Hacksaw Ridge e gli altri: 10 film sulla disobbedienza bellica

Il germoglio della disobbedienza intesa come il perseguimento degli ideali di giustizia e libertà cresce spesso sul suolo di guerra, tra storie che però ci donano esempi come quello di Desmond Doss uno dei primi a preferire l'azione pacifica all'azione bellica.Il cinema ne ha parlato: scopriamolo attraverso 10 film da noi selezionati.
Hacksaw Ridge e gli altri: 10 film sulla disobbedienza bellica

Nell’ottica della disobbedienza, la presa di coscienza ci aiuta a cambiare direzione e a focalizzarci su cosa vogliamo e non su ciò che dobbiamo fare. Disobbedire accettando consapevolmente le conseguenze delle proprie azioni ci fa diventare protagonisti della storia. È accaduto a Desmond Doss, soggetto del lungometraggio di Mel Gibson Hacksaw Ridge. Il paramedico avventista senza aver mai impugnato un’arma, salvò 75 soldati feriti durante la sanguinosa battaglia sull’isola di Okinawa.

La disobbedienza non va intesa come una mancanza di disciplina, ma significa adottare un atteggiamento nuovo, motivato dall’obbedienza ai grandi ideali di giustizia, di libertà, di pace, dei diritti umani uguali per tutte le persone. Essa chiede resistenza e esprime l’opposizione ferma delle menti alternative e proiettate su un mondo meno ottuso e scorretto. Noi questa ricerca della libertà abbiamo cercato di associarla a 10 film che, in modi diversi, la raccontano.

1863: Balla coi lupi (Guerra di Secessione)

Scena da Balla coi lupi
Scena da Balla coi lupi

Tornando indietro nel tempo, collocandoci nel periodo della Guerra di secessione americana approdiamo sul ritratto dell’insubordinato bellico di Kevin Costner in Balla coi lupi, che oltre ad essere regista, veste i panni di John Dunbar un ufficiale dell’Esercito Unionista che trova la giustizia liberandosi dalla civiltà.

Dopo le inquadrature strette delle scene iniziali di battaglia, il campo si fa lunghissimo e l’eroe di guerra si ritrova isolato completamente sulla frontiera occidentale, ai margini delle praterie del Nebraska. L’incontro con la vicina tribù di indiani Sioux Lakota annuncia una nuova esistenza, lucida nel giudicare la guerra come ingiusta, capace di rovesciare i canoni della narrazione western raccontando per la prima volta anche la versione dei Nativi Americani.

1929: Porco rosso (Ventennio Fascista)

L'esilio ideologico di Porco Rosso
L’esilio ideologico di Porco Rosso

Conosciamo tutti la celebre frase “piuttosto che diventare un fascista meglio essere un maiale”, pronunciata in Porco Rosso, il film di Hayao Miyazaki, inizialmente pensato per essere distribuito solo sulla Japan Airlines, ma che dopo lo scoppio della Guerra in Jugoslavia divenne un piccolo capolavoro con temi urgenti da affrontare.  

Di fronte ad un film che ricorda i corti dei Fleischer Studios, Marco Pagot, pilota di idrovolanti che una volta sfigurato assume le sembianze di un maiale, pronuncia queste parole che diventano un inno alla libertà ed un invito ad esprimersi e a vivere secondo i propri valori. Inno che va fortissimo ancora oggi sui social a rappresentanza di un impegno politico e morale

A bordo dello scarlatto Savoia S.21, il cacciatore, mosso dall’odio verso il fascismo, decide di contrastare la guerra lasciando l’aeronautica per vivere nascosto ed in solitudine in una caletta; un esilio che non è solo ed esclusivamente territoriale ma anche ideologico e rappresenta  lo sdegno per le azioni compiute in battaglia.  

Tra le inquadrature a campolungo sull’Adriatico e l’utilizzo della panoramica verticale tipica del regista nipponico, il film pullula di omaggi alla cultura italiana(vedi la motonave Alcione che si rifà a D’Annunzio ed i marchi Alfa Romeo nella fabbrica Piccolo) e riesce con un quantitativo di ironia e serietà perfettamente dosato nei dialoghi, a veicolare un messaggio fortissimo di disobbedienza.

1941: Mediterraneo (WW2 – Campagna di Grecia)

Desmond Doss a Hacksaw Ridge rifiuta le armi, Mediterraneo di Salvatores rifiuta la guerra
Desmond Doss a Hacksaw Ridge rifiuta le armi, Mediterraneo di Salvatores rifiuta la guerra

Vincitore del Premio Oscar come miglior film straniero del 1992, Mediterraneo è la pellicola di Gabriele Salvatores che, ispirato da Sagapò di Biasion, utilizza come sfondo il contesto bellico per raccontare la fuga dalla sofferenza. 

