In occasione dei 61 anni del regista australiano Baz Luhrmann, abbiamo stilato una speciale classifica estetica delle pellicole più chic della sua produzione. Lo charme e i colori di uno dei registi più “alla moda” (specie dopo l’ultima uscita di successo con il biopic su Elvis) lo hanno reso un autore unico e riconoscibile.
Nonostante la sua produzione filmica sia decisamente limitata (solo 6 lungometraggi a partire dal 1992), una percentuale non indifferente di suoi prodotti sono divenuti cult fin da subito come Moulin Rouge!, il remake de Il Grande Gatsby per non parlare dell’originalissima versione del capolavoro di Shakespeare, Romeo+Giulietta.
6° – Mamma Australia

Per la seconda volta dopo il grande successo di Moulin Rouge!, Baz Luhrmann dirige la sua musa Nicole Kidman, a tutt’oggi uno dei simboli di bellezza elegante. Il dramma sentimentale tra lei e Hugh Jackman si svolge nel contesto storico dell’Australia del 1939, in cui l’outback del territorio ricorda il selvaggio West con, al posto degli indiani, degli aborigeni con doti premonitrici voodoo.
Nonostante anche qui, pur essendo influenzato da film del calibro di Balla coi lupi e per l’appunto da western leoniani, Luhrmann mantiene quei tratti tipici del suo cinema. C’è una ricerca estetica nella scenografia e nell’aspetto degli attori che non è propria del cinema di frontiera, bensì di mandriani australiani che sfilano per Luhrmann, nel suo personale omaggio alla terra natia.
5° – Romeo + Giulietta di William Shakespeare

Nonostante l’estetica uno dei punti più riconoscibili del cinema di Baz Luhrmann, non sono mai da sottovalutare le componenti di storicità, cultura trasversale e tecnica cinematografica. Romeo+Giulietta di William Shakespeare (1996) è la miglior sintesi di tutto ciò. Trattasi di una rivisitazione in chiave postmoderna dell’opera shakespeariana per eccellenza, in cui la vera protagonista è la scenografia (candidata all’Oscar).
Siamo a Verona Beach, una versione californiana della città veneta, e l’aspra lotta tra Montecchi e Capuleti, due major imprenditoriali, si compie per le strade, nei diner e alle pompe di benzina. I soldati delle famiglie sono armati di camicie hawaiane e pistole marchiate col simbolo della casata. Luhrmann sceglie di improntare la sceneggiatura sull’originale shakespeariano e fa recitare Di Caprio e compagni in versi. Il contrasto con musiche d’atmosfera wagneriana e brani pop e rock contemporanei eleva l’operazione crossover a forma d’arte.
4° – La Gara da Ballo di Baz Luhrmann

Baz Luhrmann esordisce con un musical danzato dalla fortissima impronta chic anni ‘90. Ballroom – Gara di Ballo segue la scia dei grandi successi anni ‘80 come Flashdance e Dirty Dancing, ma ne dà una versione autoriale delineata. A dominare le scene sono i vestiti drappeggiati rossi, le scarpe luccicanti e gli ambienti stroboscopici. Il tutto condensato in una fotografia già vorticosa (pilastro poi del suo cinema) ma che, vuoi la tecnologia, vuoi il low budget e vuoi lo stile disco music, è caratterizzata da sfocature retrò e brillantinate.
3° – Il dionisiaco Elvis

Il ritorno alle scene di Baz Luhrmann avviene nel migliore di modi, e con il migliore di tutti. Otto candidature all’Oscar per il biopic Elvis sulla vita e le controverse vicende del Re del Rock ‘n Roll. Elvis Presley è il soggetto perfetto per un regista come Baz Luhrmann. Si presta sia esteticamente sia narrativamente alle esigenze del regista australiano che non produce un biopic rigido, documentaristico, ma ne droppa una versione visivamente dionisiaca.
Anzi ne è piuttosto il manifesto artistico attraverso i colori glamour, il fascino per paillettes e tinte sgargianti, l’oro su fondo nero e i diamanti. Il racconto della travagliata vita di Elvis (qui se vuoi un’analisi più dettagliata del film) , interpretato da un eccezionale Austin Butler, non esclude quel crossover musicale tanto amato e ricercato da Luhrmann e dunque ci sono ad esempio Eminem (brano inedito The King and I) e i Maneskin.
2° – Moulin Rouge!

Considerato da molti la pellicola-simbolo di Baz Luhrmann, Moulin Rouge! è il kolossal di colori, di musica e di danza che sintetizza tutti gli aspetti estetici del suo cinema. Il luogo e il momento sono probabilmente quelli in cui il regista australiano avrebbe voluto vivere. Quelli in cui nei caffè e nei locali bohémien francesi di fine ‘800 ci si può imbattere in personaggi come il pittore Toulouse-Lautrec (nel film interpretato da un fedelissimo di Luhrmann, John Leguizamo).
La vorticosa storia d’amore tra lo scrittore londinese Christian (Ewan McGregor) e l’etoile del Moulin Rouge, Satine (Nicole Kidman) nasce per un equivoco e è costantemente ostacolata dal ricco duca di Monroth (Richard Roxburgh), che promette all’impresario, Harold Zidler (Jim Broadbent) un finanziamento cospicuo per il suo progetto al Moulin Rouge, in cambio di una notte con Satine. Il tutto è raccontato attraverso l’originale interpretazione di canzoni contemporanee, da Your Song di Elton John a The Show Must Go On dei Queen, passando per Smell Like Teen Spirit dei Nirvana ed altre.
1° – Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann

Uno remake più amati della storia del cinema, Il Grande Gatsby di Buz Luhrmann è entrato nell’immaginario delle generazioni più moderne. Il regista australiano torna dopo 17 anni a dirigere Leonardo Di Caprio in una delle sue interpretazioni più celebri al grande pubblico. La caratura chic di questa pellicola è caratterizzata dallo sfarzo barocco delle feste in casa Gatsby, in cui dominano i materiali più preziosi come oro, diamante e cristallo.
E Di Caprio, simbolo di un’eleganza sfrenata, porta alle estreme conseguenze non solo la versione precedente data da Robert Redford nel 1974, ma anche quella del bestseller di Francis Scott Fitzgerald. I ruggenti anni ‘20 di Baz Luhrmann sono i più chic mai visti.