Il 5 ottobre 2017 esce nelle sale italiane Ammore e malavita, il film dei Manetti Bros. presentato a Venezia. Sarà disponibile da oggi su Prime Video ed è uno dei pochissimi musical italiani recenti disponibili sulla piattaforma. Questo anche perché, in effetti, di musical italiani recenti ne esistono pochi in generale. Forse è proprio qui che i due fratelli romani vincono la partita, se di vittorie vogliamo parlare. Conosciuti nel circuito più di nicchia per essere fondamentalmente due divertenti anarchici artistici, i Manetti presentano, con questo titolo, un qualcosa di decisamente diverso, che osa, si diverte ma che, comunque, divide.
Ammore e malavita è un film di genere. E’ sopra le righe, volutamente esagerato, ambientato in una città che da sola funge da topoi narrativo (Napoli). Un film che strizza continuamente l’occhio al pubblico con il suo citazionismo e il suo fare parodico quasi trash. I personaggi fanno ridere, sono archetipi ma si fermano prima di essere macchie. Le canzoni funzionano, sono ben inserite nella struttura narrativa e non annoiano. Altri espedienti narrativi lasciano un po’ a desiderare ma, a fine visione, ci si rende conto che questo è un film fatto da due persone che il cinema lo amano.
Ammore e malavita: trama
Napoli, giorni nostri. Don Vincenzo, il re del pesce, capo camorristico, è morto e la famiglia ne piange il ricordo al funerale. Con un primo numero musicale, però, capiamo che qualcosa non torna. Il film salta indietro di cinque giorni e scopriamo che la vita da boss mafioso di Don Vincenzo è quella stereotipica di un personaggio di Gomorra, per intenderci. E il parallelismo è esplicito: la pellicola intermezza momenti di trama a scene cantate che con i personaggi non c’entrano nulla.
Arrivato allo stremo della tolleranza, il re del pesce inscena la sua morte, aiutato dalla moglie Donna Maria. Questa scelta provocherà una reazione a catena che coinvolgerà numerosi personaggi. Primo fra tutti Ciro, che assieme a Rosario è la guardia del corpo del boss. Il malavitoso incontrerà Fatima, giovane infermiera nel mirino del Don. Ciro e Fatima si amano, devono scappare, Rosario si sente tradito, Don Vincenzo li vuole morti, Donna Maria mette una taglia sulle loro teste, zio Mimmo aiuta la coppia ma mette a rischio la vita della figlia.
Tanto. Troppo?
I Manetti Bros. inscenano una Napoli che comunica molto, soprattutto attraverso la musica, finemente composta e interpretata. Ne prendono gli stereotipi e li portano all’estremo. Un camorrista che da la caccia ad altri camorristi come farebbe John Wick. La backstory delle due guardie del corpo, nel film chiamate Le Tigri, sembra uscita da un film di Takashi Miike. L’innesco narrativo “come in quel film di 007”. La scena a New York, in puro stile mobster. E poi smarmella, canzoni e coreografie, battute e iperboli.
Il film non annoia e non è facile dimenticarlo. Ma non sempre colpisce il bersaglio. Nel voler coinvolgere così tante citazioni si rischia di non avere una vera e propria direzione. Dal trash passa all’azione, poi alla commedia, alla critica sociale, alle botte, alle sotto-trame. E’ difficile individuare una chiave di lettura precisa, ma forse non è questo che i due registi avevano in mente.
Ammore e malavita: tra canzoni e anarchia

Il film è auto-prodotto. Il che vuol dire che i registi hanno potuto fare quello che volevano. Ed è una cosa per cui i Manetti sono riconosciuti. Ai due cineasti interessano due cose: il cinema e divertisti. E da Ammore e malavita si evince chiaramente. La coralità narrativa è spesso brillante, lo storytelling visivo regge bene. Il film a volte stacca su scene musicali con protagonisti differenti dai personaggi canonici, il che serve per dare un ulteriore contesto. Questo può dare fastidio. E’ una scelta stilistica che osa e che può convincere come non. Alcuni inserimenti narrativi, infatti, risultano forzati.
Ma dalla prima all’ultima canzone, in cui vediamo i registi cantare per qualche frame con i personaggi, si capisce che Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Carlo Buccirosso, Claudia Gerini, Raiz, i compositori Pivo e Aldo De Scalzi e tutto il resto della crew si sono divertiti tantissimo nel realizzare questo film. Ed è una cosa che fa sempre piacere, si percepisce e ti aiuta a dimenticare certe scelte discutibili. D’altronde si rischia di sbagliare solo se si decide di osare. I Manetti lo fanno, si divertono e non si può certo dire che Ammore e malavita non sia un film originale.
Ammore e malavita ha vinto ben cinque David di Donatello e numerosi altri premi tra cui Ciak d’Oro e Nastro d’Argento. E’ da oggi disponibile su Prime Video e noi ne consigliamo la visione, non gridando al capolavoro nè al divertimento assicurato. Il film, bisogna ammetterlo, divide ma non si può negare che la passione dei Manetti Bros. si percepisca lungo la durata della pellicola.