La primavera della mia vita

Antonio (Colapesce) e Lorenzo (Dimartino) si ritrovano in un viaggio in Sicilia on the road a bordo di una macchina antica e poco funzionante che chiamano Lazzaro. Fra i due non scorre più buon sangue da tempo. Antonio e Lorenzo, infatti, erano legati da un sodalizio professionale e da un comune passato musicale, prima di una rottura che li ha portati a un lungo periodo di silenzio, senza nessuna chiamata o incontro ad interromperlo.

Antonio, a seguito di un incidente e di un litigio per questioni lavorative, decide di lasciare l’industria musicale e di unirsi all’Ordine dei Semeniti, una sorta di setta dedita esclusivamente alla cura della natura e del territorio circostante. Lorenzo, rimasto a Milano, diventa sempre più cinico a causa della dura vita nella città.

Antonio decide di ricontattare Lorenzo per proporgli il suo nuovo progetto: un’indagine, in giro per la Sicilia, per scoprire se le leggende dell’isola abbiano un fondo di verità o siano completamente inventate. Durante il viaggio, i due incontrano una serie di personaggi eccentrici, fra cui suore sommozzatrici, il boss mafioso Speedy Pizzo e un complottista (molti di questi ruoli sono affidati a guest star musicali).

Come ogni on the road che si rispetti, il viaggio fisico si accompagna ad un viaggio esistenziale dei due protagonisti. Il film sembra riflettere, inoltre la discografia di Colapesce Dimartino, imperniata su quelle inadeguatezze e incomprensioni reciproche che si insinuano nei rapporti umani, portandoli a deteriorarsi, per poi ricostruirsi solo dopo aver raggiunto il picco massimo di rottura.