Protagonisti sono 8 soldati, una sorta di eclettico campionario dell’essere umano, inadatti all’attività militare, spediti su un’isola della Grecia per presidiare l’avamposto. La fuga è diserzione ed evasione dalla realtà, di guerra ma anche dell’Italia dell’epoca (Tangentopoli e Berlusconi), che imprigiona ed incombe spazzando via l’utopia di un futuro migliore. 
La guerra fa da cornice e movente narrativo di questa comica rappresentazione irrealistica dell’esperienza bellica. I soldati estraniati dal mondo tentano di conservarsi a livello umano ed interiore, fuggendo verso una nuova forma di collettività fondata sulla pace tra loro piuttosto che sulla guerra. 

1942: La sottile linea rossa (WW2 – Campagna di Guadalcanal)

Il soldato Witt disertore de La sottile linea rossa
Il soldato Witt disertore de La sottile linea rossa

Seguendo il percorso del combattente disertore, inseriamo nella rassegna il soldato Witt di Terrence Malik, che prima abbandona e si rifugia fra gli indigeni melanesiani per poi far ritorno e sacrificarsi per i propri compagni. La sua capacità introspettiva e filosofica si palesa perfettamente nel film La sottile linea rossa

Sorvolando sull’apporto tecnico-recitativo del cast stellare e dei camei prestigiosi di Travolta e Clooney, la pellicola tocca il tema della cosiddetta guerra inutile, mettendo sulla piazza la scelleratezza dell’essere umano che non ha pietà né di se stesso né di ciò che lo circonda. I personaggi si muovono tra le bombe dilanianti e la violenza folle circondati dalla natura lussureggiante dei paesaggi delle Isole Salomone, territorio della Campagna di Guadalcanal, ed interrogandosi sul senso della vita e della morte con lo scopo di trovare una ragione per sopravvivere.

1945: Hacksaw Ridge (WW2 – Battaglia di Okinawa)

Andrew Garfield nei panni di Desmond Doss in Hacksaw Ridge
Andrew Garfield nei panni di Desmond Doss in Hacksaw Ridge

Hacksaw Ridge descrive come l’azione pacifica di un solo uomo possa avere effetti su un evento enorme come la guerra, evento che non dipende dal controllo di un solo individuo ma da dinamiche più grandi.

Mel Gibson dopo dieci anni dall’esperienza registica con Apocalypto (2006) ci regala la storia di Desmond Doss che, volontariamente arruolato nell’esercito degli Stati Uniti nell’aprile del 1942,  si rifiutò di portare qualsiasi tipo di arma per far fede alle sue credenze avventiste del settimo giorno. La conseguenza fu la sua nomina come soccorritore militare, decisione che gli procurò derisioni, emarginazione e abusi. Fu messo in prigione e rischiò la corte marziale.

Tralasciando la parte iniziale del film, forse un po’ melliflua e descrittiva,  i caratteri retorici e di patriottismo (per fortuna) mancano. Questo consente allo spettatore di concentrarsi sulla figura del protagonista, interpretato da un eccellente giovane Andrew Garfield, non come soldato-eroe ma come simbolo atipico del racconto di guerra. Umanità coraggiosa e sequenze d’impatto si incastrano perfettamente.

1945: Der Hauptman (WW2 – Offensiva dell’Oder-Neiße)

Il grottesco risvolto della medaglia di Der Hauptmann
Il grottesco risvolto della medaglia di Der Hauptmann

Se dovessimo pensare al lato oscuro di una rettitudine morale come quella di Hacksaw Ridge, il film sarebbe quello di Schwentke ispirato alla vera storia di Will Herold, il disertore tedesco che agli sgoccioli della Seconda guerra mondiale, durante la fuga, trova l’uniforme di un capitano della Luftwaffe ed assume una finta identità. 

La storia cruda a livelli quasi brutali è la parabola della disobbedienza viziata dalla sete di potere: le buone (iniziali) intenzioni di un uomo possono improvvisamente cambiare quando si mette di mezzo il comando autoritario da esercitare. Il soldato, infatti, nonostante le promesse alla popolazione locale di una diminuzione dei saccheggi, diventa sempre più dispotico ed in un campo di prigionia ordina l’esecuzione di centinaia di detenuti. 

Ciò che a lui salva la vita, finisce per distruggerne altre e nulla conta più della sopravvivenza, anche per chi che aveva deciso di sfidare il sistema.

