È finalmente sbarcata nelle sale cinematografiche italiane La Sirenetta, ultimo live-action di casa Disney basato sulla pellicola d’animazione del 1989. La storia, che trae ispirazione dalla fiaba di Hans Christian Andersen, è pressochè la medesima del predecessore animato, se non per qualche differenza. Alcune di queste risultano molto efficaci e migliorano personaggi e narrazione. Il film non è però esente da difetti, taluni più accettabili rispetto ad altri. Tuffiamoci all’interno della recensione per capire meglio se sia una pellicola da gettare oppure no sul fondo del mare.
La Sirenetta, il canto che fa sognare
Partiamo subito con il lodare la protagonista del film. Halle Bailey interpreta una splendida Ariel, dimostrando ottime capacità recitative nonostante sia alla sua prima vera prova attoriale. Le qualità canore della cantautrice statunitense sono anche fuori discussione. Queste donano all’opera quel tocco di magia – purtroppo manchevole in tanti altri fattori – che ci fa quasi accarezzare dal cartone animato con il quale siamo cresciuti. Difficile non parlare invece della questione riguardante il colore della sua pelle, differente dalla sirenetta originale, che ha scatenato non poche polemiche.
Infatti il film sembra giustificare la carnagione di Ariel con il fatto che Re Tritone abbia sette figlie divise per i 7 mari, e che ognuna abbia un’etnia confacente al luogo in cui si trova, pur avendo la stessa madre. Per quanto probabilmente agli studios Disney si sia urlato alla genialata, la cosa fa un po’ storcere il naso. Dovremmo solo lasciar adito all’immaginazione: o il papà non è stato così fedele oppure le creature mitologiche marine funzionano diversamente e basta. La speranza è che l’attrice abbia quantomeno eclissato le sterili critiche antecedenti all’uscita del film, con la sua performance.
Che paura in fondo al mar

Halle Bailey non è l’unica nota positiva della pellicola, ma prima di scoprire le altre è anche giusto parlare dei veri problemi dell’opera: il fondale marino e chi ci abita. Era evidente l’impossibilità di ricreare le atmosfere del film animato – Il re leone in CGI insegna – contando su animali realistici parlanti. I brutti presentimenti diventano realtà nel constatare che Sebastian, Flounder e Scuttle sono effettivamente inquietanti e abbastanza “freddi” nei diversi contesti del film. Il pesce tropicale amico di Ariel, oltre ad essere terrificante, dimentichi quasi ci sia stato una volta finita la visione.
Sì, parliamo anche di Scuttle poichè da gabbiano diventa una sula bassana, uccello marino che riesce a nuotare fino a 12 metri di profondità. Peccato che questo abbia fatto credere alla Disney che potesse parlare tranquillamente con la protagonista sott’acqua. Troppo azzardata invece la scelta italiana di Mahmood come Sebastian. Il granchio consigliere di Re Tritone è molto presente nel corso del film ed è stata dura per il cantante reggere il confronto dell’originale. Apprezzabile però il suo impegno per la particolare timbrica data al personaggio e per aver onorato le canzoni da lui intonate.
Ursula, star de La Sirenetta

Sebbene ci siano diversi problemi con gli effetti visivi del mondo marino e le sue creature, rendendo il confronto con Avatar – La via dell’acqua impietoso, il personaggio di Ursula è l’eccezione alla regola. Melissa McCarthy è riuscita a dare spessore alla strega del mare, beneficiando anche di un look azzeccato e di una CGI soddisfacente per le sue scene. Quella in cui diventa gigantesca grazie ai poteri del tridente risulta terrificante, in senso buono. Anche l’interpretazione di Javier Bardem come re dei mari è convincente, benchè movenze e aspetto di tritoni e sirene siano peggiori rispetto alla malvagia piovra.
Ariel, Eric ed il vero amore

La vera forza di questo film è sicuramente la sceneggiatura. Riportare fedelmente la storia del classico Disney non ha impedito di aggiungere dettagli che hanno rafforzato e, anzi, migliorato delle tematiche. Tra tutte spicca la storia d’amore tra Ariel ed il principe Eric, fulcro dell’opera. Il live-action ha il merito rispetto alla controparte animata di non focalizzarsi sul mero aspetto fisico. I due giovani iniziano ad innamorarsi nel momento in cui si scoprono affini, palesando diversi interessi in comune. Infatti entrambi amano collezionare oggetti che celano storie, o la scoperta di nuovi luoghi e culture.
Ariel ed Eric sono anche delle mosche bianche all’interno dei costrutti sociali in cui vivono. Viene difatti mostrata nella pellicola la reticenza tra mondo marino e terrestre, entrambi impauriti ed ostili verso l’altro. I due ragazzi però non sono dello stesso avviso, mostrandosi curiosi e comprensivi di ciò che è diverso. La mancanza di timore verso ciò che è ignoto ed inespolorato ci recapita una stupenda lezione di vita, che sboccia nella frase: “non lasciatevi frenare da come dovrebbe essere, pensate a come è”. Il loro amore farà così da ponte per i due mondi.
Baciare o non baciare?

A dover di cronaca, una polemica ha però colpito il loro innamoramento: quella sulla canzone “Baciala”. Il testo del brano è stato ritoccato per renderlo più naturale, dando ad Ariel il beneficio del consenso. Nel doppiaggio italiano la differenza è impercettibile ed anche più logica, diventando: “E io lo so, che vorreste darvi un bacio. Allora baciala”. La sirena inoltre non ricorda a causa di Ursula di dover obbligatoriamente baciare l’uomo entro 3 giorni, rendendo così l’atto più spontaneo e sincero. Si può condividere o meno questa scelta, ma resta il fatto che qui il loro amore risulta più autentico.
La Sirenetta del 2023 è dunque un buon film? Avrà sicuramente i suoi difetti, ma la conclusione è che può essere promosso. Gli animali sono abbastanza tremendi, ma dopo un po’ ti ci abitui, e Sebastian non puoi non reputarlo simpatico dopo i sorrisi strappati nelle scene più divertenti. La forbice tra gli errori più passabili e quelli meno ha un raggio poco largo, che dona una senzazione di accetabilità finale dell’opera. L’amore genuino – anche tra padre e figlia – che porta questo live-action scioglie il cuore, ed un’Ariel più forte e padrona del proprio destino, piace!