Inu-Oh, recensione: un ibrido tra folklore tradizionale e Rock & Roll

Considerato uno delle menti creative più innovative e sfrenate dell'animazione giapponese Masaaki Yuasa, regista del successo Devilman Crybaby, torna nelle nostre sale con l'ultima opera semi-storica: Inu-Oh. Una storia di redenzione attraverso l'amicizia e l'accettazione di sé e dell'altro. Un vero e proprio omaggio glam rock alle antiche leggende nipponiche.
Tomona e Inu-Oh protagonisti del film anime Inu-Oh

Seppur con fatica, soprattutto nelle sale Italiane, il genere anime sta finalmente prendendo sempre più lo spazio che si merita. Il cinema giapponese  ha una storia lunghissima che ha influenzato la scena occidentale grazie ai suoi autori. Uno dei volti più originali e visionari del nostro secolo è sicuramente quello di Masaaki Yuasa che conferma questa nomea con il suo ultimo dramma musicale semi-storico: Inu-Oh

In un folle e sregolato viaggio sia di racconto che di immagini, la storia è espressionistica, un omaggio al passato dal sapore attuale e innovativo.

Un’amicizia che guarisce: la trama

Le vicende si sviluppano in modo inticato e graduale in un contesto storico preciso e ben delineato come quello della battaglia navale di Dan-no-ura, guerra tra il clan Genji ed il clan Heike, durante il quale uno dei Tre Tesori Sacri del Giappone annega e si deposita sui fondali marini.

300 anni dopo, durante il periodo Muromachi, il giovane Tomona e suo padre vengono incaricati di recuperare il tesoro del naufragio ma non consapevole del potere della spada Kusanagi, detta tagliaerba, il padre di Tomona la sguaina e libera una potentissima lama di energia che lo uccide e acceca il figlio. Inizia così il viaggio del ragazzo verso Kyoto, che in cerca di risposte lungo il tragitto incontra un gruppo di antichi suonatori cechi di biwa, un particolare liuto giapponese. Il suo talento lo avvicina all’anziano maestro Taniichii e ne diventa il discepolo.

Il lungometraggio giapponese ha come cuore pulsante la forza dell’amicizia con Inu-Oh, uno spigliato ragazzino appartenente ad una famiglia stimata di danzatori Noh, la cui peculiare condizione fisica lo ha costretto ai margini della società, nonostante sia dotato di un affascinante e meraviglioso talento per la danza. Il legame tra i due ragazzi prodigio sboccia con naturalezza e permetterà loro di abbassare le reciproche difese e di raccontarsi.

Inu-Oh, re dei cani

Inu-Oh protagonista dell'anime di Masaaki Yuasa

Afflitto da una maledizione antica, Inu-Oh è deforme, così inguardabile da non essere degno di essere trattato come un essere umano ma come un animale, un cane da cui deriva il suo stesso nome. Inu-Oh, il nome scelto da lui stesso, infatti, significa Re dei cani.

È un agglomerato di stranezze: ha tre arti corti, un braccio destro allungatissimo ed elastico, la pelle se nuda è ricoperta da scaglie e il viso sfigurato è sempre misteriosamente coperto da una maschera progettata per nascondere proprio come il resto dei suoi abiti. 

Le movenze ed il talento di Inu-Oh sono direttamente ispirate alla figura della tradizione teatrale nipponica chiamata Sarugaku realmente esistita nel periodo Muromachi. Un insieme di acrobazie, pantomime e danze accompagnate dal rumore dei tamburi, qualcosa di molto vicino al circo per come lo conosciamo oggi. Le sue insicurezze per opposizione sono celate dietro ad un atteggiamento spavaldo di sfida continua e di autoironia.

Storia di un paese ferito

Scena della battaglia di Dan-no-ura nel film anime Inu-Oh

Il quadro storico all’interno del quale si snocciola la storia dei due protagonisti è chiarissimo: sia il romanzo che il film sono ispirati ai reali avvenimenti storici della sanguinosa battaglia di Dan-no-ura, la battaglia navale decisiva della guerra Genpei del 1180 che vide la sconfitta del clan Taira (Heike) per opera del clan dei Minamoto. Questa guerra fu così importante che 300 anni dopo rimane il soggetto favorito delle leggende cantate dai suonatori di biwa, figure centrali del film. 

