È ormai nota a tutto il Paese la questione del Caso Cospito. Alfredo Cospito è un anarchico italiano condannato a seguito di due attentati e che, da più di cento giorni, è in sciopero della fame come forma di protesta contro la legge del 41-bis. Questa legge, denominata anche come “legge del carcere duro”, è in vigore dal 1986 e sta facendo discutere, ora come non mai, sulla moralità delle condizioni di vivibilità di chi vi è condannato.
Biasimando direttamente il carceriere o il sistema carcerario stesso, il cinema parla di questo argomento in modo ricorrente. Purtroppo o per fortuna, il Caso Cospito non è di nostra giurisdizione, perciò abbiamo deciso di raccontare questo tema da un altro punto di vista, quello cinematografico. Ecco, quindi, cinque film che trattano la questione del carcere, della resistenza dei detenuti e dell’impatto sulle loro vite.
Fuga di mezzanotte

Fuga di mezzanotte è un film del 1978 diretto dal regista britannico Alan Parker. La pellicola racconta la vera storia di Billy Hayes, un cittadino americano arrestato in Turchia per aver tentato di uscire illegalmente dal Paese con dell’hashish. Il film segue il protagonista in un crescendo di supplizi e incubi che vedono come responsabile non solo l’inferno che è il carcere, ma anche l’assenza delle istituzioni da cui Hayes si sente abbandonato.
Invivibilità del carcere duro come nel Caso Cospito
L’ottimo lavoro di scenografia e di colonna sonora rendono l’impatto del film ancora più violento, lasciando allo spettatore un senso di crudo coinvolgimento e rappresentando le invivibili condizioni delle prigioni turche a ridosso degli anni Settanta.
Nel nome del padre

Questo caposaldo del cinema, diretto da Jim Sheridan, porta sugli schermi un drammatico film carcerario che ripercorre le vicende di Gerry Conlon, arrestato ingiustamente insieme ad altre persone, tra cui il padre Giuseppe, con l’accusa di avere legami con l’IRA. I condannati si trovano quindi ad essere capri espiatori di un governo che cerca a tutti i costi qualcuno da incolpare. L’incredibile interpretazione di Daniel Day Lewis rende l’impatto della storia ancora più intenso, facendo guadagnare al film ben sette candidature all’Oscar, tra cui ovviamente quella per il Miglior attore protagonista.
Caso Cospito, Sheridan: due diversi tipi di abuso
Il film è un susseguirsi di episodi giudiziari sullo sfondo della vita penitenziaria inglese, con lo scopo di denunciare il sistema giuridico e condannare un diverso tipo di abuso: la superficialità da parte dei tribunali nell’individuare e recludere gli imputati, sacrificando i singoli pur di mandare un messaggio forte alle masse.
A Prayer Before Dawn

Questo film, prodotto francese ambientato in Thailandia, vede come protagonista Billy Moore, giovane atleta inglese arrestato per possesso di armi e droga. Il pugile, trovatosi in un contesto violento e ostile, inizierà la sua odissea nel tentativo di sopravvivere e riconquistare la libertà, in uno spaccato della realtà thailandese.
Attraverso la dura rappresentazione di questa storia vera, si evidenziano le precarie condizioni degli istituti penitenziari del Paese, in cui i detenuti si ritrovano abbandonati a loro stessi. Lo sport fa da protagonista e ci mostra come la passione per una disciplina possa essere un bagliore di luce per molti detenuti che desiderano cambiare vita.
Sleepers

Nella Grande Mela, verso la fine degli anni Sessanta, quattro ragazzi vedono cambiare drasticamente le loro vite dopo una bravata adolescenziale. Costretti a scontare le conseguenze delle loro azioni nel severo riformatorio maschile, saranno vittime di soprusi da cui verranno segnati in modo definitivo. La realtà del carcere minorile è trattata brutalmente, ma il film, in partenza carcerario, prenderà una svolta giuridica per raccontare il processo contro gli aguzzini, capaci solo di approfittarsi del potere affidatogli.
Lotta per i diritti come nel Caso Cospito
Nel film, interpretato da un cast d’eccellenza, la rincorsa alla giustizia riempie di speranza, i carcerieri non restano impuniti e la resistenza degli ex detenuti dimostra che il sistema penitenziario non deve e non può essere teatro di abusi di potere.
Qualcuno volò sul nido del cuculo

Questo capolavoro del 1976, diretto da Miloš Forman, vede come protagonista uno strepitoso Jack Nicholson in una delle sue interpretazioni migliori. Ma ci si presenta un contesto di reclusione del tutto diverso. Il film è ambientato infatti in un ospedale psichiatrico in cui vige la severa tirannia degli infermieri diretti dalla principale, Ratched. Il film è una forte accusa all’istituzione dei manicomi e ai trattamenti disumani riservati ai pazienti, dal momento che il rapporto interno all’ospedale si trasforma in una relazione carceriere-carcerato, degna di un vero e proprio sistema detentivo.
L’impatto della denuncia come nel Caso Cospito
Il protagonista, presumibilmente sano di mente, per evitare il penitenziario trova il modo di farsi internare, finendo in una realtà forse ancora più barbara di quella carceraria e della quale ancora non si parla abbastanza. La denuncia è diretta, non usa mezze vie o sermoni e trova in questo il suo punto di forza. Il messaggio passa talmente forte da riscuotere un consenso collettivo: diventerà uno dei pochi film ad aver vinto l’Oscar in tutte e cinque le categorie principali.
Ecco quindi, a seguito del fenomeno mediatico che è diventato il Caso Cospito, la lista dei cinque film che, secondo noi, raccontano in modo più conforme alla verità quello che è il “carcere duro”.