Il 21 dicembre del 1940 si spegneva a 44 anni Francis Scott Key Fitzgerald, uno dei più importanti scrittori della storia contemporanea.
Perché trattare di Francis Scott Fitzgerald che uno scrittore di norma non ha nulla a che vedere con il mondo del cinema?
Perché Francis Scott Fitzgerald fu probabilmente il maggior interprete del contesto culturale in cui si andava a sviluppare il cinema Hollywoodiano e, le sue opere, dimostrano una totale affinità con quella che viene definita “l’età del jazz”, età in cui l’American Dream che porta alla nascita di Hollywood è imperante.
Un altro motivo per cui è importante ricordare Francis Scott Fitzgerald è sicuramente il fatto che, da uomo del suo tempo, fu costretto negli ultimi anni della sua vita, per cercare una tranquillità economica, a lavorare come sceneggiatore di vari film di Hollywood con una fortuna non certo favorevole.
Inoltre la vicenda biografica di Fitzgerald si presta sicuramente come esempio di quella che fu la “Generazione Perduta”, ovvero quella generazione di artisti che si ritrovò a non avere più delle radici ideologiche a seguito della grande depressione e della prima guerra mondiale.
Il suo tormentato matrimonio con la moglie Zelda, il suo bisogno continuo di una stabilità economica, la sua ricerca continua dell’ispirazione artistica rendono sicuramente Francis Scott Fitzgerald un personaggio-epoca, che fa da specchio ad un periodo della storia americana travagliato.

Ma Fitzgerald ha anche il primato di trasposizioni cinematografiche di quello che è il suo romanzo simbolo, Il Grande Gatsby.
Nel corso di un secolo sono state ben 4 le pellicole tratte dal suo masterpiece, ma nessuna di queste 4 versioni cinematografiche non è mai riuscita del tutto a riprendere appieno il romanzo, forse per il semplice fatto che il Grande Gatsby è una malvagia autopsia di una società che non è possibile rappresentare a distanza di anni o, forse, per il fatto che, per quanto sembri facile, adattare in film libri di un certo spessore stilistico e narrativo non è per niente un’impresa facile.
Come già accennato 4 furono i film tratti dall’opera di Fitzgerald.
Uno muto del 1926, oggi andato perduto, che venne girato esattamente un anno dopo l’uscita (in sordina, tra l’altro) del Grande Gatsby, a testimoniare come la connivenza e transgenesi fra letteratura e settima arte in quegli anni fosse più viva che mai.
Il film fu diretto da Herbert Brenon ed interpretato da Warner Baxter e Lois Wilson, due attori di relativa importanza nel mondo del cinema muto.
Il secondo riadattamento del Grande Gatsby risale al 1949 per la regia di Elliot Nugent, un onesto mestierante che fu scelto per girare il film, ed interpretato da Alan Ladd e Betty Field, due attori che ebbero una discreta fortuna nella Hollywood degli anni ’50.
E’ interessante notare come la Paramount, che deteneva i diritti per la versione cinematografica del romanzo, tentennò varie volte prima della produzione del film dal momento che Francis Scott Fitzgerald, morto ormai da qualche anno, non godeva di buona fama per via dei suoi romanzi, che non ebbero mai, vivo Fitzgerald, un successo editoriale clamoroso. C’è infatti da considerare che Fitzgerald in patria non fu mai ben visto dai connazionali dal momento che egli fu fra i primi americani a criticare l’America, cosa che non poteva essere vista bene da una società come quella statunitense degli anni ’30.
La terza trasposizione è quella fra le più note del 1974 diretta da Jack Clayton su sceneggiatura di Francis Ford Coppola, che riadattò in maniera abbastanza fedele il romanzo per una trasposizione sul grande schermo, ed interpretata da Robert Altman e Mia Farrow.
In questa terza trasposizione si nota come si cerchi di attenersi al romanzo originale, ed infatti il film ha una durata di due ore e venti circa di fronte ad un testo di circa 200 pagine.
Questa versione è forse la più apprezzata dalla critica, ma restituisce un’immagine alquanto artificiale di quella che era la società di Jay Gatsby e di Francis Scott Fitzgerald e penalizza molto il coinvolgimento emotivo dello spettatore nella vicenda, riducendo la vicenda narrata nel libro ad una love story priva della stessa verve che caratterizzava il romanzo originale.
La quarta trasposizione in pellicola del Grande Gatsby è quella sicuramente più nota a chiunque e che, fra le altre cose, ci ha regalato uno dei meme più di successo di sempre.
Sto parlando, ovviamente, della versione del 2013 diretta da Baz Luhrmann ed interpretata da un Leonardo DiCaprio in grandissima forma, da Carey Mulligan e da Tobey Maguire che interpreta Nick Carraway al quale, finalmente, viene restituito il ruolo di primo piano che aveva nel romanzo di Fitzgerald e che nelle altre trasposizioni era invece stato parzialmente accantonato.
La quarta trasposizione è sicuramente una grande produzione Hollywoodiana che, se in parte riesce a restituire anche con la scelta perfetta degli effetti speciali, di una accurata fotografia ed una pomposa scenografia, una immersione nella vicenda che non era presente negli altri film, pecca sicuramente della mancanza di una accurata rappresentazione psicologica ed intima, che è invece il punto cardine del romanzo di Fitzgerald.
Alla luce delle varie trasposizioni si può affermare con tranquillità che, come spesso accade, i grandi romanzi sono difficili da adattare sul grande schermo ricercando una fedeltà ad essi.
Forse la tiepida accoglienza da parte della critica di tutti i film tratti dal romanzo di Fitzgerald, nonchè la loro mancanza d’anima, può essere data dal fatto che non si puntò mai su nomi affermati per dirigere un film tratto da un romanzo molto difficile da rendere sullo schermo, preferendo far sporcare le mani a registi non di fama e di carisma indiscussi, seppur sicuramente abili.
Nella storia del cinema abbiamo infatti moltissimi casi di film tratti da capolavori della letteratura e che hanno avuto anche successo fra la critica. Basti pensare a Furore di John Ford,adattamento di un romanzo di Steinbeck, ai vari libri adattati da Kubrick, od ai film di Tarkovskij più noti.
A questo punto, sulla scorta del Grande Gatsby e dei suoi vari adattamenti, si potrebbe fare una riflessione su ogni film che sia un adattamento di un libro di grande successo, sul se sia una cosa corretta stravolgere un romanzo in funzione di un film o se sia meglio riprodurlo fedelmente sul grande schermo.
Ci sono sicuramente varie scuole di pensiero sulla questione che però dipendono esclusivamente dalla discrezionalità delle singole opere e dei singoli spettatori.
Francis Scott Fitzgerald prima di morire improvvisamente colto da un attacco cardiaco stava lavorando all’ultima sua opera, “The Last Tycoon” noto in Italia come Gli ultimi fuochi, che rimase incompiuta.
In quest’ultimo romanzo Francis Scott Fitzgerald mostra appieno come ormai il mondo del cinema sia penetrato nel mondo letterario.
Protagonista della vicenda è infatti un produttore cinematografico e, nel corso del romanzo che segue uno schema non lontano da quello del Grande Gatsby, si fa largo una velata critica alla società di Hollywood, critica che verrà ripresa anche dalla stessa Hollywood degli anni a venire.
In molti aspetti delle sue opered Fitzgerald è ancora attuale, il Grande Gatsby è ormai diventato un personaggio tipo che si ripresenta spesso in molti film anche non ispirati al romanzo e questo è sicuramente segno della grandezza di uno degli scrittori più emblematici del 900.
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