Il perno attorno cui ruotano intorno le vicende è l’importanza di mantenere vivo il passato attraverso la sua narrazione. Per non dimenticare, per salvare proprio come il teatro, una forma d’arte che spesso si è incontrata con il cinema (qui vi consigliamo 15 film “teatrali” da recuperare assolutamente), diventando come nel caso di Inu-Oh un vero e proprio protagonista. Viene disegnato non come mero virtuosismo estetico ma come rituale che permette agli spettri di placare l’irrequietezza dei combattenti della guerra e di raggiungere la pace. Inu-Oh e Tomona sono narratori e  messaggeri. 

L’ambientazione è quella del “tanto tanto tanto tanto tanto tempo fa” nel Giappone medievale. Ma l’interazione tra i personaggi è moderna a partire dalle loro performance metal. Nonostante le immagini siano vertiginosamente abbaglianti e psichedeliche, la profondità tipica degli anime rimane.

Il cinema del regista giapponese è caratteristico e super riconoscibile. I movimenti dei suoi personaggi sono molto spesso  esagerati, svolazzanti e bizzarri. Non c’è vincolo ad una sola tecnica d’animazione, ma proprio come la storia in sé le immagini vibrano. L’animazione è sorprendentemente dettagliata e compensa una narrazione di per sé difficile da seguire.

Il legame con la cultura giapponese antica è delizioso e arricchisce: i colori e le texture degli ambienti sono tutti simbolici e volti a deliniare la contrapposizione di più elementi: la tristezza con il fuoco intenso delle emozioni, il terreno ed il mondo spirituale, la magia dei racconti e la verità della storia.

Inu-Oh e Tomona: essere unici è un punto di forza

Tomona e Inu-Oh protagonisti in una scena finale del film anime

Nel caos della stravaganza quasi carnevalesca dei personaggi si sviscerano uno spettro di temi ampio, netto e sfaccettato: l’arte come espressione della verità, il legame d’amicizia, la famiglia come croce e delizia e la guarigione sociale dopo l’emarginazione. 

I protagonisti sono fortemente ostracizzati dalla società a causa delle loro differenze fisiche: Inu-Oh e Tomona sono entrambi disabili, ma soprattutto fluidi nella loro identificazione di genere. Questo rende la storia un punto di incontro tra la queerness e la rappresentazione dei cosiddetti corpi non normativi volta a celebrarne l’autenticità e l’unicità come forza e non come motivo di esclusione.

I costumi degni di scandalo, senza confini di genere o di sesso vanno a braccetto con la musica rock tonica e cruda dalle sfumature glam.

Della colonna sonora si è occupato Yoshihide Otomo, compositore noto per le sue combinazioni tra musica tradizionale giapponese e rock contemporaneo. Il suo lavoro in Inu-Oh è un omaggio all’arte del liuto giapponese ma anche agli animatori occidentali come Jimi Hendrix e i Queen

La parte musicale è veramente prepotente e preponderante: ci sono molte sequenze di performance musicali lunghe ed ininterrotte che, nonostante possano risultare infinite o impossibili da esaurirsi, è chiaro che rappresentano un mezzo utile all’esposizione della trama; la musica che sia quella antica e tradizionale o quella dei giorni nostri rimane un codice e soprattutto un poro per esprimere se stessi come tutte le altre arti.

Il regista giapponese di opere come The Tatami Galaxy, Ping Pong e Devilman Crybaby, che come altri film d’animazione giapponesi (si pensa sempre allo Studio Ghibli, ma noi qui vi consigliamo 10 altri capolavori anime da vedere assolutamente) hanno saputo commuovere generazioni e generazioni di spettatori, ha costruito un piccolo gioiello dell’animazione. Si aprono nuovi universi in cui esplorare l’amore e la morte, la sofferenza come coscienza espansa e la redenzione.

Inu-Oh è disponibile nelle sale dal 12 ottobre 2023. Sotto strati di stravaganza si nasconde una domanda: allinearsi al destino e alle volontà alrui per conquistare la gloria o sacrificarsi per vivere le proprie convinzioni?

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