1953: M*A*S*H (Guerra di Corea)

Una scena tratta da M*A*S*H
Una scena tratta da M*A*S*H

Un’antiretorica della guerra di Corea tratta paradossalmente dall’omonima opera di Richard Hooker, medico repubblicano e convinto sostenitore dell’impegno bellico. M*A*S*H è il manifesto firmato da Robert Altman della parte pacifista dell’America, un “la guerra fa schifo” gridato con irriverenza e considerato il film che cambiò il modo di raccontare la guerra.

Il lungometraggio dell’autore di pilastri come Nashville e America Oggi, è la (riuscitissima) critica caustica e demenziale nei confronti dell’esercito statunitense e di tutto quel sistema volto al combattimento.   

Proprio come dice il titolo (acronimo di Mobile Army Surgical Hospital), protagonista della storia è un’unità mobile chirurgica dell’esercito statunitense istituita al posto degli ospedali da campo e composta da chirurghi validissimi ma insofferenti alla disciplina. Con i loro comportamenti insolenti verso i superiori, le battute di black humor e l’attitude da Don Giovanni verso le infermiere, la guerra viene ridicolizzata in toto: dai generali, agli ufficiali fino ad arrivare al sistema in generale. 

1965: Good Morning, Vietnam (Guerra del Vietnam)

Il lato "allegro" della guerra di Good Morning, Vietnam
Il lato “allegro” della guerra di Good Morning, Vietnam

Gli Stati Uniti sono un paese che non affronta i suoi sbagli e Good Morning, Vietnam punta i riflettori su questa scomoda verità entrando nella zona d’ombra delle situazioni belliche. 

Il film, ispirato alla storia del radiofonico Adrian Cronauer, spedito in Vietnam durante la guerra, è una prospettiva del tutto differente del conflitto: una commedia anticonformista e pungente, ma che accosta allo humor preponderante l’affettività e le questioni più impegnate, come la violenza non necessaria ed il controllo sull’’informazione (tema ad oggi attualissimo).

Robin Williams, in una delle sue performance più iconiche, veste i panni di conduttore anomalo che tra i pezzi dei Beach Boys e di James Brown, inserisce battute sarcastiche e sberleffi nei confronti del governo. Un altro tipo di disobbedienza e di ribellione che si dipana in modo leggero all’interno di una cornice drammatica. La libertà di stampa, la commedia e l’intrattenimento si scontrano con gli ideali militaristi.

1967: Nato il quattro luglio, storia vera come Hacksaw Ridge (Guerra del Vietnam)

Come Hacksaw Ridge, Nato il quattro di luglio è ispirato ad una storia vera
Come Hacksaw Ridge, Nato il quattro di luglio è ispirato ad una storia vera

Da uomo pronto a sacrificarsi per servire il proprio paese ad emarginato consapevole dell’inutilità del conflitto in Vietnam,  Ron Kovic è il protagonista di Nato il quattro di Luglio, il film di Oliver Stone con Tom Cruise in una delle sue migliori e più sentite performance. 

Educato all’agonismo e agli ideali dell’americano medio, l’uomo si arruola volontario nei Marines e parte per la Guerra del Vietnam, dove scopre però che la violenza non risparmia donne e bambini. La sua diventa una storia di catarsi e redenzione personale, di sofferenza per i sensi di colpa e di sincera polemica nei confronti delle conseguenze della guerra, un aspetto oscuro dell’America, in cui ancora prolifera la negazione dei propri errori e l’ipocrisia nei confronti dei giovani soldati che fanno ritorno.

1994: Hotel Rwanda, senza armi come in Hacksaw Ridge (Genocidio del Ruanda)

Hotel Rwanda è la ribellione senza armi come quella di Doss in Hacksaw Ridge
Hotel Rwanda è la ribellione senza armi come quella di Doss in Hacksaw Ridge

Spostandoci su un conflitto di altra natura come quello del genocidio ruandese finiamo per proporvi la storia di Paul Rusesabagina, protagonista di Hotel Rwanda, che ha aiutato milioni di rifugiati Tutsi a nascondersi dalle milizie. 

Diretto da Terry George, il dramma non cade mai nel sentimentalismo eccessivo, ma è potente nella parte più umana ed emozionante dell’interpretazione dell’attore americano Don Cheadle, perfettamente a suo agio nei panni del direttore d’albergo di Kigali Paul. Un tipo di ribellione attiva ma nascosta, una partecipazione in contrasto con il resto del mondo che intanto guardava dall’altra parte e che fa luce sulle ipocrisie dell’occidente spesso indifferente a ciò che non lo tocca direttamente.

Questi sono i film che ci sono venuti in mente sulla scia di Hacksaw Ridge: quali sono i vostri? Ditecelo nei commenti!

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