Cuore spezzato e complessi d’inferiorità, siamo tutti Spike Jonze

In occasione del compleanno di Spike Jonze, eccoci a ripercorrere la sua particolarissima carriera. Dalla comicità folle e demenziale dei Jackass, alle surrealiste sceneggiature di Charlie Kaufman, passando per il personale Lei. Tutto entra a far parte e contribuisce ad una grande carriera.
La carriera di Spike Jonze fra spoy Apple, Her, Essere John Malkovich e il format di Jackass

Saremo sinceri con voi, scrivere un articolo che approfondisca a dovere la carriera di Spike Jonze non è facile. Un po’ perché la sua arte è difficile da definire, un po’ perché gli vogliamo tanto bene. Non è un regista, perché ridurre la sua carriera alle sole regie sarebbe riduttivo. Non è uno sceneggiatore, perché non ha fatto della scrittura per film il suo mezzo principale (anche se si è portato a casa un premio Oscar grazie alle sceneggiature). E non è nemmeno un compositore, un produttore o un attore.

La verità è che dobbiamo smetterla di etichettare gli artisti in categorie, in pacchetti a compartimento stagno. Noi che ne scriviamo ci arrovelliamo su problematiche che in realtà non esistono. E lo facciamo perché siamo un po’ egoisti, per renderci la vita più facile. Spike Jonze è un artista. Punto. Un artista che ha fatto e che sa fare tutto (maledetto!), ma semplicemente un artista. A differenza di tanti altri però, Jonze ha avuto grande coraggio ed è riuscito in qualcosa di per niente scontato: trasmettere attraverso tutti i mezzi a sua disposizione le sue inclinazioni e le sue passioni, la sua rabbia e le sue frustrazioni, senza tralasciare il dolore e alle insicurezze (o a quelle di Charlie Kaufman, ma ci arriveremo), anche causati dall’essere artista. Tutti concetti espressi attraverso personaggi umani e fallibili, vicinissimi a tutti noi.

Jackass, videoclip e mini-ruoli per grandi autori

Spike Jonze riprende Johnny Knoxville per i Jackass

La carriera di Spike Jonze (che compie gli anni oggi) è quello che si può definire un crescendo continuo. Iniziata negli anni Novanta realizzando video a gente che cavalca skateboard, è poi proseguita tra videoclip folli e di grandissimo spessore (è forse un caso che uno degli autori prediletti da un genio incontenibile e fuori controllo come Kanye West sia proprio Spike Jonze?) e minuscoli ruoli in film di grandi autori (Fincher, Russell, Scorsese, senza dimenticare una piccola apparizione nel vorticoso Babylon di Damien Chazelle). Tante anche le piccole opere prodotte per altri e spot di grandissimo impatto (vedasi quello per Kenzo, uscito qualche anno fa, con Margaret Qualley), capaci di elevarsi a veri e propri cortometraggi dal significato preciso.

Ma il vero volano per Jonze è stato con l’esperimento di successo che risponde al nome di Jackass. Il format, co-ideato dallo stesso Spike, che ha curato prima la serie televisiva e poi scritto, prodotto o interpretato tutti i film che ne sono derivati, vede protagonista un gruppo di stuntman disposti a tutto impegnati in sfide folli e fisicamente pericolose. Nata come serie televisiva e poi trasposta sul grande schermo a seguito della cancellazione del prodotto originale da parte di MTV, i Jackass sono stati capaci di mettere in scena di tutto: da gente che si lascia su cactus, a uno che si fa mordere da un caimano, a moltissime altre prove deliranti. Nati dalla mente di Jonze che, fieramente, non ne ha mai abbandonato la paternità. Anche dopo l’elevazione artistica del cinema d’autore, dei premi e del successo di critica.

Spike Jonze + Charlie Kaufman: Essere John Malkovich prima…

John Malkovich in una scena del film Essere John Malkovich

La carriera da regista cinematografico di Spike Jonze iniziò grazie alla verve creativa di uno dei più grandi sceneggiatori contemporanei: Charlie Kaufman, anch’egli al debutto al momento della realizzazione del loro primo film in comune. L’opera in questione è Essere John Malkovich, pellicola di stampo surrealista che immagina di poter entrare all’interno del corpo dell’attore John Malkovich attraverso una porta in un asettico ufficio d’archivio.

