L’esorcista, recensione: da 50 anni possiede l’anima degli spettatori

Nel vasto panorama cinematografico, poche opere hanno avuto un impatto così duraturo quanto "L'Esorcista". Nonostante l'abbondanza di film sull'esorcismo, questa parola evoca un'unica immagine: il capolavoro di William Friedkin. Dopo cinquant'anni, la sua influenza persiste, sfidando la razionalità e dimostrando che la paura è fuori dal tempo.
L’esorcista, recensione da 50 anni possiede l'anima degli spettatori

Nel vasto oceano delle opere cinematografiche, emergono alcune pellicole il cui impatto sul pubblico è stato così travolgente che una singola parola è sufficiente a risvegliare vivide immagini del film nella mente. Nel nostro caso, quella parola è Possessione. Nonostante esistano numerose opere che esplorano questo tema, nella vostra coscienza persiste una sola parola che risuona in modo assordante: L’esorcista. Come è possibile che, dopo cinquant’anni e innumerevoli film horror, continuiamo a discutere del capolavoro di William Friedkin? Ci sono fenomeni che sfuggono alla razionalità, e la paura è uno di essi. L’esorcista persiste nell’offrire lezioni di cinema a tutte le produzioni contemporanee che tentano di emulare ciò che è intrinsecamente irripetibile.

La pellicola farà il suo ritorno in sala il 18 settembre, esattamente cinquant’anni dopo la sua prima proiezione nei cinema americani. In occasione di questo anniversario epocale, noi del Ciak Club ci siamo dedicati ad una revisione della pellicola, con l’intento di persuadere anche i più scettici a riscoprire questa straordinaria opera cinematografica.

La trama de L’esorcista

L’esorcista, capolavoro cinematografico diretto da William Friedkin, narra la storia di Regan MacNeil, una ragazzina di dodici anni, e della sua madre, Chris. La tranquilla vita della famiglia viene scossa da eventi inquietanti quando Regan inizia a comportarsi in modo strano, manifestando comportamenti violenti e disumani. Con l’aggravarsi della situazione, Chris si rivolge a medici e psichiatri, ma nessuna spiegazione razionale sembra adeguata.

La situazione prende una svolta sinistra quando un sacerdote, il padre Karras, viene coinvolto. L’uomo intraprende un percorso spirituale tormentato mentre cerca di aiutare Regan e scopre che è posseduta da una forza demoniaca. Viene così chiamato un sacerdote veterano, padre Merrin, per eseguire un esorcismo. Il film raggiunge l’apice del terrore mentre i sacerdoti affrontano il demone in una lotta epica tra il bene e il male all’interno dell’anima di Regan.

Presto arriverà il sequel diretto del film del ’73, trovate qui un nostro articolo.

L’esorcista: il segreto è nascosto nella fede

La bambina protagonista del film
La bambina protagonista del film

È innegabile che, negli ultimi anni, il genere dell’horror abbia subito una notevole trasformazione, diventando, per citare Martin Scorsese, un parco divertimenti. Gran parte delle produzioni attuali sembrano limitarsi a sfruttare il genere, riempiendo la pellicola di jumpscare fini a se stessi e trame scritte con indifferenza. Sembra che si sia smarrito il vero scopo dell’horror: la capacità di entrare in contatto diretto con l’anima dello spettatore in modo così intimo che solo il terrore può generare.

In questo contesto, L’esorcista si erge come un’opera straordinariamente spaventosa che raggiunge tale obiettivo con una maestria sorprendente. Sin dalla sua scena d’apertura ambientata in Iraq, il film crea un’atmosfera soprannaturale che permea l’intera narrazione. Questa sequenza iniziale funge da premonizione di ciò che sta per accadere, come un terribile ma inarrestabile segno del destino. Ciò che L’esorcista richiede dall’inizio allo spettatore è avere fede nel mistero della fede stessa. In modo subdolo, l’opera invita il pubblico a credere in ciò che sta vedendo, incarnando una metafora cinematografica perfetta. 

Il film riesce nell’intento di far diventare credente chiunque si trovi di fronte all’opera, ma non tanto alla religione, quanto piuttosto all’idea che il destino e il male può essere sconfitto solo accettando il male. A differenza delle altre opere a tema possessioni, non è l’amore in sé a vincere sul demonio,  ma il peccato e l’estremo sacrificio.

Un film che non invecchia neanche negli effetti

La possessione ne L'esorcista
La possessione ne L’esorcista

Indubbiamente, uno dei punti di forza di questo film risiede nella sua impeccabile messa in scena. Dall’indimenticabile quanto spaventosa colonna sonora firmata da Mike Oldfield, fino all’impiego straordinario degli effetti speciali per rappresentare in modo fedele il fenomeno della possessione. Tuttavia, ciò che eleva ulteriormente il film al di sopra degli altri è la sua capacità di mantenere sempre salde radici nella realtà, senza ricorrere all’eccesso solo per il puro scopo di stupire.

Ecco perché le immagini colpiscono con una crudezza straordinaria, conducendo lo spettatore in un’esperienza talmente intensa da far dimenticare la natura cinematografica dell’opera stessa. Le scene violente e profanatorie, invece di risultare estranee, si fondono armoniosamente nell’ambiente filmico, conferendo una straordinaria dose di realismo anche agli elementi sovrannaturali.

L’esorcista, un finale ambiguo

Padre Karras  nel film
Padre Karras nel film

L’esorcismo vero e proprio è affidato a due sacerdoti di profonde diversità. Il padre Karras, un uomo votato alla psicologia, che appare sempre più distante dalla sfera della fede. Dall’altro lato c’è il padre Lankester Merrin, un individuo pronto a fronteggiare la minaccia demoniaca, ma forse troppo consapevole per sconfiggere il male. Karras è tormentato dall’idea che la morte di sua madre sia una colpa personale, demone che lo allontana progressivamente dalla fede.

L’immagine onirica della donna che discende nella metropolitana, metafora dell’Inferno, incide profondamente nella mente del sacerdote come una ferita, costantemente tenuta viva dal Diavolo stesso, il quale sostiene di avere con se la madre dell’uomo.

Molte persone trovano ambiguo il finale, sospettando che il demonio abbia trionfato, portando con sé nella morte i due uomini di fede. Tuttavia, riteniamo che il sacrificio di Karras non rappresenti una sconfitta, ma una vittoria sul male. Il prete commette uno dei peccati più gravi nella dottrina cattolica, il suicidio. Tuttavia, in questo gesto, libera una giovane ragazza dall’oscurità che altrimenti non avrebbe mai potuto essere sconfitta.

Padre Karras: sconfiggere il male col peccato

Una delle scene cult del film
Una delle scene cult del film

Il Diavolo entra in possesso del corpo di Karras non perché questo lo richiede, ma per una decisione deliberata del demone. Infatti, come il film ci mostra, il demonio non obbedisce agli ordini, agisce solo in base ai suoi desideri. E’ in questo momento che Karras, in un ultimo momento di lucidità, riesce a sconfiggere il male, sebbene le sue azioni lo condurranno verso l’inferno, dove potrebbe finalmente riunirsi con sua madre.

L’estremo sacrificio di Karras rappresenta la chiusura di un ciclo, con il male sconfitto da un individuo la cui fede è vacillante. L’esorcista rimane ancora oggi un capolavoro perché ha il potere di spaventare realmente, dato che con semplicità riesce a risvegliare la paura per l’ignoto che risiede in ogni essere umano. 

Facebook
Twitter