L’esorcista del papa, recensione: il Male è negli occhi di chi guarda

Russell Crowe indossa le vesti sacre per affrontare il demonio nel film L’esorcista del papa. Anche se l’attore risulta molto convincente, portando sulle spalle l’intero film, la pellicola soffre di alcuni problemi difficili da nascondere. Le premesse sono molto buone e c’è spazio di miglioramento in un eventuale sequel.
Russell Crowe nel poster del film L'esorcista del papa

L’esorcista del papa è da poco approdato nel catalogo Prime Video. Diretta da Julius Avery, la pellicola è liberamente ispirata alla figura di Padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi romana. A rivestire i panni del presbitero è Russel Crowe che, a bordo della sua fidata vespa, viaggia in lungo e in largo per proseguire la sua battaglia contro il malefico.

Il film, ovviamente, si pone il compito di raccontare la figura di Amorth, esorcista italiano scomparso nel 2016. La sua figura è stata per anni al centro di numerose controversie a causa di affermazioni molto forti rivolte soprattutto a personaggi pubblici e figure politiche di spicco. Negli anni ha sempre confermato un numero impressionante di esorcismi, specificando però come pochi di questi fossero effettivamente opera del demonio. 

Amorth, laureato in giurisprudenza e scrittore di diversi articoli per il mensile Madre di Dio, non ha mai negato come molti dei suoi casi fossero riconducibili a psicosi e altre malattie mentali. Questa visione che aveva del male, oscillando tra fede e ragione, è forse uno degli aspetti più interessanti del suo personaggio. La pellicola parte bene da questo punto di vista, ma finisce con l’arenarsi nella seconda metà andando forse a perdere il focus su quello che avrebbe dovuto effettivamente raccontare.

Da Gladiatore ad Esorcista

Prima di addentrarci nei problemi che il film dimostra di avere, è giusto vedere cosa funziona. Primo fra tutti Crowe. L’attore restituisce un’interpretazione molto chiara del prete, risultando molto convincente anche nelle numerose scene in Italiano. La star ha infatti recitato numerose battute nella lingua nostrana, alternando poi latino e inglese. Nonostante il suo accento risulti comunque evidente a tratti, la cosa non infastidisce più di tanto, palesando tutto l’impegno e lo studio della star hollywoodiana. Non è infatti una novità il talento dell’attore, come dimostrano queste tre grandi interpretazioni nella sua carriera

La chiesa si è fortemente risentita della pellicola, affermando come il cinema continui a rappresentare in modo completamente errato quello che è il rito dell’esorcismo. Si è anche detta contrariata dalla figura di padre Amorth nel film, insistendo su quanto quel personaggio non rispecchi minimamente l’esorcista modenese. Ciononostante però la caratterizzazione del personaggio si inserisce molto bene nell’ecosistema del film, portando in scena un uomo di chiesa, dalla fede incrollabile ma armato anche di una saggezza terrena, carismatico e intrigante al punto giusto.

Tecnicamente la pellicola ci restituisce il compitino ben fatto. Solite inquadrature e tanti piccoli clichè del genere sparsi qua e là. L’ambientazione è molto suggestiva ma non viene sfruttata al meglio, risultando anche poco realistica nel contesto della vicenda. Ciò che sicuramente manca in qualche modo è l’elemento horror. La paura è praticamente assente, e forse questo è un bene per la prima parte del film, ma diventa però inevitabilmente un problema nella seconda parte.

L’esorcista del papa: un’occasione mancata

Russell Crowe nei panni di Padre Amorth in una scena del film L'esorcista del papa

Purtroppo Russell Crowe e il suo personaggio non bastano per salvare il titolo da problemi intrinsechi nella natura stessa del lungometraggio. Come accennato poc’anzi, la pellicola racconta la figura di Padre Amorth, o almeno è quello che prova a fare. Se nella prima parte del film si percepisce questa scoperta della sua figura, analizzando il suo carisma e la sua fede, fortemente bilanciata dalla ragione, nella seconda metà viene messa un pò da parte. Il personaggio non viene approfondito più di tanto se non verso la fine in maniera un po’ frettolosa riassumibile nel classico spiegone. 

Manca un vero e proprio momento che metta un punto alla sua narrazione e alla sua crescita in quanto protagonista. A causa di ciò il film perde molto. La scelta di mettere un pò da parte la sua figura per dare spazio ad una spettacolarizzazione non necessaria, con scene anche un po’ casuali, fa si che il film si perda completamente dopo la prima metà concludendo con un finale dimenticabile, ma di questo ne parliamo meglio dopo. 

Sarebbe stato sicuramente meglio approfondire padre Amorth e analizzare luci e ombre del suo personaggio in un racconto che riuscisse a bilanciare l’aspetto biografico a quello scenico. La narrazione in sé, ogni tanto, è vacillante nel ritmo. In alcuni momenti si corre troppo mentre in altri si rallenta di colpo, oscillando tra frettolosi avanzamenti narrativi e lentissimi spiegoni di trama riassumibili in poche parole. Come già detto manca purtroppo un forte elemento horror, dovuto soprattutto alla presenza di un antagonista che per la maggior parte del tempo non risulta minaccioso, se non nelle battute finali.

Una piccola considerazione sul finale

Daniel Zovatto e Russell Crowe in una scena del film L'esorcista del papa

Tranquilli, non ci saranno spoiler o riferimenti espliciti a ciò che succede alla fine del film. Questa parte vuole essere più una considerazione sulle scelte adoperate per il finale. Più sopra nell’articolo si è parlato di come il film sia un’occasione mancata nel raccontare un personaggio molto sfaccettato e interessante, avendo preferito una narrazione volta di più alla spettacolarità e al cercare di impressionare lo spettatore. Questa ricerca dell’elemento scenico che faccia sgranare gli occhi, forse un po’ esagerata, porta inevitabilmente ad un finale fuori contesto. 

L’esorcista del papa inizia mostrandoci una figura di spiritualità che riconosce l’importanza della scienza e della ragione, per poi lanciarsi in una chiusura più finalizzata allo spettacolo che ad altro. Il finale pone le basi per un possibile sequel che prosegua le avventure di padre Amorth. Che tale scelta possa piacere o meno (soprattutto il come hanno deciso di giustificare un eventuale sequel) è innegabile l’aver preferito un approccio finalizzato alla nascita di un franchise piuttosto che dedicarsi ad una lettura unica, più approfondita, del personaggio.

Detto ciò è chiaro che questa è solo l’opinione di chi scrive. La pellicola è altalenante tra ciò che funziona e ciò che invece andrebbe migliorato. Ciononostante il potenziale c’è e quello inespresso può rappresentare un buon punto di partenza per un eventuale sequel. Non ci resta che avere fede, come insegna invece il recente remake de L’esorcista – Il credente, sperando in un ritorno in grande stile. Se avete intenzione di recuperare L’esorcista del papa, anche solo per vedere un Russel Crowe tutto italiano, potete recuperarlo su Prime Video. Ricordate di farci sapere cosa ne pensate con un commento!

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