Disponibile su Netflix dal 13 Aprile, Florida Man è la nuova miniserie creata da Donald Todd, la mente dietro a This is Us, e prodotta da Jason Bateman, grazie a un accordo con il colosso dello streaming, siglato dopo il grande successo di Ozark. Protagonisti della serie sono, su tutti, Edgar Ramirez e Abbey Lee, al centro di una sequela di eventi piuttosto assurdi e grotteschi.
Florida Man nasce dall’omonimo meme diventato virale negli Stati Uniti ormai una decina di anni fa. Al centro della popolarità di quest’ultimo ci sarebbe infatti l’associazione tra lo stato della Florida e le assurde e irrazionali azioni compiute da uomini o insoliti criminali proprio in questo stato. Uomini che, spesso e volentieri, vengono etichettati come Florida Men sui titoli dei giornali o delle TV locali. Da questo meme nasce quindi la miniserie Netflix, che si pone a metà tra una crime story e una commedia satirica e irriverente, incentrata proprio sui cliché della Florida e della società americana in generale.
Una serie di sfortunati eventi
Al centro delle vicende raccontate in Florida Man c’è Mike Valentine, un ex poliziotto e giocatore d’azzardo costretto a lavorare per un gangster piuttosto disadattato e dilettante per ripagare alcuni ingenti debiti di gioco. Innamorato della fidanzata di quest’ultimo, Delly, fuggita in Florida nel tentativo di iniziare una nuova vita, dovrà inseguirla e, almeno in teoria, cercare di riportarla all’ovile. In realtà Mike si troverà a dover fare i conti con il proprio passato familiare, rievocato appunto dallo stato in cui è cresciuto e dall’improbabile riavvicendamento con il padre.
Scoprirà inoltre che Delly ha imbastito un piano per fingersi morta, attirando involontariamente su di lui l’attenzione della polizia, tra cui l’ex moglie, e le perplessità dell’ottuso gangster. I due finiranno così catapultati tra assurde vicissitudini e problemi più grandi di quanto potessero aspettarsi. Tra le conseguenze di un maldestro piano per mettere le mani su un fantomatico tesoro da 100 milioni di dollari in monete d’oro, bugie, raggiri e una serie di sfortunati eventi, Florida Man si ritaglia un po’ di tempo anche per momenti più intimi e introspettivi.
La narrazione però viaggia a corrente alternata e tutto, sebbene le premesse fossero interessanti, manca di una certa coesione. Da una parte i momenti comici risultano forse troppo demenziali e ridondanti nella satira contro la politica delle armi negli Stati Uniti. Dall’altra i momenti più intensi non risultano quasi mai particolarmente credibili.
My name is Man, Florida Man

Dal meme al piccolo schermo. Quella concezione del Florida Man è ovviamente ben presente nella miniserie targata Netflix. Tutti i protagonisti rispecchiano in un certo senso quei clichè, a partire da Mike, ex poliziotto, giocatore d’azzardo e ormai anche criminale, seppur si rifiuti di ammetterlo. Viene costantemente coinvolto in situazioni deliranti, che siano esse un tentativo di salvare una ragazza trasformato in molestia o il morso di uno squalo in diretta TV. Cerca di fare la cosa più giusta ma finisce immancabilmente per fare quella sbagliata.
Allo stesso modo la Florida diventa l’emblema di tutto ciò che di controverso contraddistingue la società americana. Diventa quel posto dove tutti hanno una pistola o imbracciano un fucile, persino i bambini. E se non sono armi da fuoco, sono katane o granate. Diventa quel luogo dove una pistola si può acquistare di contrabbando da un ragazzino, che a sua volta l’ha trovata vicino a un alligatore mentre andava a pescare.
Questa satira grottesca sicuramente strappa un sorriso, ma forse è una frase pronunciata nel primo episodio a riuscire veramente a innescare uno spunto di riflessione: “La Florida è il posto più fottutamente reale della Terra”. Forse il problema è proprio questo.
Florida Man: un puzzle già montato

Nel corso della narrazione Florida Man si barcamena tantissimo per cercare di depistare lo spettatore, aggiungendo forse troppa carne al fuoco: troppi personaggi, troppe linee narrative e troppi eventi al limite dell’assurdo. Poi però, in fin dei conti, la soluzione finisce per essere quella più scontata, e tutta quella fatica diventa improvvisamente vana. Il fatto che la miniserie ideata da Donald Todd fosse un prodotto di puro e semplice intrattenimento sembrava scontato già in partenza. Questo però non significa che fosse lecito aspettarsi molto di più.
Se nella prima parte Florida Man si presenta come una commedia esuberante e forse un po’ troppo piaciona, nella seconda diventa una detective story che mantiene i propri toni eccentrici ma inizia a prendersi forse un po’ troppo sul serio, senza risultare mai veramente convincente. Il piano per impossessarsi del tesoro nascosto incrocia le indagini poliziesche, e sebbene il tutto vorrebbe assumere le sembianze di un rebus, a conti fatti sembra più un puzzle già montato. Insomma Florida Man è forse troppo e, al contempo, sicuramente troppo poco.
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