Everything Everywhere All At Once: recensione del favorito Oscar

Everything Everywhere All At Once è il secondo film dei Daniels, che firmano un'altra pellicola surreale e bizzarra, ma che fa anche riflettere. È un miscuglio di diversi generi, dalla commedia al melodramma, che parla di scelte utilizzando il concetto di multiverso. Il nuovo film dei Daniels è candidato a undici Oscar, tra cui miglior film.
Everything Everywhere All At Once: recensione del favorito Oscar

Everything Everywhere All At Once è il secondo film diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert, conosciuti con lo pseudonimo di Daniels. I due registi erano già noti al pubblico per Swiss Army Man, che a modo suo era diventato un cult per gli amanti dell’assurdo. Il nuovo film dei Daniels è uscito il 6 ottobre 2022 in Italia, ed è stato riproposto nelle sale a febbraio, dopo il successo ai Golden Globe.

Il film ha infatti ricevuto sei nomination, vincendo i premi per le categorie di Migliore attrice in un film commedia o musicale e Miglior attore non protagonista. Everything Everywhere All At Once è inoltre il film che ha ricevuto più candidature agli Oscar, undici in totale, tra cui miglior film, miglior regia e migliore attrice protagonista.

La trama di Everything Everywhere All At Once

Protagonista del film è Evelyn Wang (Michelle Yeoh), una donna cinese immigrata negli Stati Uniti insieme al marito Waymond (Ke Huy Quan), con il quale ha aperto una lavanderia. I due hanno una figlia, Joy (Stephanie Hsu), che ha un rapporto conflittuale con la madre, alla quale cerca di far accettare la sua ragazza Becky. La vita della famiglia Wang trascorre nel quotidiano, tra le bollette da pagare per evitare il fallimento della lavanderia e le visite dell’anziano padre di Evelyn da Hong Kong.

La routine familiare verrà però stravolta dall’arrivo di Alpha-Waymond, il corrispettivo di Waymond di un altro universo, che chiede aiuto a Evelyn per sconfiggere Jobu Tupaki, un essere malvagio che minaccia la distruzione degli universi. Evelyn, inizialmente riluttante, decide di aiutare Alpha-Waymond e si ritroverà in un’avventura fatta di battaglie, di salti in universi surreali e incontri con personaggi bizzarri.

Everything Everywhere All At Once è sicuramente un film caotico e visionario, che catapulta lo spettatore in un universo (anzi, in più universi) assurdi. È un film che mischia diversi generi, dalla commedia surreale al wuxia, dal melodramma all’animazione. Everything Everywhere All At Once è un sogno lucido che dura due ore e venti, fatto di immagini, di suoni, di combattimenti, di amore e tanto altro. A coronare questo carnevale surreale di luci e colori è l’interpretazione impeccabile di Michelle Yeoh, che dimostra la sua versatilità come interprete, spaziando da combattimenti alla Jackie Chan a scene drammatiche.

Il mondo dei Daniels

Daniel Radcliffe e Paul Dano in una scena di Swiss Army Man
Daniel Radcliffe e Paul Dano in una scena di Swiss Army Man

I Daniels ci avevano già abituati al loro immaginario onirico con Swiss Army Man, film del 2016 con protagonisti Daniel Radcliffe e Paul Dano (qui la nostra recensione). Anche in Swiss Army Man le stranezze non mancano, basti pensare all’incipit del film: Hank è naufragato su un’isola deserta e, quando ha ormai perso le speranze, vede il cadavere di Manny. Il corpo emette delle flatulenze, grazie alle quali riesce a creare un moto nell’acqua e viene cavalcato da Hank come se fosse una barca.

I due registi quindi sono soliti creare un certo sgomento nello spettatore, cosa che sono riusciti a fare anche nel loro ultimo film, con un susseguirsi di scene surreali e bizzarre, che però non sono mai fini a se stesse e non scadono nell’eccesso. Ma anzi, insieme al montaggio incalzante e la colonna sonora dei Son Lux, contribuiscono a rendere il film ancora più godibile. Per apprezzare il nuovo capolavoro dei Daniels bisogna quindi calarsi nel loro mondo ed entrare in un immaginario inaspettato, consapevoli del fatto che non si sta guardando un classico film fantasy sul multiverso.

Il multiverso in Everything Everywhere All At Once

Una scena di Everything Everywhere All At Once
Una scena di Everything Everywhere All At Once

Il tema degli universi paralleli è stato ampiamente utilizzato nella produzione cinematografica degli ultimi anni. Basti pensare agli ultimi prodotti del MCU, da Doctor Strange a Spider-Man: No Way Home. Il concetto di multiverso però rimane spesso fine a se stesso, un mero espediente narrativo fantasy che non viene quasi mai approfondito. E se nel suo ultimo film, Doctor Strange era nel Multiverso della Follia, i protagonisti del film dei Daniels lo sono ancora di più, ma è una follia lucida e introspettiva.

Il multiverso per riflettere sulla vita

Jamie Lee Curtis e Michelle Yeoh in una scena del film
Jamie Lee Curtis e Michelle Yeoh in una scena del film

Il multiverso dei Daniels è infatti uno strumento concettuale che fa scaturire riflessioni profonde sulla vita, i bivi dell’esistenza e le scelte personali. Evelyn vive una vita frustrata, fatta di rinunce e di scelte che, inizialmente, ritiene sbagliate. Si pente di essere scappata dalla Cina con il marito, si è sempre chiesta cosa sarebbe successo se fosse rimasta lì, che tipo di vita avrebbe potuto avere. E proprio in uno degli universi paralleli vede la vita che avrebbe desiderato, in cui è una diva del cinema.

Evelyn incolpa il padre per aver lasciato che scappasse dalla Cina e fosse costretta a vivere una vita mediocre, ma successivamente capirà l’importanza della quotidianità, dell’avere al suo fianco una persona gentile e amorevole come Waymond e di vivere ogni momento di felicità, per quanto piccolo e sfuggevole esso possa essere:

Qui al massimo avresti qualche minima particella di tempo in cui tutto ha davvero senso”
 “Vuol dire che apprezzerò queste minime particelle di tempo”

È un film senza dubbio folle e surreale, ma che riflette in modo non scontato su temi profondi e complessi, con un finale tenero e coerente.  Di Everything Everywhere All At Once si riparlerà sicuramente il 12 marzo, quando si terrà la 95ª edizione degli Oscar.

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