Perché non vediamo l’ora di Hunger Games: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente

HUNGER GAMES: La Ballata dell'Usignolo e del Serpente, al cinema dal 15 novembre, promette di ampliare l’universo Hunger Games con un prequel ambientato 65 anni prima. Come Snow è diventato Presidente? Come sono nati gli Hunger Games? E come si sono trasformati dallo strumento di controllo che erano sempre stati, a un mezzo d'intrattenimento del totalitarismo Panem, da questa decima edizione in poi?
Il cast de La Ballata dell'Usignolo e del Serpente nel poster del film

Quando il primo Hunger Games uscì nei cinema, più di dieci anni fa ormai, ebbe la capacità di catturare diversissime tipologie di pubblico. La sua storia, la sua lore direbbe qualcuno, il suo worldbuilding direbbe qualcun altro, fecero gola a palati molto diversi fra loro. Lettori di romanzi fantasy, appassionati di distopie steampunk, cultori dei battle royale che finalmente vedevano promosso presso il grande pubblico un genere che sì, in quel modo diventava mainstream, perdeva (solo parzialmente) quel suo fascino da amatore di pellicole introvabili. Però, come uno Squid Game ha fatto bene a un cinema coreano che sfornava capolavori da vent’anni, così Hunger Games ha fatto bene a un Battle Royale. Oggi, ad HUNGER GAMES: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente, distribuito in Italia da Notorious Pictures dal 15 novembre, l’onore di approfondire quella lore. Scegliendo una finestra temporale molto, molto interessante.

Come nasce La Ballata dell’Usignolo e del Serpente

Rachel Zegler e Tom Blyth in una scena del film La Ballata dell'Usignolo e del Serpente
Rachel Zegler e Tom Blyth nel film La Ballata dell’Usignolo e del Serpente

HUNGER GAMES: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente nasce dal comune desiderio – di chi ha scritto, di chi ha letto e di chi voleva poi trasporre su schermo – di vedere ampliato l’universo Panem. Uno di quegli universi distopici ben costruiti in cui, per ogni informazione che ci viene data, altre dieci restano nella nebbia. E quindi qualunque operazione di approfondimento, di diradamento, non può che arrivare gradita, indipendentemente dalle aspettative. Cosa succede quindi? Una svolta editoriale con pochi altri analoghi.

L’acclamata scrittrice originale dei romanzi di Hunger Games, Suzanne Collins, viene chiamata. E le si dice: “Vorremmo riaprire Hunger Games, ma vorremmo farlo in conformità alla tua letteratura“. E lei non rifiuta. Anzi, si mette a scrivere un romanzo prequel mentre nel frattempo, in contemporanea, si inizia a stendere la sceneggiatura del film che sarà. Ne nasce HUNGER GAMES: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente, romanzo (e film) assolutamente nel solco della lore di Collins. Fedele, conforme.

Distopie post-industrali

Il trailer de La Ballata dell’Usignolo e del Serpente

Come detto, questa saga ha avuto la capacità di capitalizzare diversi interessi. Io che scrivo, per esempio, non sono lettore assiduo di questo genere di romanzi. Però sono avido di quella letteratura distopica che immagina mondi dittatoriali a mo’ di baluardi, mentre fuori imperversa la desolazione della wasteland post-bellica. Questa era l’America che circonda le Montagne Rocciose, che circondano i dodici distretti, che circondano Capitol City. Dove sci-fi, steampunk e dittatura retrò s’incontrano, c’è sempre molto di che parlare e approfondire. È il senso stesso del wordbuilding.

Per questo fremiamo già quando, nel trailer di HUNGER GAMES: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente, vediamo una Panem un po’ diversa. Nel suo boom economico, estetico e industriale seguito al Dopoguerra. Una stazione ferroviaria che ricorda un po’ la Londra di fine ‘800, ma con affissi sui palazzi manifesti di propaganda dalle spigolosità stoiche, razionaliste: Italia insegna. Però d’altronde il Jason Schwartzman che si introduce come “primo presentatore nella storia degli Hunger Games“, lo ritroviamo in uno studio televisivo dai contorni USA Anni ’50. Ma quella estetica e industriale non è l’unica, non la più importante delle svolte cui assisteremo con questa decima – e quindi già di per sé significativa – edizione degli Hunger Games.

La nascita di un totalitarismo

Coriolanus Snow (Tom Blyth) e Lucy Gray Baird (Rachel Zelger) in una scena del film La Ballata dell'Usignolo e del Serpente
Coriolanus Snow e Lucy Gray Baird in una scena de La Ballata dell’Usignolo e del Serpente

Sappiamo che la mietitura nasce come strumento di controllo, da parte di Capitol City, per terrorizzare e tenere a bada i Distretti, parte di una ribellione che portò alla Guerra. E ora ne sapremo un po’ di più, perché fra i nuovi personaggi introdotti ci viene presentato anche il creatore stesso degli Hunger Games, Casca Highbottom, interpretato dal graditissimo Peter Dinklage (Il trono di spade). Ma soprattutto, capiremo un passaggio fondamentale della logica dei totalitarismi.

Perché sì, Hunger Games è una saga gustosamente volta a rappresentare, per gli occhi del grande pubblico, una gran sintesi non già delle dittature tout court, ma dei totalitarismi di primo ‘900. Del controllo applicato sulle masse (non solo) per mezzo del Terrore, ma dell’intuizione, terrificante e ancora attuale, di rendere quel Terrore, uno spettacolo. Intrattenimento. Come si chiama la nazione fittizia di Hunger Games? Panem, giusto? Ecco, in HUNGER GAMES: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente verrà mostrata la svolta radicale di renderlo anche Circenses. Di trasformare il massacro dei ribelli, nell’intrattenimento di tutti gli altri. Avere bastone e carota in un colpo solo.

La sempreverde attualità de La Ballata dell’Usignolo e del Serpente

Racherl Zegler in una scena del film La Ballata dell'Usignolo e del Serpente
Lucy Gray Baird, tributo del Distretto 12

Questo, promette di raccontare HUNGER GAMES: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente. Come un massacro premeditato sia diventato, dalla decima edizione in poi, per i successivi 64 anni, anche televendita televisiva. E come il personaggio di Coriolanus Snow, qui interpretato da Tom Blyth e chiamato ad affiancare un nuovo tributo dal Distretto 12 (lo stesso di Katniss), si sia trovato nel mezzo di questa “Rivoluzione” di tutt’altro sapore. Quello del sangue: a guardare la TV, ci sono i vampiri. Come aveva fatto il finale della tetralogia di film, HUNGER GAMES: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente ci mostrerà, spietato, il potere del convincimento e della propaganda.

Quindi sì, la Lucy Gray Baird di Rachel Zegler ci intratterrà – fra noi e i concittadini di Panem non c’è poi molta differenza – con una nuova edizione degli Hunger Games. Ma sarà il Coriolanus Snow di Blyth, a rappresentare il vero protagonista di Panem, nella sua ascesa a Presidente. E cioè a dire il potere. E come ci terrorizza. E come ci controlla. E come ci mette infine sugli spalti dell’arena, per renderci al contempo vittime, carnefici e tifoseria.

HUNGER GAMES: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente vi aspetta al cinema, dal 15 novembre.

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