Per quanto lo avevate aspettato? Supponiamo molto. Moltissimo. Beh, ormai è anche inutile parlarne, perché dallo scorso 23 agosto Oppenheimer è piombato dal cielo del cinema sui nostri grandi schermi. Vi è piaciuto? A noi molto. Nolan è bravo. È uno di quei registi che, salvo alcune cadute, sa quello che fa. Uno dei motivi per cui piace è sicuramente la sua capacità di disorientare il pubblico. Grazie ad un ipnotico montaggio, si diverte a tentare di farci perdere il filo. Fa avanti e indietro sulla linea temporale della narrazione come se fosse su un dondolo. Ci va bene così.
Anche in questo lungometraggio, il regista britannico non si tira indietro, anzi… decide di fare esattamente la stessa cosa, ma in modo diverso. Forse meglio. Cambia l’equazione, ma il risultato rimane quello. Le ha provate tutte, dalla dimensione onirica a quella spazio-tempo, ed ora gioca con la materia e con una doppia linea narrativa, che sembra però convergere in un unico punto. Ma lo comprendiamo solo alla fine. O forse non lo comprendiamo affatto. Siamo davvero così convinti di avere tutto limpido? Abbiamo la certezza di aver compreso veramente il finale di questo biopic? (qui potete leggere la nostra recensione).
La spiegazione del finale di Oppenheimer

Per molti potrebbe essere banale. Per altri no. Nella scena finale del film, la conversazione tra il fisico interpretato da uno straordinario Cillian Murphy ed Albert Einstein, già mostrata solo di sfuggita in svariate occasioni, sia in scene a colori che in quelle in un egregio bianco e nero, riporta la luce su due distinte faccende. La prima è che Strauss, interpretato da un convincente Robert Downey Jr., si sbagliava sul conto di Oppenheimer, che non lo aveva in realtà denigrato. Einstein era solo sovrappensiero per quanto si era detto un attimo prima con il collega. Fin qui tutto bene.
L’altro elemento è più sottile. A inizio lungometraggio notiamo delle gocce cadere sul lago, generando quella forma concentrica che tutti conosciamo. Piove e il volto del protagonista è turbato. Cosa rappresenta? Cosa dice la sua espressione ? Cosa vede in quelle gocce? Forse nulla. O forse ha intuito cosa avverrà. Nel finale, durante il dialogo, Oppenheimer spiega di aver preso coscienza della sua capacità di creare una reazione a catena fatale. Intende a livello fisico? Come bruciare l’atmosfera? Intende a livello politico? Un mondo dove queste armi aumenteranno. Sul lago sta piovendo e le forme concentriche sono sempre di più. Infine l’immagine delle testate nucleari che cadono dal cielo. Si riferisce alla Guerra Fredda? O forse ad un terzo conflitto mondiale?
Insomma, sicuramente parliamo di un film che offre svariati spunti di riflessione, ma uno in particolare: quanto va supportato il progresso tecnologico in questi casi? Voi cosa ne pensate? Quali altri dibattiti apre Oppenheimer? Fatecelo sapere.