Senza troppe introduzioni, per evitare di togliere spazio alla presentazione dei film, in occasione della notte di Halloween, abbiamo deciso di proporvi una lista dei migliori horror, dal 2009 ad oggi, uno per ogni anno (tralasciando, per forza di cose, qualche altro titolo sicuramente degno di nota). Buona notte delle streghe e che l’horror sia con voi!
2009: Antichrist di Lars von Trier
“Lascia ch’io pianga, mia cruda sorte e che sospiri la mia libertà”.
Una sequenza in bianco e nero, in slow-motion: Lui (Willem Dafoe) e Lei (Charlotte Gainsbourg), marito e moglie, consumano un rapporto e mentre sono immersi nelle viscere del piacere, il loro figlioletto, guardando lo spettatore, si lancia di sotto dal balcone, colorando di rosso sangue la neve bianca. Una scena dannatamente tragica, ma in cui non vi è spazio per soffrire. Lars von Trier apre così Antichrist, uno dei suoi lavori più simbolici, primo film della cosiddetta “Trilogia della depressione”, nata in seguito ad un periodo di depressione e terapia del Maestro. Il film, che riprende l’idea generale de L’Anticristo di Nietzsche, è diviso in un prologo, quattro capitoli ed un epilogo, e si configura come la reazione al dolore, al male più assoluto: Lei sprofonda in una depressione senza fine, incolpandosi di quella morte, Lui, razionale, si rialza immediatamente e tenta di aiutarla con un percorso di analisi, portandola nell’Eden, la loro casa in campagna. Due personaggi, una nuova chiave di lettura della propria identità, il senso di colpa, l’ansia, il panico, il dolore: elementi che entrano in sinergia in una delle migliori opere di Lars von Trier, un horror gotico che è la prima tappa dell’analisi del regista stesso.
2010: Insidious di James Wan
Diretto da James Wan, asceso alla notorietà grazie a Saw, Insidious è il primo film della saga horror. Il regista recupera alcuni topoi del genere e li rimanda al pubblico sotto un’altra prospettiva che funziona, in cui vige una sola regola, la quale funge da assoluta protagonista: la suspense. La tensione, data dal connubio del sonoro con le inquadrature ad hoc, i corridoi, i colori, i rumori acuti e infidi, dominano l’intera pellicola, rendendo questo, uno degli horror più amati degli ultimi dieci anni. Dalton, il primogenito della coppia Lambert, un giorno casca dalle scale. Mentre inizialmente sembra non essersi fatto niente, il giorno dopo, il padre, lo trova caduto in un sonno profondo, che neanche i medici riescono a motivare. Da quel momento inizierà un vero e proprio incubo insidioso fatto di allarmi e strane presenze improvvise che si materializzano nella casa. La famiglia decide di cambiare abitazione, ma una medium spiegherà loro che è tutto inutile: la fonte di questa dimensione che si sta palesando è proprio il ragazzino. Dopo la critica per lo splatter di Wan e il proliferare di film dedicati al paranormale, Insidious è un horror che recupera i canoni e i grandi classici (dall’Esorcista, alle atmosfere di Lynch), distaccandosi dai litri di sangue e facendo prevalere l’angoscia e l’inquietudine.
2011: Masks di Andreas Marschall
Il 2011 è stato un anno un po’ misero in fatto di genere horror. Uno dei pochi che non annega nel fango è Masks, pellicola di Andreas Marschall, il quale conferma sia la sua capacità narrativa e creativa, che la propria devozione nei confronti del cinema nostrano. Con questo horror, prima di tutto, eleva la sua fonte d’ispirazione, Dario Argento, rivisitando Suspiria. La trama ruota attorno a Stella, un’aspirante attrice di Berlino che dopo essere stata respinta da più accademie d’arte drammatica, viene accolta dalla scuola Matteusz Gdula, nata negli anni ‘70 da un’insegnante dai metodi, per così dire, poco consoni. L’ambiente nel quale viene catapultata la giovane è piuttosto ostile e l’unica con la quale riesce a fare amicizia è Cecile, una studentessa che non abbandona mai l’edificio scolastico.
2012: Sinister di Scott Derrickson
Ellison Oswalt (Ethan Hawke) è uno scrittore noir, il quale, dopo la sua opera Kentucky Blood, ispirato ad un fatto realmente accaduto, cade nell’anonimato. Per risollevare la sua carriera decide di trasferirsi con la moglie Tracy ed i figli, Trevor e Ashley, in una dimora in cui tempo addietro si era consumato l’efferato omicidio della famiglia Stevenson. Dopo poco, Ellison si renderà conto che la questione è ben più sinistra di quanto potesse immaginare e proseguendo con le ricerche si imbatterà in una entità pagana di nome Bughuul, il mangiatore di bambini. Sinister segna il ritorno di Scott Derrickson nel 2012, che dopo il poco apprezzato Ultimatum alla Terra, recupera, in parte, un’abilità già mostrata ne L’esorcismo di Emely Rose. Sinister, anche tramite snuff movies e una fotografia cupa, rende omaggio all’Uomo nero dando vita ad una pellicola conturbante.
2013: L’evocazione – The Conjuring di James Wan
Altro film di James Wan, il quale torna in scena con un horror soprannaturale. Una famiglia che si trasferisce nella casa dei sogni, sedie a dondolo, una casetta immersa nel verde, il tradizionale laghetto ed il consueto scantinato: tutti elementi classici, poltergeist, a tratti anche vintage, del genere horror. Wan riprende tutto questo e lo mescola ad una vicenda realmente accaduta a Ed e Lorraine Warren, due ricercatori del paranormale e demonologi. Con L’evocazione – The Conjuring si fa un passo indietro e si torna nel 1971 (epoca in cui l’horror aveva dei connotati decisamente differenti rispetto a quelli di oggi) e racconta la storia di due famiglie, coinvolgendo lo spettatore in un climax di tensione, come aveva già sperimentato in Insidious.
