Don’t Worry Darling, recensione: “Cara, invece dovresti!”

Don’t Worry Darling è disponibile da oggi, 24 luglio, sul catalogo del mese di Sky e NOW. Thriller distopico e intrigante è stato sulla bocca di tutti per scandali e gossip, e l’attenzione negativa non gli ha giovato. Non è un prodotto perfetto, come perfetta non è la comunità di Victory, ma merita indubbiamente una seconda possibilità.
Don't Worry Darling, recensione: "Cara, invece dovresti!"

Arriva su Sky e NOW Don’t Worry Darling, seconda opera di Olivia Wilde alla regia dopo Booksmart del 2019. Si tratta di una pellicola relativamente recente, presentata alla 79esima edizione del Festival di Venezia che all’epoca aveva fatto molto parlare di sé. E non per le qualità della pellicola stessa (anche se la standing ovation c’era stata), ma per la notevole serie di polemiche che vi si erano scatenate attorno, fuori e dentro dal set.

“Non importa che se ne parli bene o male l’importante è che se ne parli”, diceva Oscar Wilde. Ma forse, in questo caso, la cattiva pubblicità ha oscurato il prodotto stesso che, ad una visione più attenta, non è affatto da bistrattare. Eccovi quindi un piccolo excursus per ripassare i gossip più salienti, sui quali non potete non essere informati. Il tutto ha avuto inizio nel momento in cui la regista aveva licenziato Shia LaBeouf che, a sua detta, non era caratterialmente compatibile con l’atmosfera del set. La versione dell’attore era ovviamente discordante.

Non erano poi mancate le tensioni tra la protagonista Florence Pugh e la stessa Wilde. Le due erano arrivate anche a punzecchiarsi apertamente attraverso la stampa. La Pugh dal canto suo non aveva promosso sui suoi social il film e non aveva presenziato agli appuntamenti con i media a Venezia. Il che aveva notevolmente alimentato il caos. Fino ad arrivare al chiacchieratissimo “spit-gate” tra Chris Pine e Harry Styles e alla rottura della relazione tra Styles stesso e la Wilde.

La perfezione non esiste

Don’t Worry Darling si apre su una cena tra coppie di amici, tra divertimento e leggerezza, con un’atmosfera e un’estetica ben definita e che identifichiamo subito con quella del boom economico USA degli anni ’50. Si tratta quindi di uno scenario che nell’immaginario collettivo rappresenta un passato nostalgico e senza problemi e quindi di una situazione che gli spettatori catalogano inconsciamente come perfetta. Tuttavia, la regista non ci dà neanche il tempo di ragionare sul fatto che forse quel modello di vita, non poi così distante dalla nostra epoca, perfetto non era affatto. E questo è vero soprattutto se sei donna. O meglio moglie in questo caso.

Wilde infatti non si nasconde dietro alla felicità illusoria della città di Victory e i sintomi che ci mostrano che quel mondo patinato ha, sotto sotto, un qualcosa che non va sono presenti da subito. Insistenti e per nulla velati. Diciamo che ci sono chiari segnali che quel luogo nasconda qualcosa, ed in particolare alle “mogli”. Di fatto, spettatori e abitanti stessi sono messi al corrente della natura sperimentale del Victory Project a cui hanno deciso di prendere parte. Una comunità ristretta e sicura, dalla quale non è permesso allontanarsi se si vuole mantenere quel tenore di vita.

Don’t Worry Darling e la condizione della donna nella società

Pugh e Styles in un frame di Don't Worry Darling
Pugh e Styles in un frame di Don’t Worry Darling

Qui le donne relegate al loro ruolo e unico compito di casalinghe ideali, le cui giornate trascorrono tra lezioni di danza, arrosti e pettegolezzi, in attesa del ritorno dei loro uomini dal lavoro. Lavoro di cui le mogli non sono effettivamente a conoscenza. Ma sono, specularmente, i personaggi femminili che portano avanti la storia e ne danno corpo. Anche dall’interno della gabbia dorata di cui sono prigioniere, anche se private della loro libertà e identità, in nome di una illusoria felicità familiare che non permette loro di esprimersi.

Durante la visione si è poi costantemente pervasi da una situazione di disagio, di continua allerta perfettamente rappresentata sullo schermo da una Florence Pugh in parte ed espressiva e da visioni distopiche della stessa. Visioni, queste, che appaiono disturbanti e dalle tinte horror, che assumeranno un maggiore significato quando si arriverà alla conclusione. L’interpretazione del coprotagonista Harry Styles non si può dire altrettanto efficacie, vuoi per la scrittura del personaggio, vuoi per le sue non proprio brillanti capacità attoriali.

Detto questo Don’t Worry Darling è un progetto ambizioso, che avrebbe potuto essere meglio sviluppato in alcuni passaggi narrativi e rinunciare a qualche citazione di troppo, ma che in fondo è del tutto godibile. Polemiche a parte avete la vostra occasione per riscoprirlo. Clicca qui per la programmazione di luglio di Sky e NOW.

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