Gli spiriti dell’isola e non solo: Martin McDonagh e il teatro della vita

Nel giorno del suo compleanno, celebriamo Martin McDonagh con un approfondimento sulla sua filmografia. L’amore per il teatro, l’Oscar con il suo primo cortometraggio e quattro lungometraggi tutti da scoprire, uniti da un’idea di cinema che nasconde, tra le pieghe dell’umorismo, la tragicità dell’indole umana.
Gli spiriti dell'isola e non solo: Martin McDonagh e il teatro della vita

Oggi, nel giorno del suo compleanno, celebriamo Martin McDonagh, uno degli artisti più brillanti e versatili che l’ultimo ventennio ci abbia regalato. L’amore per il teatro, sbocciato in tenera età, e quello per la sua terra d’origine, l’Irlanda, hanno da sempre contraddistinto le sue opere. Una carriera iniziata nel 1996, proprio con una pièce teatrale. Poi il fortunato approccio al cinema nel 2005, con Six Shooters, vincitore dell’Oscar come Miglior Cortometraggio. Un rapporto, quello con la statuetta più prestigiosa del mondo, che si è però interrotto bruscamente con la sua opera prima, fino ad arrivare al mancato riconoscimento per Gli Spiriti dell’Isola.

“Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”, cantava De Gregori. Così come non è sicuramente dai premi ottenuti che si giudica un artista. Certo è, però, che la filmografia di Martin McDonagh avrebbe meritato più di quanto effettivamente abbia raccolto. Per questo abbiamo deciso di ripercorrerne le tappe, in un metaforico viaggio all’interno di un’idea di cinema che eleva la commedia a qualcosa di infinitamente più profondo. Un cinema che nasconde, tra le pieghe dell’umorismo, una tragicità insita nell’indole umana. Questi sono i film che compongono la filmografia di McDonagh. Ma attenzione, non chiamatele “soltanto” commedie.

In Bruges – La coscienza dell’assassino: il lungometraggio d’esordio

Farrell e Gleeson in una scena di In Bruges - La coscienza dell'assassino
Farrell e Gleeson in una scena di In Bruges – La coscienza dell’assassino

Il lungometraggio d’esordio di Martin McDonagh è una commedia dolceamara che gioca con i cliché dei gangster movie, sovvertendo la figura del killer come spietato uomo d’azione privo di qualsivoglia compassione. Due assassini apparentemente agli antipodi si ritrovano a Bruges (“è in Belgio”), aspettando direttive dall’alto. Quando la suddetta telefonata arriverà, la maldestra coppia si troverà però a fare i conti con una situazione alquanto spiacevole. Mentre l’ambiente circostante diventa protagonista al pari di Farrell e Gleeson, creando un’atmosfera quasi irreale, l’ignoranza, il pressapochismo e la commedia lasciano spazio a un pastiche di generi semplicemente irresistibile.

In Bruges – La coscienza dell’assassino mette uno di fronte all’altro tre uomini tormentati dai rimorsi di coscienza. Più che aggrapparsi alla vita, come succede in altre pellicole del regista, sembrano invece volersi togliere il peso una volta per tutte, approfittando delle vicissitudini che gli si prospettano davanti. Tra battute esilaranti, situazioni grottesche e momenti tragicomici, McDonagh non manca mai di servirsi di importanti spunti di riflessione e di toccare, immancabilmente, le corde del cuore degli spettatori. 

7 Psicopatici: il McDonagh più grottesco

Christopher Walken in 7 Psicopatici
Christopher Walken in 7 Psicopatici

Grottesco, a tratti demenziale e incredibilmente divertente, persino il film apparentemente più superficiale di McDonagh nasconde invece un sottotesto di profonda critica sociale. Uno sceneggiatore alcolizzato intento a finire la sceneggiatura di un film, un attore ormai sull’orlo del baratro e un anziano ex-criminale che rapiscono cani per ottenere i soldi della ricompensa una volta riconsegnati, e un gangster, a cui i suddetti hanno rapito il cane, che cerca, in maniera poco ortodossa, di recuperarlo. Colin Farrell, Sam Rockwell, Christopher Walken e Woody Harrelson danno vita a un teatro dell’assurdo splatter, irriverente e metacinematografico.

