Charlotte Gainsbourg spegne oggi 52 candeline e noi della redazione ci teniamo ad omaggiare questa figura così controversa, sensibile e appassionata del cinema internazionale contemporaneo. Gainsbourg è nata a Londra e ha la doppia cittadinanza francese. Il suo è un cognome ingombrante, anzi addirittura tutta la sua recente discendenza lo è. E’ figlia del controverso compositore Serge Gainsbourg e dell’iconica modella Jane Birkin. Inoltre, l’attrice Judy Campbell è sua nonna paterna e lo scrittore Andrew Birkin è suo zio.
Insomma, l’esistenza di Charlotte Gainsbourg è segnata dall’arte da prima ancora che lei nascesse. Il suo essere “figlia d’arte”, però, non ha definito la sua carriera, nascondendola dietro un’ombra di fama di cui spesso i figli d’arte sono vittima. Le carriere dei suoi genitori sono state per lei spesso un ostacolo, spesso un’ispirazione. Gainsbourg ha fatto della sua vita un inno all’arte, dalle forme più estreme a quelle di presa di posizione. Anti-convenzionale, fuori dagli schemi e, soprattutto, un’attrice che ha saputo osare.
10 titoli per Charlotte Gainsbourg

Per comprendere nel profondo l’arte di Gainsbourg abbiamo scelto dieci film nei quali recita da protagonista che, analizzati con il senno del poi, definiscono il tipo di approccio che l’attrice ha nei confronti del cinema. Sono dieci titoli che, ognuno a modo loro, trattano i tre temi principali della carriera artistica di Gainsbourg, ovvero la sessualità, l’essere una figlia di nomi così importanti e il fare della propria vita una ricerca costante dell’arte, anche nelle sue forme più controverse.
Kung-fu Master! (1988)
La sublime Agnès Varda, icona del cinema francese New Wave, femminista, sperimentale e di critica sociale anni ’60, è sempre stata molto amica con Jane Birkin. All’epoca Birkin era un’icona di bellezza in tutto il mondo e il suo attivismo sociale si è sempre fatto sentire. Le due collaborano nel produrre il film Kung-fu Master!, Varda alla regia e Birkin come protagonista e sceneggiatrice. La storia narra di una madre che si innamora di un amico della figlia quattordicenne. La donna sarà disposta a perdere tutto per l’amore del ragazzino.
Il film affronta il tema dell’amore proibito, della scoperta della propria sessualità ed esplora le complesse dinamiche delle relazioni intergenerazionali. Ma quindi Charlotte? L’attrice, all’epoca molto giovane, fu scelta per interpretare la figlia del personaggio di Birkin. Madre e figlia sul set e nella vita vera. Gainsbourg ammetterà, anni dopo, di non aver amato l’aver lavorato a questo film. L’attrice, all’epoca, aveva diciassette anni.
Charlotte for Ever (1986)
Serge Gainsbourg scrive e dirige un film intitolato Charlotte for Ever in cui uno sceneggiatore alcolizzato e devastato dalla perdita prematura della moglie, trova l’unico rifugio nell’amore verso sua figlia. Quella del protagonista diventa un’ossessione guidata da disperazione e la figlia quindicenne, a sua volta sconvolta, cerca nel padre la sicurezza che teme non poter trovare più. La parte del padre è interpretata da Serge, quella della figlia da Charlotte. Ah e il titolo si rifà al nome della ragazzina del film, che è lo stesso della sua interprete.
Le controversie che questo titolo si porta dietro sono chiare. Inoltre Gainsbourg padre rilasciò una canzone chiamata Lemon Incest, eseguita con la figlia. Interpretare quel ruolo non è stato facile, soprattutto al netto dell’opinione pubblica a riguardo, sinceramente convinta che Serge approfittasse della figlia. Invece Charlotte ha sempre mantenuto alto il ricordo del padre, assicurando di non aver mai ricevuto inopportunità da parte sua e che, anzi, il modo in cui i due hanno affrontato certi temi era una subdola provocazione alla società benpensante.
