Prigione 77

Manuel, giovane dall’aspetto distinto e dalle idee chiare, viene condotto al Carcere Modelo di Barcellona. Ha sotratto all’azienda per cui lavora una piccola somma di denaro, con il benestare del figlio del proprietario. Quest’ultimo l’ha poi incastrato, attribuendogli anche altri furti e denunciandolo.

Manuel si ritrova quindi ad affrontare un primo periodo di isolamento, vivendo in condizioni inumane, senza materasso in cui dormire e senza la possibilità di lavarsi. Quando viene trasferito in cella, fa la conoscenza dei due detenuti con i quali la condividerà. Pino, con il quale intreccerà un’amicizia fatta di alti e bassi ed “El Negro”, la cui primaria occupazione è cercare di uscire da quelle mura il prima possibile e riabbracciare la sua famiglia.

Le giornate di Manuel trascorrono tra frustrazione e violenze, rasserenate solo dalla visita di Lucia, sorella della fidanzata, che di lui non vuole più saperne. Franco è morto e con esso anche il suo regime dittatoriale. Il paese si prepara ad entrare in nuova era democratica, ma all’interno delle carceri il cambiamento fatica a farsi vedere. Molti dei detenuti sono incarcerati per posizioni politiche e orientamento sessuale e tutti loro scontano pene non proporzionate al reato commesso.

Manuel potrebbe aspettare anche 6 anni prima di andare a processo. Decide quindi di unirsi al COPEL, movimento di detenuti che si sta sviluppando in tutta la Spagna, per ottenere diritti e una tanto agognata amnistia. Questa però, nonostante i rischi corsi dai detenuti, il supporto di avvocati e della stampa, tarda ad arrivare e Manuel e Pino decidono di guadagnarsi la libertà in altro modo.