Tanti auguri, Matt Smith! Oggi, 28 ottobre 2023, l’attore britannico compie 41 anni. Molti lo abbiano sentito nominare di recente per il ruolo di Daemon Targaryen in House of the Dragon, ma per i fan di Doctor Who si tratta di una vecchia e carissima conoscenza. Il ruolo che ha lanciato la carriera di Matt Smith è infatti quello dell’Undicesimo Dottore, protagonista delle stagioni dalla quinta alla settima di una delle serie britanniche più longeve di sempre. Non c’è dubbio che Undici (non quella di Stranger Things) sia una delle reincarnazioni del dottore più amate di sempre. Reggetevi forte, perché stiamo per fare un salto temporale nei ricordi e il TARDIS non ha mai avuto cinture di sicurezza.
Allons-y, Geronimo!

Dopo una prima tentennante stagione con Christopher Eccleston, nell’arco delle tre successive David Tennant era diventato una vera e propria icona della tv britannica. Aveva accompagnato il pubblico inglese in viaggi straordinari attraverso il tempo e lo spazio, tra risate e tante, ma proprio tante lacrime. Tutti sanno che al dottore tocca rigenerarsi all’incirca ogni tre stagioni per ingannare la morte, ma i fan della serie proprio non ne volevano sapere di lasciar andare il numero Dieci. Tant’è che lo hanno convinto a tornare, come abbiamo visto con il colpo di scena nel trailer dello speciale di Doctor Who. Il successo di Matt Smith, quindi, può considerarsi un vero e proprio miracolo. Il più giovane dottore della storia dello show, a malapena ventiseienne, poco adatto ad interpretare il ruolo di vecchio saggio millenario dal passato tragico, quanto piuttosto quello di un ragazzino affamato di nuove avventure.
Ai provini, Smith riuscì a scavalcare Paterson Joseph, Sean Pertwee (figlio del Terzo Dottore), Russell Tovey e persino James McAvoy, schierandosi come Davide contro il Golia dell’eredità di Tennant e, come Davide, trionfando. Tutti hanno un dottore preferito, ma il gruppo dei fedelissimi di Undici è tutt’oggi tra i più numerosi. Moffat ci ha visto lungo: nessuno sarebbe riuscire a tenere il confronto con Tennant, per questo bisognava andare in tutt’altra direzione. Le facce cupe e drammatiche della quarta stagione lasciarono spazio alle espressioni di bambinesca meraviglia dipinte sul volto di Smith. Un nuovo inizio per il Dottore, la possibilità di lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare da capo, un rinnovato bagliore di speranza a illuminare lo sguardo.
Doctor Who: The Moffat Effect

L’Undicesimo dottore segna, da tanti punti di vista, un nuovo inizio per la serie di Doctor Who: nuovo protagonista, nuovi companions, nuovo design del TARDIS e, soprattutto, un nuovo showrunner. Stiamo parlando di Steven Moffat, già autore della serie Sherlock con Benedict Cumberbatch, sempre per la BBC. Dopo essere stato per diversi anni sceneggiatore di singoli episodi della serie, Moffat raccoglie il testimone del precedente showrunner Russel T. Davies, che si prepara ora a tornare con una nuova era piena di novità per Doctor Who. Per la quinta stagione, Moffat cambia musica. Guarda agli inizi di Doctor Who, alla serie del ’60, e non vede uno show di fantascienza, ma un programma per bambini, in senso tutt’altro che dispregiativo.
L’atmosfera che vuole recuperare è quella delle fiabe: c’era una volta una bambina e il suo amico immaginario, il Dottore stropicciato, e una crepa nel muro che faceva tanta paura… il tutto mescolato a esilaranti momenti comici, una buona dose di scene strappalacrime e mostri da far rintanare sotto le coperte adulti e piccini. Soprattutto, l’Undicesimo Dottore è stato il primo a mettere piede in un mondo fino a quel momento inesplorato. Non parliamo di galassie lontane, bensì degli Stati Uniti. La quinta stagione di Doctor Who fu la prima ad andare in onda su BBC America in contemporanea alla programmazione della BBC britannica, trovando terrendo fertile nel pubblico statunitense. All’inizio della sesta stagione, il Dottore sfoggia un cappello da cowboy, mostrandosi perfettamente integrato nella nuova civiltà.
Just a mad man in a box

Si è detto di Matt Smith, si è detto delle stagioni, ma chi è davvero l’Undicesimo Dottore? Dopo aver perso chiunque gli fosse mai stato accanto, il Dottore non ha più voglia di guardarsi indietro. Si rigenera in un ragazzo molto più giovane, con un volto non segnato dal tempo, dalle lacrime, dai lutti, dalle rughe in cui si insidiano i brutti ricordi. Si dà una seconda possibilità: dimenticare, rinascere, reimparare a conoscere l’universo come lo vedesse per la prima volta. L’Undicesimo Dottore non desidera altro che tornare bambino, perché i bambini non conoscono il dolore e non hanno paura della morte.
È facile dimenticare di trovarsi di fronte al Distruttore di Mondi, al Signore del Tempo vittorioso, alla Tempesta che Avanza quando vediamo Undici in preda a una gioia primordiale nel calcarsi in testa un casco da astronauta. Ma non basta cambiare pelle per cancellare i ricordi. La vivacità infantile di Undici si accompagna a repentini cambi d’umore, che lasciano intravedere sprazzi di rabbia e disperazione che altri mille nuovi volti non riuscirebbero a nascondere. Nuove tragedie si consumano nella vita del Dottore, nuove morti, nuovi addii. Prima o poi anche i bambini diventano adulti e non c’è rifugio che tenga contro le sofferenze della vita, soprattutto quando si è praticamente immortali.
Doctor Who: “We’re all stories in the end”

Con Undici abbiamo versato lacrime a dirotto, forse perché abbiamo sperato davvero che potesse avere quel felici e contenti con cui si concludono tutte le fiabe. Non quella del Dottore. Poco male, abbiamo anche riso a crepapelle, abbiamo imparato ad amare i fez e i papillon, abbiamo incontrato Van Gogh e sconfitto i Dalek, abbiamo scoperto che l’unica acqua nella foresta è il fiume e abbiamo incontrato ragazze impossibili, abbiamo guardato gli Angeli Piangenti dritti gli occhi e non abbiamo sbattuto palpebre, almeno per un secondo. Di tutto questo non ci pentiamo affatto, anche se le lacrime dono il prezzo da pagare. Per dirla con le parole dell’Undicesimo Dottore:
“Per come la vedo io, nella vita di ognuno di noi, c’è una pila di cose buone e di cose cattive. Le cose buone non sempre addolciscono le cose cattive, ma, viceversa, le cose cattive non necessariamente rovinano le cose buone, o le privano di importanza.”
Tu, Undici, senza dubbio hai fatto parte della pila delle cose buone.
E voi avete visto Doctor Who? Cosa ne pensate dell’Undicesimo dottore, è lui il vostro preferito? Ditecelo nei commenti!