Il prossimo 19 febbraio si festeggeranno i 70 anni dalla nascita di Massimo Troisi e nel 2024 i trenta dalla sua prematura scomparsa. Un biennio in cui in tutta Italia si rimanderà più volte il pensiero a quel volto, quel corpo, quell’anima straordinaria in grado di unire più volte tutti gli abitanti di questo strano paese a forma di stivale. Un percorso che inizia però già ora con Il mio amico Massimo, documentario di Alessandro Bencivenga che uscirà nelle sale italiane dal 15 al 21 dicembre.
Il mio amico Massimo, una storia di amici
Alessandro Bencivenga non ha mai conosciuto personalmente Massimo Troisi e con questo lavoro il regista campano ha cercato di sopperire a una sua personale mancanza. E Il mio amico Massimo è proprio questo: un film di un fan che non si è rassegnato a non poter conoscere il suo punto di riferimento. Ha iniziato a scavare, a cercare di avvicinarsi a quella luce che per lui ha rappresentato così tanto. La via scelta per raggiungere questo obiettivo non è un semplice documentario che ripercorre la carriera dell’autore e attore napoletano. Anzi, il lato puramente lavorativo di Troisi non è al centro del racconto. È il lato umano quello che interessa a Benvicenga, quella parte che non è recuperabile attraverso il cinema, le poesie, il teatro e la televisione. Il Troisi uomo e ancor più il Troisi amico. Per far questo la strada da percorrere era una sola: appoggiarsi a chi, Massimo, lo conosceva davvero e gli voleva bene. Diventare amico di Troisi attraverso i racconti degli amici di Troisi, questo è il progetto e il lavoro di Bencivenga. A schermo potremo quindi ascoltare le parole e osservare i volti di Massimo Bonetti, Clarissa Burt, Roberto Benigni, Carlo Verdone, Maria Grazia Cucinotta, Renzo Arbore, Nino Frassica, Pippo Baudo. Non poteva poi mancare l’amico di una vita Lello Arena a cucire e tenere insieme tutto il racconto. Importante è poi anche la presenza di Gerardo Ferrara, l’uomo che divenne la controfigura (o il sosia) di Massimo sul set de Il Postino. Proprio in questo insieme di voci, di parole e soprattutto di sentimenti traspare l’amore e la passione per un Troisi inedito, vicino a chi lo racconta e quindi più vicino anche agli spettatori.
L’importanza di ricordare Troisi
Massimo Troisi è uno di quei personaggi che tutti siamo in gradi di riconoscere. Un viso che riusciamo ad associare a un nome e a un percorso immediatamente, in meno di un istante. Eppure, allo stesso tempo, abbiamo un disperato bisogno di riscoprirlo. Di analizzare e studiare il suo percorso relativamente breve ma dall’impatto deflagrante. Perché di Troisi magari sappiamo tutto ma non abbiamo poi imparato molto. Di capire e farsi capire nonostante un parlato tenue e a tratti contorto. Di fare ironia in modo sottile e ficcante senza mai scadere nell’offensivo. Di quella capacità di comunicare col corpo e con i silenzi un’empatia estrema. Andare oltre alla maschera, oltre alla carriera di un uomo che ha cambiato in maniera radicale tutto ciò che ha toccato. Essere capaci non solo di osservare o ammirare ma anche di imparare. A questo possono servire film come Il mio amico Massimo.