Stasera sul canale Rai Movie alle 23:05 arriva uno dei registi più chiacchierati degli ultimi anni, Yorgos Lanthimos. Membro della scuola cinematografica greca, il regista porta in scena racconti perturbanti con chiavi di lettura che richiedono spesso analisi approfondite. Il sacrificio del cervo sacro è una fiaba nera che porta in scena gli umani tipici delle storie di Lanthimos. I protagonisti sono vuoti, spenti e difficili da leggere. I sentimenti dei personaggi vengono anestetizzati fino al crollo totale.
Il film racconta di Steven, stimato cardiochirurgo che arriva a perdere un paziente a causa della sua negligenza. Per cercare di rimediare decide di occuparsi, in maniera sempre un pò distaccata, del figlio del suo paziente, Martin. Quando però quest’ultimo rivela di conoscere tutta la verità, farà piombare una maledizione su Steven e la sua famiglia. Ognuno di loro attraverserà quattro fasi che porteranno dritte alla morte, a meno che Steven non scelga un membro della famiglia da sacrificare per salvare gli altri.
Le pellicole di Lanthimos sono cariche di significato e ricche di simbologie. Ne Il sacrificio del cervo sacro, di cui vi lasciamo qui la nostra recensione, è facile il collegamento con il sacrificio di Ifigenia, citata proprio nel film. Solo che qui a dover compiere il sacrificio è Steven, e nessuno agirà per fermarlo. Il medico si trova catapultato in un incubo dal quale non riesce ad uscire. Martin assume quasi un ruolo soprannaturale, portando il composto e pacato medico sull’orlo della follia. ATTENZIONE, seguono SPOILER.
Steven è un inetto incapace di occuparsi della famiglia. Non essendo in grado di prendersi le proprie responsabilità dovrà espiare i suoi peccati con un sacrificio. Ma anche in questo caso rifiuta di esporsi, lasciando decidere al fato chi sarebbe morto. La differenza sostanziale tra il film e il mito sta proprio nel finale. Il sacrificio di Ifigenia viene interrotto, quello attuato da Steven invece dovrà compiersi, solo così l’uomo potrà sperare nella redenzione.
Il film è sicuramente uno dei più riusciti del regista e merita una visione, ma rimane secondo a Poor Things, come vi raccontiamo nella nostra recensione.