Ehi Kobe, ti scrivo una lettera, d’accordo?

Ehi Kobe, sono le 4:50 del mattino. Dovrei dormire, ma come potrei?
Sai, sono nella mia stanza, qui ho trascorso moltissimo tempo ed è racchiusa buona parte della mia vita. È buio, ma tanto io la conosco a memoria, un po’ come tu conoscevi il parquet dello Staples Center: muovermici dentro, con o senza luce, ormai per me fa poca differenza.

È forse per questo motivo allora che riesco lo stesso a vedere il tuo poster logoro sull’armadio, appeso ormai più di una decade fa.
Ma ti dirò di più, riesco anche a vedere la tua maglietta appesa sulla parete di fronte(la 10 del Team Usa, sono un tifoso Spurs io, comprare la 24 gialloviola sarebbe stato un po’ troppo, non credi?).

Aimeh Kobe, il buio concilia i ricordi e rende nostalgici. Mi vengono allora in mente tutte le notti in bianco passate con te, si hai letto bene, le notti in bianco passate con te.
Perché sono sicuro che anche tu da piccolo hai amato qualcuno, Michael probabilmente, e pur senza averlo mai visto avrai certamente sentito una connessione di qualche tipo con lui.
Ti ho seguito così tanto Kobe, con ogni mezzo a mia disposizione, da riconoscere tra mille la tua voce, distinguere la tua camminata, ricordare persino tutti i tuoi canestri più importanti.
Come quella volta, sarà stato dieci anni fa, in cui segnasti quel tiro sulla sirena contro i Miami Heat, ricordi quanto esultammo?
O quelle due stoppate di fila a Lebron durante il tuo ultimo All Star Game. Io l’avevo detto a tutti che solo tu avresti potuto difendere su di lui.

Come detto tifo San Antonio, però diciamocelo, anche tu non mi sei venuto incontro tifando per il Milan, ma noi siamo dei romantici, siamo amanti del gioco, il tifo è importante, ma secondario.
Si lo so che, da buon italiano, sono calciofilo, però voglio che tu sappia come la penso a riguardo: il calcio qua nel Belpaese è come lo ricordi tu, un affare di stato.
Il basket invece, almeno per me, è qualcosa di più intimo, poiché l’ho sempre guardato da solo, minuto dopo minuto, con la luce del monitor del computer a squarciare il nero della notte.
Sei sempre riuscito a trasmettermi più degli altri, sai?
Un po’ ti ho maledetto tutte le volte che ci hai battuti, ma le sconfitte hanno reso decisamente più gratificanti le vittorie.

Il basket ti ha dato tutto e tu hai dato tutto a lui. Mi sono commosso quando ti sei ritirato. Ma era una lacrima combattuta tra la tristezza nel non poterti più vedere giocare e la felicità nel sapere che avresti avuto successo in qualsiasi cosa ti fossi cimentato.
Così è stato. La tua lettera di addio al basket è stata davvero struggente e il cortometraggio che ne è derivato, ha vinto l’Oscar.
Hai però scelto di fare il padre a tempo pieno e tale decisione mi ha riempito il cuore di gioia, nonostante egoisticamente avrei preferito vederti sulla panchina dei tuoi Lakers o a commentare qualche partita con il tuo incredibile IQ cestistico.

Amare vuol dire anche lasciare andare, non è vero Kobe? L’ho fatto, mi accontentavo di poco: vederti ogni tanto in televisione o su qualche social, saperti felice e soprattutto rilassato dopo una carriera che ti ha sottoposto ad ogni tipo di stress e avversità.
Non mi pareva una grossa pretesa, bensì un patto accettabile. Ora però non ho più nemmeno questo e tutto ciò mi sembra assurdo, dico davvero.

Ehi Kobe, è notte. Dopotutto la notte era il nostro momento, ricordi?
Dopotutto sono sveglio per te, anche questa notte, un po’ come ai vecchi tempi!
Dopotutto allora non è cambiato così tanto, o sbaglio?
Eppure continuo a non andare a dormire. Dormire significherebbe concludere questo momento, il nostro, per l’ultima volta. Significherebbe accettare il famoso cerchio della vita. Significherebbe rassegnarsi al fatto che tu non ci sia più.
No Kobe, non riesco proprio ad andare a dormire stasera, e forse so perché: non è per il dolore, quello ho imparato a sopportarlo, come tu mi hai insegnato. Semplicemente ho paura, mi spaventa a morte l’idea di un mondo senza Kobe Bryant.

Scusate l’off topic, ma sono certo capirete; Kobe ha significato molto per noi di Ciakclub.

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