Moonrise Kingdom: recensione del film

C’è qualcosa che questo giovane scout non è capace di fare? Questo è il quesito che la pellicola Moonrise Kingdom firmata Wes Anderson, costringe a porsi durante la visione di tutto il film. Una storia che costringe i suoi personaggi a combattere contro a un vero e proprio uragano formato da intrecci relazionali, rifiuti e una società indocile.  Siamo nel New England del 1965. Il capo scout dell’associazione Khaki Randy Ward (interpretato da Edward Norton), durante la ronda mattutina, si accorge che uno dei suoi migliori cadetti è scappato, portando con sé il necessario per sopravvivere nei boschi. Sam Shakusky è un ragazzo di dodici anni rimasto orfano e con una famiglia affidataria che vuole toglierselo dai piedi. Durante uno spettacolo teatrale, incontra Suzy, una fanciulla a modo. Basta uno sguardo d’intesa ai due per capire che si sarebbero incontrati di nuovo, con l’aiuto della scaltrezza della giovane Suzy grazie alla quale inizia un rapporto epistolare volto all’elaborazione di un piano di fuga.

moonrise kingdom

L’incontro dei due, insieme a ciò che ognuno ha portato pensandolo necessario per sopravvivere, stabilisce nell’immediato quale sarà il ruolo di ciascuno nella vita dell’altro. Nel corso del loro viaggio, i ragazzi si spogliano di ogni formalismo e si concedono l’uno all’altra, come due giovani ragazzi credono sia giusto fare: Sam si prende cura di Suzy e della sua precoce depressione, lei lo conforta tra le sue braccia leggendogli i libri che tanto ama, diventando così la moderna Wendy di un Peter Pan tuttofare. La tematica dell’amore, fa coincidere incidente scatenante, turning points e climax in un quadretto di più sotto trame e personaggi, colorato alla maniera di Anderson.

La pellicola diventa un sinonimo di esistenza. Con lo scorrere di essa i personaggi vengono ostacolati continuamente dalle dispute radicate tra i personaggi intenti a inseguire i giovani: i genitori di Suzy, in preda al panico per la fuga della figlia, la prospettiva di finire di nuovo in orfanotrofio per mano di “Servizi Sociali” e il capo scout Randy, che con l’aiuto del capitano Sharp (Bruce Willis), cercano di avvicinarsi sempre più ad un giovane Khaki che sembra non aver più nessuna lezione da imparare. Ed è proprio grazie alla maturità di Sam unita alla saggezza del capitano Sharp che l’epilogo trova il suo lieto fine con il ritorno a casa di Suzy e l’affidamento di Sam al capitano imbrigliando il tornado che li costringeva a scappare dall’inizio.

moonrise kingdom

Questo film pone due protagonisti molto giovani di fronte a una serie di avventure controverse. È la miniaturizzazione della vita di ogni individuo che nonostante caparbietà e capacità, viene costretto a lottare per la propria libertà. Il film non parla del capriccio di due ragazzi, ma della serietà necessaria a vivere liberamente in un mondo ostinato e infantile che fatica a dare ascolto, nonostante i chiari segnali che gli vengono inviati.

L’autore, con “Moonrise Kingdom”, non smentisce la sua poetica edonistica. Il film trasuda di citazioni all’arte figurativa, alla musica e al cinema stesso. La sceneggiatura, con i suoi dialoghi e le sue azioni, si fa portatrice di tematiche care al regista, quali la perseveranza, il viaggio, l’incomprensione e soprattutto l’amore, che nonostante l’aspetto fiabesco delle opere di Anderson, non è edulcorato ma reale a tutti i livelli.

Leggi anche la recensione di Mudbound 

Facebook
Twitter