Il mio vicino Totoro, recensione: il paradiso dei ricordi di Miyazaki

Il mio vicino Totoro torna al cinema dal 10 al 16 agosto grazie a Lucky Red. Il film più iconico di Hayao Miyazaki, che parla del suo passato in un modo magico, mai banale e con dei momenti fantastici. In un mondo come il nostro, solo essere bambini può salvarci.
Il mio vicino Totoro, recensione: il paradiso dei ricordi di Miyazaki

“Un mondo di sogni animati” è la rassegna di Lucky Red che sta riportando al cinema alcuni dei film dello Studio Ghibli e, in particolare, di Hayao Miyazaki. Dal 10 al 16 agosto sarà il turno de Il mio vicino Totoro, quarto film di Miyazaki considerando anche Lupin III – Il castello di Cagliostro. Totoro è diventato con il tempo la mascotte dello studio e anche una delle più grandi icone giapponesi di sempre. È riconosciuto anche in occidente tanto da venire mostrato in Toy Story 3 e altri innumerevoli prodotti audiovisivi. Fa riflettere come, il film più breve di Miyazaki, sia diventato il più rappresentativo.

Il mio vicino Totoro: la trama

Le sorelline Satsuki e Mei si trasferiscono insieme al padre a Tokorozawa, un paese situato nella campagna intorno a Tokyo. Il trasferimento nasce dall’esigenza di stare più vicini alla madre, ricoverata in un ospedale per una tubercolosi (anche se non viene mai specificata la malattia). Immerse nella campagna le bambine entrano in contatto con la natura e con delle creature fantastiche, tra cui Totoro, chiamato così perché Mei storpia la nomenclatura letta su un libro di mostri: totoru, ovvero troll. Vivranno così momenti irreali nella dolorosa attesa che la madre guarisca.

Alice Calzelunghe nel paese di Oz

Inseguendo il bianconiglio
Inseguendo il bianconiglio

Il mio vicino Totoro è ricco di citazioni, da Alice nel Paese delle meraviglie a Il mago di Oz. Ed è chiaro che Miyazaki volesse raccontare la sua favola, mescolando elementi autobiografici ad alcuni fantastici, finendo così per presentarci un bosco pieno di creature spaventose, ma che in realtà sono dolcissime. Alcuni momenti del film sono magici, come quando Mei cade in una buca e si ritrova sul pancione di Totoro.

O forse quella che è una delle scene più famose della storia del cinema, con Mei e Satsuki senza l’ombrello alla fermata del bus sotto la pioggia, aspettando che il padre torni da lavoro. Allora si avvicina Totoro per coprirle e dal buio spuntano gli occhi salvifici del Gattobus. Anche i fantasmi della fuliggine sono poi diventati iconici all’interno dello Studio Ghibli, venendo riproposti nel suo film più famoso: La città incantata.

Fa quasi ridere pensare che questo film sia uscito insieme a Una tomba per le lucciole di Isao Takahata. Due film dello stesso studio che hanno per protagonisti due bambini, ma che sono così distanti l’uno dall’altro nei toni e nelle tematiche, non di certo nella qualità.

La storia dietro al film

Una scena del film Il mio vicino Totoro
Una scena del film Il mio vicino Totoro

Probabilmente non si tratta del miglior film dell’autore, per quanto incantevoli siano la storia e la messa in scena, nemmeno considerando quelli usciti prima come Nausicaä della Valle del vento e Laputa – Castello nel cielo (anche lui al cinema per la rassegna e recensito qui). Ma racconta di un periodo della sua vita che era necessario esprimere.

Quando Miyazaki aveva 6 anni sua madre è stata ricoverata per una tubercolosi molto grave. Passò gran parte del tempo in ospedale finché, dopo nove anni, sua madre venne dimessa. Miyazaki ha raccontato nel tempo di alcuni momenti dolorosissimi, come la prima volta che gli proibirono di abbracciarla. E Totoro rappresenta una via di fuga. Un compagno che ti permette di non pensare solo al dolore della vita, che ti insegna a sognare anche quando sembra impossibile.

Il paradiso risiede nei ricordi della nostra infanzia” disse una volta Miyazaki, ed è per questo che i suoi protagonisti sono quasi sempre bambini. Loro possono vedere cose che gli adulti non vedono, sentire suoni che gli adulti non sentono e credere in storie in cui gli adulti non credono più. Sono protetti dalla loro incoscienza, immersi in un mondo di sogni. Andate al cinema a vedere o rivedere Il mio vicino Totoro e ne uscirete felici.

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