Julia Roberts: cinque momenti per celebrare un’icona

28 Ottobre 2019, Julia Roberts compie 52 anni.

Ne sono passati ben trenta da quando Steel Magnolias uscì nelle sale cinematografiche, consacrando una ventiduenne Julia Roberts con un Golden Globe ed una nomination all’Oscar: non male per chi, abbandonati gli studi di giornalismo, si era trasferita a New York solo due anni prima per seguire le orme del fratello attore.

L’opinione di tutti sulla talentuosa attrice della Georgia è già sufficientemente polarizzata positivamente quindi, più che un vero e proprio articolo celebrativo, io ed un altro redattore di CiakClub, Tommaso, abbiamo deciso di citare cinque momenti che hanno mostrato un lato un po’ meno conosciuto di lei.

Ecco a voi i 5 Julia Roberts’ moment:

1) L’esordio: Fiori d’Acciaio

julia roberts

Nonostante da bambina suonasse il clarinetto in una band e sognasse di intraprendere la carriera da veterinaria, Julia Roberts decide, in un primo momento, di avviare gli studi di giornalismo e, successivamente, si trasferisce a New York. Inizia a muovere i suoi primi passi davanti alla cinepresa nel 1987 in Crime Story, una serie televisiva statunitense di genere poliziesco. Ma il vero debutto si avrà da lì a poco.

Julia Roberts è una giovane attrice di ventidue anni, che si sta addentrando nel favoloso mondo della settima arte. Dopo qualche lavoro, fra cui Mystic Pizza del 1988, pellicola con la quale, fra l’altro, debutta Matt Damon, seppur interpretando una piccola parte, la Roberts diventa Shelby in Fiori d’Acciaio. Il film, uscito nelle sale statunitensi il 15 Novembre 1989, diretto da Herber Ross, le consente di ricevere la sua prima candidatura all’Oscar come Miglior attrice non protagonista (vinto però da Brenda Fricker con Il mio piede sinistro) e di aggiudicarsi il Golden Globe sempre nella medesima categoria.

Fiori d’Acciaio, tratto dall’omonimo dramma teatrale firmato Robert Harning, ripercorre le vicende di sei donne, forti come l’acciaio, ma fragili come il fiore della magnolia; donne che si ritrovano nel salone di bellezza di Trivey Jones e vivono la vita con invidiabile leggerezza, affrontando i drammi che la vita pone dinanzi al loro.

Come anticipato, Fiori d’Acciaio le varrà la prima di quattro candidature agli Oscar: la seconda, come migliori attrice, arriverà nel 1991 con Pretty Woman, la terza, sempre nella medesima categoria e con la quale vincerà il Premio, nel 2001, per Erin Brockovich, infine la quarta, per la performance ne I segreti di Osage Country nel 2014, ma come miglior attrice non protagonista (stessa categoria di Fiori d’Acciaio).

2) Il destino (in tutti i sensi) di Pretty Woman

julia roberts

Julia Roberts conquista la vera notorietà con la pellicola Pretty Woman, film diretto da Garry Marshall che le spalanca le porte di Hollywood. La favola moderna di Cenerentola che ha fatto sognare generazioni e generazioni racconta con estrema gentilezza ed un inconfondibile romanticismo, la storia d’amore fra Vivian, una giovane prostituta ed Edward, un affarista miliardario, interpretato da Richard Gere.

Fu proprio Julia Roberts a convincere il collega Gere ad interpretare quel ruolo al suo fianco, grazie al quale si impossessò definitivamente dell’appellativo di sex symbol (già dovuto grazie ad American Gigolò ed Ufficiale e Gentiluomo).

Tuttavia non fu così semplice girare questa pellicola e la Roberts incontrò alcune difficoltà. Una fra tutte fu quella di girare la scena a letto con Edward: per la tensione le spuntò una vena in fronte e sia Marshall che Gere la dovettero tranquillizzare per diverso tempo prima di poter girare la sequenza.

La romantica commedia che tutti conosciamo, in verità, si sarebbe dovuta chiamare 3000, esattamente come la cifra pattuita fra i due per la richiesta di Edward ed il finale avrebbe dovuto assumere un tono decisamente differente. “Il finale doveva essere triste e vero” – dichiarò l’attrice durante un’intervista a Variety – “con me che tornavo alla mia vita di sempre, scaricata da un’auto di lusso in un vicolo sporco e buio e la pellicola doveva essere un film oscuro e grintoso”. Tuttavia, il cambio di rotta si ebbe proprio per la presenza di Gere nel cast, il quale, secondo la produzione, non avrebbe potuto recitare “il ruolo di un cinico ricco che inizia e finisce il film senza che l’amore tocchi il suo cuore”.

