Il Film di guerra ci ha sempre incantato, così come la guerra stessa. Osservare il dolore che abbiamo inflitto, imparare dagli errori che abbiamo compiuto. Non è stato un film a cambiare però il trend guerrafondaio. Non saranno cento o mille a farci comprendere veramente cos’hanno provato i protagonisti di questi racconti, che ci appaiono così lontani, ma che sono così vicini. Abbiamo raccolto le pellicole che meglio mostrano gli orrori della guerra, i dilemmi dei soldati e la schifezza dei potenti. 20 film usciti dal 2000 ad oggi, che provano (e riescono) a poeticizzare la guerra per farcela comprendere.
Niente di nuovo sul fronte occidentale (Grande Guerra – 1914/1918)

Paul Bäumer si arruola in cerca di orgoglio e gloria insieme a dei suoi compagni di classe. Ma arrivato sul fronte occidentale non si affaccia su una distesa di onore, bensì di fango e morte. Nessuno esce indenne dalla trincea, immobile nonostante i tentativi di spostarla. Nessuno può però tornare a casa. Nemmeno quando i politici tedeschi accettano le condizioni della Francia. E quando la vita sembra aver riacquisito il suo valore, ecco che si perde sulla lama di una baionetta (leggi qui la recensione).
1917, un altro film di guerra sulla Prima Guerra Mondiale

L’esercito tedesco sta organizzando un nuovo assetto difensivo che potrebbe portare al massacro di 1600 soldati inglesi intenti ad attaccare gli avversari in apparente ritirata. Due messaggeri vengono scelti dal generale per portare la notizia al colonello: Tom Blake e William Schofield. I due giovani soldati intraprendono un viaggio all’inferno, in un’epopea che abbatte l’ideale del soldato eroe. L’orologio dell’apocalisse ticchetta in questo finto piano sequenza, che ci regala una vista meravigliosa sul tremendo spettacolo della Prima guerra mondiale.
800 eroi: un kolossal cinese fra i film di guerra (Guerra Sino-Giapponese – 1937)

Si Hang è un’area ricca, dove i soldati giapponesi non devono assolutamente arrivare. Poche decine di metri separano, con un fiume, Si Hang e la zona di guerra. Poche centinaia di cinesi sono costretti a combattere contro migliaia di giapponesi, non solo per salvare loro stessi, ma per tutta la Cina. Un protagonista non può esistere, ma come formiche i cinesi collaborano per restituire grandezza collettiva al loro popolo. Un film tecnicamente incredibile, dove gli spettatori sono anche coloro che dall’altra parte del fiume osservano il massacro. E se la tecnica è tanta, lo è anche lo spirito di propaganda.
Il pianista: film sull’olocausto o film di guerra? (Seconda Guerra Mondiale – 1939/1945)

Venire messi in gabbia nella propria stessa casa. Quando le truppe tedesche hanno invaso Varsavia, occupando e creando un ghetto ebraico, Władysław Szpilman ha perso tutto. Non solo l’amore, il lavoro o la famiglia, ma anche la possibilità di fare ciò che più lo rendeva felice: suonare il piano. Le sue mani sono destinate a quello, non a lavorare per conto dei nazisti. Ma le scelte sono poche: o vivere scappando e nascondendosi, o smettere di sognare un giorno migliore. Una storia intensa la sua, vera, fredda come la neve che avvolge il finale.
Dunkirk, film di guerra su una ritirata (WWII, Battaglia di Dunkirk – 1940)

A Dunkerque, Francia, migliaia di soldati vengono accerchiati dai soldati tedeschi. Per evitare il massacro dei suoi soldati, Churchill autorizza l’Operazione Dynamo per salvarli tutti, o quasi. Di questo racconta il film, della morsa infernale della Germania, senza romanzare troppo l’accaduto ma mettendo in primo piano l’attendibilità storica. Tre punti di vista chiari ed efficaci, che in realtà guardano tutti nella stessa direzione. E allora percorriamo la strada, accompagnati anche dal ticchettio, indimenticabile, della colonna sonora di Hans Zimmer.
Pearl Harbor (WWII, Battaglia di Pearl Harbor – 1941)

Il Giappone attacca la flotta del pacifico degli Stati Uniti, a Pearl Harbor. Due amici hanno quindi la possibilità di realizzare il loro sogno, volare per difendere la patria e diventare eroi. La storia è messa da parte per esaltare gli Stati Uniti, dando forse fin troppo poco spazio al nemico. Un film, finanziato dal Pentagono e dalla Marina, che è passato ormai alla storia come cult e che quindi non poteva mancare all’interno di questa lista. Grandioso ed epico, criticato molto per la sua poetica propagandistica, ma che di sicuro rimarrà impresso nella storia.
El Alamein – La linea del fuoco (WWII, Campagna d’Africa – 1942)

