisce il titolo non sono solo le due bambine rapite, ma anche i loro genitori, che si ritrovano intrappolati in una prigione mentale nella quale perdono la bussola morale e sono costretti a rinunciare ai propri valori e ad annullare sé stessi, venendo fagocitati da un meccanismo fatto di rabbia e frustrazione.

Simbologia mancata

Jake Gyllenhaal in una scena del film Prisoners

Il regista canadese inserisce inoltre degli elementi simbolici all’interno del film. La suggestiva scena iniziale, in cui Keller e il figlio sono a caccia, è accompagnata da frasi bibliche che si ritrovano anche nell’arco di tutta la pellicola. Keller è un uomo profondamente religioso, che chiede perdono a Dio per le sue azioni ma che sopprime il suo lato spirituale per farsi giustizia da solo. Questa simbologia religiosa fatica però a integrarsi con il resto del film, rimanendo un elemento marginale, solo accennato e a tratti fine a sé stesso.

Nonostante questo, Prisoners è un film scritto, girato e interpretato magistralmente: scoprite in che posizione l’abbiamo messo nella classifica dei migliori film di Villeneuve! Un film che ci lascia con il fiato sospeso fino all’ultimo e ci fa immergere in un’atmosfera angosciante e cupa, facendoci riflettere sulla moralità delle scelte che i protagonisti compiono. Se non l’avete ancora visto, ora che è disponibile su Infinity+ vi consigliamo caldamente di recuperarlo!

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