Accadde, infatti, che la produzione passò nelle mani della Disney, fu scelto Gary Marshall e la sceneggiatura subì una radicale sterzata.

Pretty Woman è la consacrazione di Julia Roberts e del suo sorriso, divenuto il punto massimo dell’icona anni ‘90. La sinergia degli elementi di quel romanticismo d’altri tempi fece guadagnare al lungometraggio oltre 463 milioni di dollari in tutto il mondo ed in Italia, la pellicola è stata trasmessa ben 27 volte sempre sulla Rai.

Nel 1999 Richard Gere, Julia Roberts e Garry Marshall si riuniscono nuovamente, dando vita alla pellicola cult Se scappi, ti sposo, film che in Italia è stato campione di incassi nella stagione 1999-00 battendo anche il capolavoro di American Beauty.

3) Il diavolo sta nei dettagli: Erin Brockovich

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Anni fa ebbi la fortuna di partecipare ad un incontro con un regista teatrale riguardante la recitazione. Ricordo molto bene un discorso legato all’espressività: “[..] è facile essere espressivi quando si parla, lo è molto meno quando si ascolta, perché le emozioni in gioco arrivano come risposta alle parole di qualcun altro.”

Erin Brockovich: Forte come la verità, film del 2000, si apre con un colloquio di lavoro. Erin (Julia Roberts) verrà scartata, ma il rifiuto non avviene attraverso delle precise parole. La telecamera la inquadra in primo piano. Il sorriso sul suo volto diventa meno spontaneo e più nervosamente forzato. Il viso, prima felice, diviene gradualmente sempre più preoccupato fino a mostrare un’espressione di chiaro dissenso ed amarezza.

Quello che in una sceneggiatura poteva essere espresso in un’intera pagina è stato invece riassunto come meglio non si poteva in 4-5 secondi di primo piano, senza parole, senza rumori, senza musica, solo grazie al suo grande talento.

4) Deontologia professionale

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Julia Roberts, oltre ad un innegabile talento è anche un’attrice con una rigidissima etica professionale.

Prima del sopracitato Erin Brockovich ha conosciuto personalmente Erin e, scoprendo che non era mancina come lei, si è sforzata per mesi di utilizzare la mano destra nella quotidianità, proprio per risultare maggiormente credibile. Oltre a ciò ha imparato a cavalcare per la celebre scena presente in Se scappi, ti sposo e si è iscritta alle lezioni di storia dell’Arte all’Università di New York prima di girare Mona Lisa Smile.

5) Tutte le volte che ha detto: “No!”

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Julia Roberts ha rifiutato più volte alcuni ruoli. La prima fu nel 1993, quando declinò l’offerta di prendere parte al film Insonnia d’amore con Tom Hanks. A svolgere il ruolo di Annie Reed fu poi Meg Ryan. Successivamente, nel 1997, rifiutò di interpretare il personaggio di Poison Ivy in Batman & Robin diretto da Joel Schumacher; ruolo per cui venne scelta, in un secondo momento, Uma Thurman. Nel 1998 respinse un’altra parte: Viola in Shakesperare in love. In verità, quando le fu presentata la parte, si recò prima in Gran Bretagna per tentare di convincere Daniel Day Lewis ad affiancarla in questo lavoro, ma l’attore non accettò per girare Nel nome del padre. Infine, nel 2009, non prese parte a Ricatto d’amore per un cachet ritenuto dall’attrice troppo basso. Al suo posto fu scelta Sandra Bullock, la quale ricevette la candidatura al Golden Globe come Migliore attrice in un film commedia musicale per uno dei suoi più grandi successi al botteghino. D’altra parte Julia Roberts è una delle attrici più pagate: per Erin Brockovich raggiunse la cifra di 20 milioni di dollari.

Cinquantadue anni, una già brillante carriera alle spalle e un futuro sicuramente pieno di altri successi. Chissà cosa chiederà una volta spente le candeline. Se le mancassero idee noi un suggerimento potremmo anche darglielo: continua a sorridere Julia.

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