Oggi, 27 Aprile 2023 segna l’arrivo nelle sale cinematografiche italiane del film Barking Dogs Never Bite. La storia del cinema è stata scandita da periodi in cui diversi stili cinematografici ed industrie hanno dominato il mercato. Ad esempio, l’Italia ha vissuto il suo periodo d’oro nel periodo temporale 1960-1980. Infatti, con il cinema western, maestri come Sergio Leone hanno fatto scuola in tutto il mondo.
Nell’ultimo decennio, invece, ha preso piede il cinema coreano che, con grande slancio, sta emergendo prepotentemente. L’oriente, infatti, ha assistito ad un incremento esponenziale di popolarità e tale tendenza ha trovato in Parasite, la pellicola vincitrice del premio Oscar come miglior film nel 2019 e prima opera nella storia sudcoreana a vincere tale ambito riconoscimento, un momento di svolta. Parasite rappresenta probabilmente uno dei capolavori del regista Bon Joo-hoo, ad oggi baluardo del cinema orientale in Occidente insieme a Park Chan-wook.
Tuttavia, non tutti sanno che l’opera prima del regista è proprio un film intitolato Barking Dogs Never Bite. Una commedia dark ed irriverente che, pur non rappresentando al meglio potenzialità del regista, ha avuto sicuramente una sua importanza nella crescita professionale di Bon Joo-hoo. Barking Dogs Never Bite, uscito nel 2001, è un film a basso budget con una regia misura ma originale e con delle idee stilistiche che poi possiamo ritrovare nei film più maturi del regista.
La trama di Barking Dogs Never Bite
Yoon-ju è un promettente studioso universitario con un desiderio ardente di raggiungere il prestigioso ruolo di insegnante. Nonostante le sue indiscutibili capacità, la corruzione dilagante all’interno del sistema scolastico si frappone come un’insormontabile barriera alla realizzazione del suo sogno. Intraprendere questa carriera diventa, perciò, un’impresa ardua, soprattutto ora che è in procinto di diventare padre e deve far fronte alle molteplici spese derivanti dalla paternità.
La sua situazione di frustrazione e insoddisfazione esistenziale è acuita dal costante abbaiare di un cane nel condominio in cui abita con la moglie. Tale rumore, che egli associa al suo stato di costante infelicità, rappresenta per Yoon-ju una continua fonte di stress. Un giorno, in preda all’ira, il giovane studioso decide di liberarsi del fastidioso animale e, dopo svariati tentativi infruttuosi, riesce a rinchiuderlo in un armadio nello scantinato dell’edificio.
Nel tempo, la sua ossessione per il cane lo spinge ad eliminare altri animali, causando il panico generale tra i residenti del condominio, in particolare tra una giovane ragazza che inizia ad indagare sulla vicenda. La situazione si complica ulteriormente quando sua moglie decide di portare a casa un adorabile cucciolo di barboncino, il quale rischia di far perdere definitivamente la sanità mentale a Yoon-ju.
La lotta interiore del protagonista e il senso di colpa per aver ucciso i suoi simili, diventa sempre più acuta fino a quando una spaventosa scoperta nei sotterranei del palazzo cambierà per sempre il mondo del protagonista.
Cane che abbaia non morde, una lezione da ricordare

Barking Dogs Never Bite è un film di grande interesse, la cui trama surreale costituisce una metafora della società umana, spesso ingannevole e superficialmente pacifica. Il titolo della pellicola, ispirato al celebre detto cane che abbaia non morde, ci ricorda che le persone più innocue possono essere quelle più pericolose. Nel suo primo film, il regista Bon Joo-hoo ha creato un personaggio principale che, all’apparenza mite e tranquillo, nasconde invece un lato oscuro ed è disposto a qualsiasi cosa pur di realizzare i propri obiettivi, persino uccidere.
Yoon-ju non è l’unico personaggio ambiguo del film: il custode dell’edificio, apparentemente gentile e pacifico, si rivela un abominevole mangiatore di cani morti, ignorando il dolore che ciò può causare agli altri abitanti.
Il palazzo rappresenta una sorta di microcosmo della società coreana, dove persone di diversi ceti sociali convivono. Possedere un cane, infatti, è simbolo di ricchezza e l’idea è enfatizzata dal custode che afferma che i cani vivono meglio di molti inquilini dell’edificio. Bon Joo-hoo utilizza questa metafora per mettere in evidenza le disuguaglianze sociali e le ingiustizie presenti nella società coreana. Temi che il regista ha poi approfondito in film successivi, come Snowpiercer e l’acclamato Parasite, vincitore di numerose premiazioni, di cui stanno per realizzare una serie tv, come potete leggere in questo nostro articolo.
In conclusione, Barking Dogs Never Bite, nonostante sia il primo lavoro del regista, costituisce una pietra miliare nel panorama del cinema coreano.
Barking Dogs Never Bite, il troppo stroppia

Nonostante la pellicola sia estremamente fruibile, la stessa evidenzia una propensione a eccedere nella narrativa, spesso arricchendola di elementi che paiono superflui, generando così una perdita di ritmo nella narrazione. In alcuni casi, il film si dilunga in eventi fini a se stessi, che scemano la tensione dello spettatore. Un esempio di ciò è rappresentato dal momento in cui viene svelato che il custode si ciba di cani defunti, una rivelazione piuttosto macabra, dopodiché il film si sofferma a narrare una storia di fantasmi, che non avrà alcuna rilevanza per la trama.
Questa scena lunga e inutile appare come un’aggiunta inutile, priva di significato e capace solo di interrompere il ritmo. Tuttavia, il film si riscatta con una sequenza di chiusura ad alta tensione, che fa rivivere l’interesse nello spettatore. Nel complesso, il film risulta ben riuscito e certamente degno della filmografia di Bon Joo-hoo.
Avevate mai visto Barking Dogs Never Bite? Se non l’avete mai fatto non perdete l’occasione di recuperarlo al cinema, in particolar modo se siete amanti di film orientali.