L’esercito italiano è bloccato a El Alamein, a un centinaio di chilometri da Alessandria che è l’oggetto del desiderio di sua eccellenza Benito Mussolini. Ma il tempo passa, il caldo aumenta, e in mesi di attesa Alessandria non viene mai nemmeno vista dai nostri soldati. Se c’è un film che mette bene in scena la disillusione di un esercito è questo. Disilluso, dimenticato dai propri comandanti, e che non ha la possibilità di ritornare a casa. “Il soldato italiano non si scoraggia mai” è diventata solo una locuzione a cui non crede più nessuno. Nessun italiano, lì, credeva ancora di essere un soldato, o di essere un uomo.
Bastardi senza gloria, nella Francia occupata dai nazisti (WWII – 1944)

Il war movie di Quentin Tarantino è semplicemente unico. In Francia, Shosanna assiste all’esecuzione della sua famiglia. Diventa poi la proprietaria di un cinema a Parigi e, nel frattempo, Aldo Raine sta mettendo insieme una squadra di sadici ebrei statunitensi: le loro strade si incroceranno. Il cinema di Tarantino è come sempre un omaggio, in questo film più che mai, a tutto il cinema che ama. In questo caso è un omaggio a Quel maledetto treno blindato, di Enzo Castellari, ma anche a tanti altri film che non staremo a citare. Sulla base del suo revisionismo storico, questo è un capolavoro da non perdere.
Lettere da Iwo Jima (WWII, Guerra del Pacifico – 1944)

Due film, due popoli, una storia. Il paradosso del film di Eastwood è che il film in questione sia migliore rispetto al suo complementare: Flags of Our Fathers. Infatti non ha mai convinto del tutto il punto di vista statunitense che ha dato, mentre la sua controparte sull’esercito giapponese merita di stare in questa lista. Nessuno è buono, nessuno è cattivo. Un’opera questa in cui tutto riesce a trovare un equilibrio, commovente e straziante. Le bandiere che sventolavano i nostri padri sono state dimenticate, in onore di un mondo che non accetta più la retorica dell’eroe.
Operazione Valchiria (WWII – 1944)

Hitler non ci piace, e quindi tentiamo di ucciderlo. Purtroppo i nostri protagonisti non ci sono riusciti, ma sono quelli che più di tutti si sono avvicinati all’obiettivo. Questo gruppo di ufficiali tedeschi, guidati da Stauffenberg, voleva ribaltare il governo e arrestare tutti i nazisti. Come finisce il film ce lo si può immaginare, sapendo che la guerra non è finita grazie all’Operazione Valchiria. Ma il film resta un thriller avvincente, in cui fino all’ultimo speri che Tom Cruise (Stauffenberg) riesca a portare quella maledetta bomba nel covo del Führer.
Fury (WWII – 1945)

In guerra non esistono buoni, solo cattivi. Con un cinismo crudele e realista, ci vengono raccontati gli ultimi scoppiettanti atti dell’esercito tedesco, che deve fronteggiare un esercito altrettanto stanco come quello americano. All’interno del carro armato si crea un clima familiare, a bordo di una macchina che li trasporta in mezzo a un mare di atrocità. Ogni personaggio non si ferma al solito cliché, ma tutti, e tutto, sono resi dal regista con uno sguardo diverso, nuovo. Inoltre, Brad Pitt, nei panni di quello che viene chiamato Wardaddy, ha forse reso una delle sue migliori interpretazioni di sempre.
La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler (WWII – 1945)

Come finisce la vita di Hitler ce lo racconta però questo film, e molto bene, e con tanto coraggio. Un film che quasi rischia di farti pensare “poverino”. Un film che è dimostrazione di quanto il cinema sia potente, anche più di quanto lo fosse il dittatore baffuto. L’obiettivo di Hirschbiegel non è certo quello di farti fraternizzare con Adolf, ovviamente. Ma piuttosto scavare all’interno della sua mente malata, che raggiunge l’apice della pazzia negli ultimi momenti di vita. La morte allora diventa la scelta migliore, ora che non gli è più permesso di essere dio.
Che – L’argentino (Rivoluzione Cubana – 1959)

Un’immagine realistica, introspettiva e per niente edulcorata di Ernesto “Che” Guevara de la Serna. Tutte le tappe più importanti di una rivoluzione storica, quella cubana, partita con una cena in Messico organizzata da un amico comune di Che e Fidel Castro. “Patria o muerte!“, queste le parole di Che alla fine del discorso pronunciato alle Nazioni Unite nel dicembre del 1964. Le parole di una delle icone mondiali più importanti nella lotta alle dittature. Ribaltare la dittatura di Fulgencio Batista richiede però due film, e questa è solo la prima parte.
La donna che canta (Guerra Civile in Libano – 1975)