Uscito nel 1999, Essere John Malkovich racchiude tutti gli stilemi cari all’accoppiata Jonze-Kaufman: il meta-cinematografico, l’insoddisfazione del protagonista (sia dal punto di vista artistico che da quello personale), l’utilizzo di volti noti che si mettono a disposizione interpretando sé stessi in chiave caustica e ironica, triturando l’industria e mettendola alla mercé della scrittura surreale di Kaufman, capace di vedere in Jonze il regista ideale, folle e umano allo stesso tempo, di mettere in scena la sua storia. Storia che lo stesso Dalì avrebbe apprezzato.

…Il ladro di orchidee poi

Nicola Cage in una scena del film Il ladro di orchidee

Il ladro di orchidee non è solo la pellicola che lanciò definitivamente le carriere di Jonze-Kaufman, ma è anche la pellicola sulla scrittura per film per eccellenza. I due gemelli protagonisti (interpretati da Nic Cage), sono la diretta trasposizione su schermo dello stesso Kaufman (uno dei due si chiama proprio Charlie Kaufman, l’altro, Donald, è invece inventato dallo stesso sceneggiatore per la pellicola), delle sue difficoltà creative e del difficile processo che porta alla realizzazione di un copione, con la vita e l’arte che si influenzano reciprocamente senza alcuna possibilità di ottenere una netta separazione.

Come nel film precedente Jonze-Kaufman uniscono la realtà alla finzione, inseriscono vere star hollywoodiane in vicende fittizie, mettono in scena Robert McKee (forse il più grande insegnate di scrittura per film esistente, interpretato qui da Brian Cox) e lo fanno incontrare col protagonista, che deliberatamente contravviene ai suoi consigli. Insomma: il film perfetto per chi vuole scrivere e, allo stesso tempo, il film da evitare per chi vuole scrivere. Recupero d’obbligo.

Nel paese delle creature selvagge: anche i bambini sono tristi

Una scena del film Nel paese delle creature selvagge

Anche i bambini sono tristi. Eccome. Ed è per questo che Spike Jonze ha realizzato Nel paese delle creature selvagge: perché sarebbe sbagliato ridurre l’insoddisfazione solo agli adulti, anche le indecisioni dei bambini meritano il loro spazio. E quale modo migliore di un mondo in cui si è re indiscussi per superarle?

Max è un ragazzino che vive con la madre e la sorella. Quest’ultima, in piena adolescenza, tende ad ignorarlo, la madre invece è desiderosa di vivere la sua vita. Quando infatti presenta in casa un uomo, Max non ci sta e decide di scappare, trovandosi ben presto in un mondo popolato da gigantesche creature (un po’ inquietanti a dire la verità) di cui lui viene eletto re. Immaginazione, realtà o realtà immaginata? Poco importa. Quello che conta è che la fantasia, ancora una volta, riesce a salvare. Come ben sa Jonze.

Lei: dissing alla Spike Jonze

Joaquin Phoenix in una scena del film Her

Recentemente vista al Festival di Venezia con il suo convincente Priscilla, Sofia Coppola ha detto di “non essere ancora riuscita a vedere questo film”. E la capiamo bene: parla di lei. E siamo abbastanza sicuri di un’altra cosa: Spike Jonze ha invece visto con grande rammarico Lost in Translation – L’amore tradotto, segnandosi con grande precisione di particolari i tratti più interessanti e incamerandoli, in vista di un film, Lei, che in effetti è poi è arrivato. Questo perché il film della Coppola parla di lui, o meglio, di loro.

Sofia Coppola e Spike Jonze sono stati sposati per quattro anni, prima di un doloroso divorzio nel 2003 a cui i due hanno reagito in modi diversi. Lei rielaborò le fasi precedenti alla rottura, il distacco col marito e la sua solitudine attraverso il film con Bill Murray e Scarlett Joahnsson. Lui, aspettò dieci anni per dare una risposta, che arrivò proprio con Lei (opera che, come fu per la Coppola, gli fece ottenere l’Oscar alla “miglior sceneggiatura originale”).

La pellicola racconta infatti la vita di un uomo Theodore (un malinconico Joaquin Phoenix), la cui vita cade a pezzi dopo il divorzio con la moglie. Tra lavoro, videogiochi e dialoghi con gli amici, il protagonista trova nuovamente l’amore grazie ad un’intelligenza artificiale con la voce (pensate che coincidenza!) di Scarlett Johansson. Tante le similitudini con il film della Coppola, ma tanti anche i tratti originali nel film di Spike Jonze, vera e propria gemma di una carriera (sono ormai dieci anni che il regista non realizza un film da regista) che speriamo tutti riprenda slancio al più presto. Auguri Spike!

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