Un anno senza James Caan, il Santino che non fu mai Padrino

Ad un anno esatto dalla morte di James Caan, attore reso celebre nell’orizzonte hollywoodiano grazie all’interpretazione di Santino Corleone ne Il Padrino di Francis Ford Coppola, ripercorriamo l’evoluzione psicologica del suo personaggio principale a partire dal rapporto con il padre Don Vito e con il Fratello Michael.
Un anno senza James Caan, il Santino che non fu mai Padrino

Esattamente un anno fa, oggi, ci lasciava l’attore James Caan, interprete di personaggi cult come Santino “Sonny” Corleone ne Il Padrino (1972) e lo scrittore Paul Sheldon in coppia con la miglior villain della storia del cinema, Kathy Bates, in Misery non deve morire (1990). 

Quel che però ha realmente consacrato James Caan nella storia del cinema è stato il suo ruolo cardine nel film che ha riscritto le regole del gangster movie, talmente realistico da influenzare direttamente la mafia. Santino Corleone è un personaggio primario nella vicenda de Il Padrino, ed il suo successo è da individuare nella creazione del suo profilo psicologico.

Nel Nome del Padre

Don Vito Corleone (Marlon Brando), padre di Sonny (James Caan)
Don Vito Corleone (Marlon Brando), padre di Sonny (James Caan)

Il Padrino carica di aspettative fin dall’inizio lo spettatore. Sin dalla famosa scena d’esordio del matrimonio di Connie, Francis Ford Coppola ci induce a pensare che di lì a poco ci sarà un cambiamento, nonostante Don Vito Corleone (Marlon Brando) sia ancora nel pieno dell’esercizio delle sue funzioni. Il film è dinamico per questo. Lo spettatore percepisce che si è sempre in una fase di transizione del potere, specie adesso con Santino (James Caan) che scalpita. Non solo per fine naturale di un ciclo, ma anche, vuoi o non vuoi, perché figlio della caducità della posizione di rilievo di un boss mafioso, bramata da uomini senza scrupoli.

Si può dunque definire Il Padrino un film di continua attesa del futuro, che rimarca il ragionamento in termini di infinito tipico dei sistemi di mafia. Anche il solo titolo del bestseller di Mario Puzo non presagisce alcun racconto personalistico, bensì ne evidenza la sacralità del ruolo. Il titolo sembra dire: “L’unica cosa che rimarrà in eterno sono le nostre istituzioni.”

Il Santino di James Caan

Sonny Corleone nella scena del matrimonio di Connie
Sonny Corleone nella scena del matrimonio di Connie

La costruzione del personaggio di Sonny è certamente tra le più riuscite da parte di Coppola & Co. perché, al di là del grande successo di James Caan nel ruolo, è ambivalente, dunque interessante. Nonostante infatti non abbiamo alcun dubbio su chi debba ereditare la casata dei Corleonesi, in realtà sappiamo in cuor nostro che non sarebbe andata così. In società così piramidali come quelle mafiose il primogenito è il principe e futuro re, Sonny in questo è perfetto. 

Figlio prediletto (apparentemente, perché poi Don Vito ha sempre preferito Mike, il figlio che voleva fare un altra vita), primogenito italo-americano, prestante fisicamente, rispettato e con l’obiettivo di seguire le orme del padre. Questi sono bene o male gli elementi che inducono il pubblico a pensare che possa essere lui il nuovo Padrino. E invece no. Noi già sappiamo che Sonny (James Caan) non può e non deve governare. 

Sonny e Michael, due fratelli a confronto

Michael Corleone (Al Pacino) e Santino Corleone (James Caan)
Michael Corleone (Al Pacino) e Santino Corleone (James Caan)

Ci viene mostrato un primogenito atipico, piuttosto istintivo e reazionario. James Caan ci mostra un Sonny irascibile, poco lucido e molto donnaiolo. Don Vito è preoccupato del mancato equilibrio del suo erede. Anche fisicamente è un uomo corpulento, un Golia senza cervello. Le capigliature dicono molto in questo senso: Santino, un riccio abbondante, ribelle, impossibile da ordinare, mentre Michael (ma anche altri vertici di mafia freddi calcolatori, come Don Vito stesso) è lucido, preciso e impostato come il suo capello nero impomatato.

Il plot twist di Michael Corleone (Al Pacino) che decide di prendere in mano la pistola (in questo caso metafora della presa in carico della situazione, primo segno di comando di Mike) per vendicare il tentato omicidio del padre, arriva in concomitanza con il pericolo di fine dell’impero di Don Vito. Tutti loro sanno che Sonny non è adatto, specie il consigliere Tom Hagen, interpretato da Robert Duvall.

L’assassinio del capitano di polizia Mark McCluskey e di Virgil Sollozzo, aguzzini dell’attentato a Don Vito, è il momento in cui Mike si eleva agli occhi dei suoi fratelli e dei quadri della mafia e prende coscienza del suo ruolo. Lui sarà il nuovo Padrino

La genialità prima di Puzo e poi di Coppola è rendere un personaggio che avrebbe tutte le carte in regola per ereditare, un evidente non-erede. Sonny non possiede la qualità più importante. Quella ce l’ha Michael. Sonny è il miglior assist per l’ascesa di Michael

James Caan, un italiano non italiano

James Caan (50esimo anniversario de Il Padrino)
James Caan (50esimo anniversario de Il Padrino)

E’ interessante analizzare già il soprannome di Santino Corleone (James Caan). Sonny è un modo gentile anglofono per dire “figliolo”. 

In tal senso, e alla luce del discorso di cui sopra, viene rimarcata quella “tenerezza” dettata dalla difficile condizione di Santino (James Caan). Egli ha perso il ruolo per cui era nato perché inadatto, soppiantato seppur consensualmente (comunque Sonny è un personaggio premuroso, attaccato alla famiglia) dal fratello minore, ed infine morto crivellato di colpi nel momento (forse) di maggior consapevolezza del suo nuovo ruolo. 

Il pubblico, specie quello americano, empatizza totalmente con il personaggio di James Caan. L’eroe forte dal cuore tenero, che fa un passo di lato per il bene della famiglia, fa parte della retorica a stelle e strisce. E al di là della fine drammatica che fa, fa breccia nel cuore statunitense perché è realistico nel loro sistema valoriale e culturale. 

James Caan, l’americano

Sonny Corleone Don Vito Corleone Michael Corleone Fredo Corleone
Sonny Corleone, Don Vito Corleone, Michael Corleone, Fredo Corleone

E’ importante infatti ricordare che James Caan è un attore americanissimo. E’ un ebreo dichiaratamente repubblicano, tanto da sostenere la campagna presidenziale del 2016  di Trump. Era uno di quelli che al college era una promessa del football. La confusione statunitense dettata dalla loro predisposizione allo show a tutti i costi, molto spesso senza badare alla verità delle cose, gli ha fatto vincere l’italiano dell’anno… senza neanche averne le origini

Nella turbolenta scelta del cast de Il Padrino, James Caan era stato scritturato da Coppola nel ruolo di Michael e Carmine Caridi doveva fare Sonny. Poi lo storico produttore Robert Evans cambiò le carte in tavola perché riuscì ad ottenere la partecipazione di Al Pacino come Michael, soltanto se Caan avesse interpretato Sonny. Coppola voleva un italiano o quantomeno un italo-americano per Sonny, non di certo un ebreo americano. Ma per avere Pacino si lasciò convincere. Era “un’offerta che non poteva rifiutare”.

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