Il giardino di cemento (1993)
Dipendenza emotiva, amori proibiti, sessualità controversa. Questo solo nei primi due ruoli dell’attrice. Rispettivamente con il padre e la madre. Ma è ora il turno dello zio Andrew Birkin che dirige l’adattamento cinematografico del romanzo Il giardino di cemento. La trama è complessa, la visione non è delle più semplici. Vi basti sapere che i protagonisti di questo film sono quattro fratelli i cui rapporti si fanno oscuri e complicati dopo una serie di tragedie. Incesto e relazioni disfunzionali sono all’ordine del giorno in questo titolo su cui Morandini ha detto: “Tutto funziona in questo film che turba, spiazza, inquieta“.
Charlotte Gainsbourg è la sorella maggiore dei quattro. Lo zio ha scelto lei per questo ruolo controverso e impegnativo. Ma l’attrice, che avrebbe potuto rifiutare oppure, peggio, vivere magari una forma di rimorso negli anni a venire per aver scelto così giovane un ruolo così segnante, ha dato tutta sé stessa, imparando quanto più possibile da questi set così sconvolgenti. Il film ha vinto l’Orsa d’argento per il miglior regista al Festival di Berlino nel 1993.
Love, etc. (1996)
Dopo questa un-official “trilogia dell’incesto”, Gainsbourg viene diretta da Marion Vernoux nel film Love, etc. a fianco del compagno Yvan Attal. L’attrice ritorna ad affrontare la tematica dell’amore proibito difficile da affrontare. In questo titolo Benoit, Marie e Pierre sono coinvolti in un complesso triangolo amoroso. Gainsbourg consolida la sua figura come quella in grado di farsi carico dell’eredità della Nouvelle Vague, ma allo stesso tempo di emancipare il cinema francese contemporaneo dal costante paragone con i grandi del passato. La sua carriera fa da passaggio del testimone. Riceverà, nel 1997, la candidatura al premio César come miglior attrice protagonista.
Ritorno alla vita (2015)
Un’interpretazione memorabile quella di Gainsbourg in questo titolo diretto dal maestro Wim Wenders e al fianco di James Franco. Le vite dei protagonisti di Ritorno alla vita sono segnate dal dolore, ma la speranza è sempre presente. Questo è uno dei titoli più “tranquilli” ai quali l’attrice abbia lavorato. Ma, anche in un film che non affronta necessariamente disastri e disagi al limite dell’umanità, Gainsbourg riesce a portarsi appresso un velato tono malinconico, destabilizzante e affascinante.
Siamo nel 2015 e il suo volto oramai è riconosciuto in tutto il cinema internazionale. E’ anche in ruoli come questo che possiamo dire che a recitare sia Charlotte Gainsbourg e non la figlia di Jane Birkin. I sacrifici di una vita hanno portato l’attrice a possedere una propria essenza, unica e non sostituibile.
Antichrist (2009) – Charlotte Gainsbourg musa destabilizzante
Un film difficilissimo. Difficile discuterne, parlarne, vederlo, capirlo e ancora di più interpretarlo. Chi conosce questo titolo sa di cosa stiamo parlando. Per tutti gli altri, questo film del 2009 presentato al Festival di Cannes e diretto da Lars von Trier è un horror concettuale profondamente disturbante, primo titolo della Trilogia della depressione. Charlotte Gainsbourg e Willem Dafoe interpretano una coppia che ha appena perso il figlio. Per riprendersi dal lutto passano un periodo in una casa in un bosco. Il resto della narrazione si sviluppa intorno a sessualità malata e violenta, esoterismi e satanismi, stregoneria, simbologia psicoanalitica e filosofica.
Gainsbourg mette tutta sé stessa in questo film divisivo, concepito dalla geniale e controversa mente di von Trier. Antichrist ha scioccato Cannes e tutto il mondo, ma è valso all’attrice il Prix d’interprétation féminine.
Melancholia (2011) – seconda collaborazione tra Charlotte Gainsbourg e von Trier
Secondo capolavoro della Trilogia, Melancholia è un’attenta analisi della psiche umana in una situazione di imminente catastrofe. Le protagoniste sono le due sorelle Justine e Claire, interpretate da Kristen Dunst e Charlotte Gainsbourg. Il film parte con la premessa che la Terra sta per entrare in collisione con il pianeta Melancholia e che ciò causerà la distruzione di entrambi i corpi. I nostri protagonisti sospettano della catastrofe, ma il pretesto della fine del mondo serve per approfondire il comportamento di una mente umana in stato depressivo e di una in stato confusionale, al netto della quasi consapevolezza della fine.