Jeanne si reca in medio oriente per consegnare due lettere per conto della madre appena deceduta. I segreti del suo passato e le atrocità della guerra che si torva davanti una volta arrivata, in quello che sembra essere il Libano, completano la tragedia messa in scena da Villeneuve. Chi meglio di lui per trasporre l’opera teatrale Incendies. Una storia in cui la tensione non finisce mai e l’orrore è capace di segnare una vita intera. Ma pur di raggiungere la tanto agognata pace interiore, la protagonista intraprende questo viaggio infernale.
Lebanon (Guerra di Libano – 1982)

Quattro soldati infelici, spaventati, che guardano il mondo esterno dal mirino del carro armato. Un mondo esterno non troppo bello, quello della Prima guerra del Libano. Un mondo sudicio, sporco, angoscioso, ma forse migliore di quello in cui sono costretti a stare. L’analisi del film è prettamente emotiva, in corsa solo per mostrare l’animo claustrofobico dei soldati. Se cercate un analisi critica del contesto politico che stava devastando quelle terre forse non è il film adatto. Ma la soggettività dei protagonisti è espressa così bene che non può non far parte della lista. Visto che la guerra la fanno i soldati, e non i politici.
Jarhead (Prima Guerra del Golfo – 1991)

Jarhead, “testa a barattolo”, non è solo un soprannome da dare a un pelato. Con questo termine si intende anche il soldato che esegue gli ordini senza pensare. Proprio questa figura è messa in ridicolo da Mendes, che ha un atteggiamento fortemente antibellico. Forse non il film di guerra più verosimile, ma ogni volta che il regista esagera o storpia, lo fa con l’obiettivo di attaccare la tremenda creatura del soldato. Non solo i soldati vengono presi in giro, ma anche il popolo che li acclama. Una riflessione acuta e atipica nel cinema americano, per cui i “veterani” sono eroi intoccabili.
Beasts of No Nation, film di guerra sull’Africa (Guerra Civile in Sierra Leone – 1991)

Privato della libertà, della sua infanzia e della sua famiglia, Agu combatte per conto di un gruppo di ribelli. In un paese e un periodo non specificati, che probabilmente si rifà alla guerra in Sierra Leone del 1991, Agu perde tutto ed è costretto a commettere peccati orribili. Gli bastano le dita delle mani per contare la sua età, ma non per contare le persone che ha ucciso. La crudeltà non viene mai filtrata, e il film ti sovrasta come le onde dell’oceano in un eccesso visivo ed emotivo, senza mezze misure. Fukunaga ha amato il romanzo di Iweala, da cui ha prelevato una certa concisione nel mettere in scena il dolore.
Black Hawk Down (Guerra Civile in Somalia – 1993)

La pellicola di Ridley Scott si porta a casa due Oscar di cui uno al montaggio di Pietro Scalia. Un film un po’ “stereotiposo” che mette in scena la battaglia di Mogadiscio in pieno stile americano, ma che ha il merito di aver portato sullo schermo la Guerra in Somalia. Violenza esplicita e realtà agghiaccianti condiscono il film insieme a tanti effetti speciali, che si fondono con la tecnica smisurata di Scott. Un impatto visivo estremo e una retorica già sentita, uno stilema classico che continua ad avere presa sugli spettatori.
The Hurt Locker, cominciano i film di guerra sull’Iraq (Guerra in Iraq – 2003)

Una squadra di artificieri guidata da Will James (Jeremy Renner) lavora in Iraq per cercare di mantenere incolumi i soldati americani. La paura di morire non fa parte del personaggio di Renner, che si presta perfettamente a portare avanti una riflessione sulla dipendenza dei soldati nei confronti di questi conflitti. Sono tanti i film che lo fanno, eppure questo è sicuramente uno dei migliori. Dal deserto infuocato iracheno James passa ai freezer di un supermercato, capendo che l’unico modo che ha di vivere la sua vita e rischiandola ogni giorno.
American Sniper (Guerra in Iraq – 2003)

Chris Kyle, il più letale cecchino americano, sta per premere il grilletto. Un istante basta per raccontare il suo dilemma etico prima della possibile morte di un ragazzino iracheno. Come ha fatto a finire su quel tetto, che cosa lo ha portato in Iraq e perché dovrebbe ucciderlo. Dio, la patria e la famiglia ce l’hanno portato: i tre veri capisaldi del buon soldato americano. Una morale non sempre condivisibile quella di Kyle, che non prova dolore per le persone uccise ma per i compagni che non è riuscito a salvare. Un film che a una prima visione può apparire totalmente propagandistico, ma che nasconde qualcosa di più.