Volevo nascondermi

Svizzera, inizi del ‘900. Antonio, detto Toni, vive un’infanzia ed adolescenza complicata, affidato ad una coppia svizzero-tedesca dopo la morte della madre. Affetto da disturbi psicofisici, malato di rachitismo, viene prima espulso da scuola e più volte ricoverato in manicomio. Cacciato dalla terra elvetica, è rimandato in Italia nel paese di origine del padre naturale.

Trova quindi dimora presso il comune di Gualtieri in Emilia, situato lungo le rive del Po, patendo la fame, la sete ed ancor più la solitudine. È in questa condizione che inizia ad approcciarsi all’arte, alla pittura ed alla scultura, affrontando così i traumi del passato ed espiando ogni ansia.

I suoi dipinti raffigurano principalmente animali esotici come tigri, gorilla, leoni, ma anche scene di vita quotidiana e contadina. Gli abitanti del luogo iniziano a chiamarlo “El Tudesc” per via delle sue origini svizzere. La prima grande svolta della vita di Antonio avviene grazie all’incontro con il noto scultore Renato Marino Mazzacurati, appartenente alla Scuola Romana.

Questi lo sprona a coltivare la sua passione per le arti, non solo come valvola di sfogo ma per intraprendere una vera e propria carriera. Convinto a partecipare a mostre e convegni della provincia emiliana, Toni cattura l’interesse della critica per il suo particolare stile anche se spesso schernito per la sua diversità. È la vita di un uomo solitario in cerca di una via di fuga da un mondo che non gli ha mai offerto nulla e al quale invece regala la propria arte.