2014: Babadook di Jennifer Kent
Qui abbiamo a che fare con un horror psicologico scritto e diretto da Jennifer Kent. Amelia è una madre vedova, che non ha elaborato la perdita del marito, combatte con i problemi della quotidianità e si occupa da sola del figlio, Samuel, il quale è convinto che alcuni mostri minaccino lui e la donna. Una sera, Amelia trova in casa un vecchio libro per bambini, Mister Babadook e lo legge a Samuel: il bambino si convincerà che il mostro descritto nella storia sia proprio la creatura che li perseguita. Babadook è privo di qualsiasi stereotipo visivo e sonoro, si serve principalmente di elementi quali l’irrequietezza, l’inquietudine e l’ansia, creandosi un passaggio che mira alla personale sezione oscura della nostra essenza. Ma per combattere il male e tenere a bada i nostri mostri, dovremo prima comprendere le motivazioni sottese.
2015: The Witch di Robert Eggers
Di gran lunga uno dei migliori di questa lista, firmato Robert Eggers. Siamo negli Stati Uniti del diciassettesimo secolo, quando una famiglia timorata di Dio viene isolata dalla propria comunità a causa proprio delle loro idee puritane. Katherine e William assieme ai loro figli, si trasferiscono in una casetta ai confini del bosco, ma Samuel, ultimo della prole, affidato alla custodia di Thomasin, viene rapito. Il risultato di The Witch è quello di un film che scommette tutto sull’atmosfera, mantenendo le basi sull’esoterismo e sulla storia corrispondente. Si tocca con mano, infatti, lo studio puntuale del regista e collaboratori circa la vita delle prime colonie americane del Seicento e tutto ciò che è legato alle streghe, attraverso il recupero di documenti originali dell’epoca.
2016: The Autopsy of Jane Doe di André Ovredal
“Horror viscerale che si avvicina ad Alien e al primo Cronenberg. Da vedere, non da soli”. Così ha definito Stephen King la pellicola di André Ovredal, regista di quel grazioso Troll Hunter del 2010. Un cadavere di una ragazza non identificata viene ritrovato e consegnato dallo sceriffo ad Austin e Tommy Tilden, due coroner che portano avanti la tradizione di famiglia. La ragazza ha i polsi e le caviglie fratturate, una mosca entra ed esce dal suo naso, gli occhi sono grigi e la lingua tagliata. Nel mentre, fuori, come in ogni horror che si rispetti, sta per arrivare la tempesta dell’anno. The Autopsy of Jane Doe è un film claustrofobico: è un utero viscido composto da suoni, premonizioni e sospetti al cospetto di presenze ed assenze.
2017: IT: Capitolo Uno di Andrés Muschietti
Andrés Muschietti offre un nuovo adattamento dell’omonimo romanzo di Stephen King e della miniserie del 1990, dividendolo in due capitoli usciti a due anni di distanza l’uno dall’altro. Siamo nel 1988, nella città di Derry, nel Maine e in un giorno di pioggia di Ottobre, Bill, regala al fratellino Georgie una barchetta di carta. Il bambino decide di andare a giocare con la sua nuova barchetta per le strade della città, ma ad un tratto, questa, cade all’interno di uno scarico fognario. Il giovane tenta di recuperarla, ma un pagliaccio di nome Pennywise che si intravede dalla fessura, lo invita ad avvicinarsi per riappropriarsi del gioco. In verità, la creatura gli lacererà un braccio con un morso e lo trascinerà con sé nelle fogne. Da questo prologo avrà inizio l’incubo di sette ragazzini che trascorreranno la loro esistenza cercando di sconfiggere It, un’entità che si trasforma nelle loro paure per ucciderli e che ritorna sulla terra ogni 27 anni. Sebbene l’horror di Muschietti non sia riuscito del tutto (qui e qui vi spieghiamo le nostre motivazioni), It rimane un grande classico da gustare nella notte di Halloween.
2018: Hereditary – Le radici del male di Ari Aster
Film d’esordio del regista statunitense Ari Aster, Hereditary – Le radici del male si incentra sui misteri e segreti familiari lasciati in eredità dall’anziana Ellen Graham, alla figlia Annie. La pellicola ha la capacità di procurare fastidio allo spettatore, in modo sagace, per le due ore di proiezione: un incipit dedicato a descrivere minuziosamente i dettagli della famiglia e di uno scenario contornato da depressione psicotica e schizofrenia, mentre il male striscia e penetra, manifestandosi, successivamente, a tutto tondo. L’horror di Aster, così, si destreggia fra spiritualismo e malattia mentale, cinismo e autolesionismo, fiamme ed urla.
2019: Us di Jordan Peele
A due anni di distanza da Scappa – Get Out, Jordan Peele torna con un horror suggestivo, Us, che parla ancora una volta di un’epoca, questa epoca. Il film si apre con la storia di una bambina, Adelaide, che si allontana dai genitori e si ritrova in una casa degli orrori contornata da specchi, rimanendo traumatizzata per gli eventi che le sono accaduti. Vent’anni dopo Adelaide è una donna sposata con due figli e decide di trascorrere le vacanze nella sua abitazione vicina alla spiaggia dove avvenne il tutto. Ma lì rivivrà nuovamente i suoi incubi fino a quel momento custoditi gelosamente, e durante la notte, quattro individui, vestiti di rosso ed identici a loro, busseranno alla sua porta. Un horror con una forte valenza simbolica, una nuova allegoria, anche se più nascosta rispetto a Scappa, che racconta, prima di tutto, un Paese (Us significa Noi, ma anche United States).