La straordinarietà dei film di McDonagh risiede quasi sempre nella sceneggiatura e 7 Psicopatici non è da meno. Tra battute esilaranti e un continuo senso di straniamento dovuto a una scrittura follemente anarchica e alla straordinaria capacità del regista di muovere a proprio piacimento gli ingranaggi della narrazione, vi accorgerete che questo film è molto più di un semplice racconto autoironico. La predisposizione dell’uomo alla violenza, la sua insensatezza, la critica alla società americana e il coraggio di bruciare una bandiera sono soltanto alcuni dei temi o delle provocazioni di cui questa splendida pellicola si serve. “Gandhi aveva torto!”

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri: la consacrazione

Frances McDormand in Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
Frances McDormand in Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

La tragedia shakespeariana incontra lo sferzante umorismo di McDonagh. Tre Manifesti a Ebbing, Missouri mette al centro della propria narrazione una storia drammatica. Nonostante possa essere etichettato, appunto, come una dramma, la sensazione è quella di assistere piuttosto a una commedia nera. Una donna lotta con lo straziante dolore per aver perso una figlia, stuprata e poi uccisa. Combatte perché la giustizia faccia il suo corso, ma anche per soffocare una comprensibile sete di vendetta. Un desiderio che cresce parallelamente all’indolenza della polizia e che, ad un certo punto, non sarà più possibile reprimere.

L’approccio di McDonagh stupisce ancora una volta. Come tornerà a fare con Gli Spiriti dell’Isola, il regista riesce a rappresentare la stupidità dell’indole umana come nessun altro. Da un lato della medaglia troviamo l’ignavia della polizia, il razzismo sistemico e l’abuso di potere. Dall’altro una madre che, seppur giustificata in un certo senso, non adotta certo un atteggiamento più virtuoso. Più che in ogni altro film, qui dimostra anche e soprattutto di avere una straordinaria dote nel dirigere gli attori. Frances McDormand vince un Oscar. Sam Rockwell anche, strepitoso come sempre a viaggiare sul confine tra dramma e commedia.

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri diverte, commuove e ci ricorda che, in fin dei conti, la vita è un viaggio tra alti e bassi, ma l’unica cosa che conta è non perdere mai la speranza o rinunciare alla propria umanità.

Gli Spiriti dell’Isola: McDonagh e l’esistenzialismo

Colin Farrell e Brendan Gleeson ne Gli Spiriti dell'Isola
Colin Farrell e Brendan Gleeson ne Gli Spiriti dell’Isola

La sintesi perfetta di un’intera filmografia. Una sceneggiatura semplicemente sublime, capace di coniugare la commedia e il dramma in maniera impeccabile. Un’amicizia che finisce improvvisamente e un uomo che proprio non riesce ad accettare la decisione del compagno di una vita. Una serie di assurde vicissitudini che scaturiscono da un litigio apparentemente innocuo. Il terrore di una solitudine in grado di dilaniare l’animo umano. La paura di morire senza aver lasciato un’impronta tangibile sul mondo. La tragedia di una guerra fratricida, apparentemente distante, ma terribilmente vicina.

Gli Spiriti dell’Isola doveva essere uno spettacolo teatrale, e seppur adattato per il grande schermo, potremmo dire che in un certo senso sia rimasto tale. Un teatro degli eccessi, ilare ma anche drammatico. I personaggi si avvicendano sullo schermo. Non sono in cerca d’autore come quelli pirandelliani. Sono piuttosto alla ricerca di qualcosa per cui valga la pena vivere. Cercare il senso della vita compiendo azioni insensate. Un paradosso. Così come il fatto che questo film non abbia vinto un Oscar. E pensare che bastava poco. Bastava accorgersi che, ne Gli Spiriti dell’Isola, oltre la commedia c’è di più.

Gli Spiriti dell’Isola su Disney Plus

Vi ricordiamo che Gli Spiriti dell’Isola è disponibile su Disney Plus dal 22 Marzo scorso. Nel caso non aveste fatto in tempo a vederlo in sala, vi consigliamo caldamente la visione, possibilmente in lingua originale, perché il classico e buffo accento irlandese dei personaggi, è un elemento fondamentale per la comicità del film, che al contrario, doppiato, potrebbe perdere molto del suo fascino. Questo era il nostro personale viaggio nella filmografia di Martin McDonagh. Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate.

Facebook
Twitter