Gen V, recensione: quando uno spin-off è davvero Super

Gen V è più che un semplice e banale spin-off. Riesce a prendere tutto ciò che di bello c'era nella serie originale e rielaborarlo sotto una nuova veste, con nuovi personaggi e inediti punti di vista, raccontando qualcosa di diverso e non ridondante. È così che si dovrebbe sempre fare.
Chance Perdomo, Jaz Sinclair e Derek Luh interpretano Andre Anderson, Marie Moreau e Jordan Li nella serie tv Gen V

Una delle serie di punta di Prime Video ha aggiunto un nuovo tassello al suo universo narrativo. Si è infatti appena conclusa la primissima stagione di Gen V, spin-off di The Boys, con un finale davvero esplosivo. È quindi doveroso tirare le somme di questa primo arco narrativo ricco di emozioni e colpi di scena. Gli otto episodi di cui si compone sono riusciti a dimostrare come dovrebbe essere fatto ogni buon spin-off che si rispetti. Le due parole chiave sono: novità e identità.

Gen V: molto più di un banale spin-off

Questa nuova super-serie pesca a piene mani da quella originale. Nell’immaginario, nell’estetica e nel tono ricalca gli stilemi che hanno reso tanto iconica il franchise. E quindi sangue a fiotti, violenza a profusione, una ruvidezza che si manifesta anche nella fotografia e la buona vecchia cinica irriverenza (forse quest’ultimo aspetto più contenuto rispetto al predecessore). Gen V riesce però ad emanciparsi e guadagnare una propria ragion d’essere, una propria identità senza ridursi ad una pura ripetizione senza poi troppa dignità.

Sono riusciti con abile mano a dare vita ad un inizio che stuzzica la curiosità e crea ottime aspettative che vengono sostenute per praticamente tutta la serie, culminando con un finale di stagione davvero d’effetto. Viene nutrita anche una coralità, ben costruita e sviluppata, anche se a volte un po’ forzatamente, molto gradevole che ne fa guadagnare alla serie in varietà e dinamismo. Anche molte delle trovate registiche e di messa in scena sono originali e d’impatto (marchio di fabbrica che caratterizzava già The Boys) così come la CGI non invasiva e ben integrata.

Insomma Gen V risulta essere molto divertente e non banale. Intrattenente tanto quanto interessante, ritroviamo tutto ciò che abbiamo amato della serie originale. Nonostante differisca sotto alcuni punti di vista (a partire dal punto di vista adottato), riesce ad essere assolutamente all’altezza dell’originale. Per certe cose persino a superarlo in un continuo testa a testa. Si vede che c’è comunque lo zampino di Garth Ennis e Darick Robertson, ideatori della serie e del fumetto da cui è tratta.

Un riuscito cambio generazionale per un nuovo punto di vista

Il cast protagonista di Gen V in una scena della serie

Una delle ragioni di questa vittoria sono sicuramente i personaggi ben scritti e caratterizzati (sia protagonisti che comprimari). Questi evolvono ulteriormente il concetto di Super, sviluppando temi ed aspetti che per necessità venivano solo abbozzati in The Boys. La complessità viene coltivata senza cadere troppo nella banalizzazione e vengono aggiunti diversi pezzi di quel mondo in cui sono ambientate le vicende.

Gli attori sono calati perfettamente nei ruoli e riescono quasi tutti a trasmettere quella spontaneità che gli è richiesta in una storia di questo tipo. Assolutamente credibili e capaci, spesso riescono anche a regalare sfaccettature e caratterizzazioni non scontate per un prodotto di questo genere. Davvero degni eredi dei nostri amati ragazzacci.

Una storia di crescita più matura di quanto ci si poteva aspettare. Il cambiamento è un tema centrale e portante, così come il passato e i traumi ad esso legati. La portata della narrazione è più localizzata, o almeno così sembrava fino alle ultime puntate in cui esplode meravigliosamente. Questo dislivello non va comunque ad inficiare il pathos e il coinvolgimento dello spettatore, che viene lo stesso catturato dalle storie dei protagonisti grazie all’ottimo lavoro di scrittura. Tutto questo ha portato alla migliore delle notizie per gli amanti di Gen V, arrivata senza neanche dover aspettare la fine della messa in onda.

Un futuro molto promettente per Gen V

Jaz Sinclair interpreta Marie Moreau in una scena della serie Gen V

Con l’ultimo episodio uscito, l’ottavo, questa prima stagione di Gen V promette di regalare tante belle cose. E chissà forse anche i nostri nuovi e giovani super potranno incontrare il mondo che sta fuori la Godolkin University e fare la conoscenza di personaggi a noi già molto noti (di cui uno hanno già avuto l’onore di conoscere proprio prima che si chiudesse l’episodio conclusivo). Magari verranno presto risolti anche punti aperti in questo spin-off su cui ci siamo interrogati anche noi. Ed è chiaro come questa sia una perfetta parentesi, visto che il finale di serie confluirà in The Boys 4: ma in che modo?

Per concludere Gen V è lo spin-off che non meritiamo ma di cui abbiamo bisogno. Soprattutto per ricordarci come andrebbero fatti e quando hanno veramente senso di esistere. Per quanto prodotti di questo genere sia fatti più per cavalcare l’onda che per un’impellente necessità espressiva, la serie riesce a trovare un ottimo compromesso che fa ancora ben sperare per un futuro meno sterile (audiovisivamente parlando).

Facebook
Twitter