Colmo di simbolismi e citazioni, il film è frutto di un forte periodo di depressione del regista Lars von Trier che, dopo il primo titolo della Trilogia, si è affidato senza dubbi alla partecipazione di Gainsbourg. L’attrice ha anche qui dato il massimo. Il suo volto trasmette consapevolezza della fine mista a sicurezza, che nel corso delle vicende vedremo tramutare in paura e confusione. Un ruolo difficile ma apprezzato da appassionati da tutto il mondo.
Nymphomaniac vol. I e II (2013) – Charlotte Gainsbourg feticcio di von Trier
Il film capolavoro di Lars von Trier, diviso in due capitoli, narra le vicende di Joe, una donna la cui vita è stata segnata dal suo ipererotismo. Nymphomaniac è una di quelle visioni destabilizzanti, che non lascia alcuno spazio alla fantasia. Le innumerevoli scene di sesso, talvolta anche estremo, hanno portato questo film a essere censurato in molti paesi del mondo. Questo, però, non ha impedito alla pellicola di essere riconosciuta come un’epopea sessuale unica nel suo genere, condita da parallelismi filosofici e analisi psicoanalitiche. Charlotte Gainsbourg è la protagonista, una donna che ha rovinato quasi tutti i suoi rapporti umani per via del suo incontrollabile desiderio di sesso.
Il sesso è come una droga, mangia la protagonista dall’interno, la porta a spingersi sempre oltre. Joe si ritroverà sola, abbandonata, giudicata e mai soddisfatta dei suoi rapporti intimi. Gainsbourg regala un’interpretazione senza precedenti in un ruolo che in pochissimi sarebbero riusciti a portare sul grande schermo. Il co-protagonista Shia LaBeouf ha dichiarato di aver provato più volte genuina paura a recitare sul set.
Lux Æterna (2019)
Béatrice Dalle e Charlotte Gainsbourg interpretano loro stesse in questo medio-metraggio diretto da Gaspar Noé. Sono due attrici sul set di un film in cui le cose non stanno andando bene. Le due chiacchierano delle loro carriere. Sono iconiche ma stressate da queste riprese. Poi Noé fa quello che fa sempre: un caotico inferno di luci e suoni che dovrebbero fare da cornice alla scena di un rogo di due streghe. Il titolo è stato commissionato da Saint-Laurent, dura 51 minuti ed è fuori di testa. Ovviamente , chi meglio di Gainsbourg avrebbe potuto cimentarsi in delle riprese simili?
Jane by Charlotte (2021)
Questo titolo segna l’esordio alla regia di Charlotte Gainsbourg. In questo documentario due donne, madre e figlia, si mettono a confronto. Gainsbourg interroga la madre, spesso con domande non delle più facili. Inoltre l’attrice/regista si espone a chi guarda. Confessa come lei ha vissuto il successo della madre, di come è cresciuta costantemente paragonandosi a lei, di quanto abbia influenzato la sua vita e la sua carriera. Le due donne e artiste si mettono a nudo.
Jane by Charlotte è un sensibile approfondimento sul rapporto tra madre e figlia, sulla fama e di cosa comporti nel privato. Due icone di due tempi diversi ci fanno entrare in casa loro. A pochi giorni di distanza dalla scomparsa di Jane Birkin, il titolo acquisice ancora più valore emotivo.
Protagonista di ruoli estremi, icona dello stile tomboy, ereditiera di un pesante patrimonio culturale ma in grado di emanciparsene rendendosi unica e inimitabile. Charlotte Gainsbourg è praticamente una garanzia di grande recitazione in qualunque suo titolo. E’ una di quelle attrici in grado di stupire ogni volta, proponendo sempre qualcosa di diverso ma appoggiandosi fortemente sull’immagine che, negli anni, con tanti sforzi, è riuscita a dare di sé. Voi quale di questi titoli avete visto?