Il film vincitore del premio Oscar, Amarcord è ora disponibile su Prime Video. Ricordiamo qui gli aspetti dell'Italia a cui ha dato voce!
Siamo nel 1973 quando Fellini decide di dare vita a una delle suo opere più nostalgiche: Amarcord. E ancora dopo 50 anni esatti dalla sua uscita, rimane nel pubblico la voglia di riscoprire questo grande successo con occhi sempre nuovi. Ecco perché la piattaforma di streaming Prime Video ha deciso di inserire lo storico titolo nel proprio catalogo, da oggi quindi disponibile per tutti.
Che siate dei veterani di Fellini o che il vostro sia un primo approccio a quello che è considerato uno dei padri del cinema Italiano, il nostro scopo qua è quello di accompagnarvi attraverso quegli aspetti del film che, mostrando in tutto e per tutto un’Italia d’altri tempi, sono riusciti a far breccia tra le menti dell’Academy nel 1975, portando l’Italia intera sul gradino più alto del podio.
Di cosa parla Amarcord?
Ambientato in una Emilia Romagna degli anni ‘30, e più nello specifico nell’allora piccolo paesotto di Rimini, il film accompagna le vicende comuni e quotidiane degli abitanti del posto nel corso di un anno. Le tipicità dell’epoca vengono qui a galla: come ogni piccolo paese che si rispetti infatti, tutti conoscono tutti e ognuno ricopre un proprio ruolo all’interno della piccola società cittadina.
Vediamo infatti, tra gli altri, la figura della prosperosa tabaccaia, della parrucchiera seducente, della sciupauomini, del padre di famiglia in conflitto costante con la moglie e una mandria di adolescenti alle prese con la scuola ma anche con gli ormoni che impazzano. Ma dire che i protagonisti siano solamente loro sarebbe riduttivo. I luoghi, i riti, le atmosfere e il periodo storico infatti sono tra gli elementi più presenti e suggestivi della storia, e forse la parte principale del suo successo oltreoceano.
Amarcord, il ricordo della dolce Italia

Alcuni personaggi in Amarcord
Al film va sicuramente riconosciuto che, sin dal suo esordio, è stato in grado di far assaporare a ogni tipo di spettatore l’essenza dell’essere Italiani, accompagnata da una sottile comicità. A partire dalla primissima inquadratura dei panni appesi all’aperto su un filo, tipico scenario di una volta fino alle feste paesane di rito celebrate in piazza, alle battute in dialetto, la dedizione verso dio-patria-famiglia, come viene ricordato da uno striscione in una scena del film. Ma non è tutto.
Nonostante il periodo fascista, i sogni trovano grande spazio nella mente dei personaggi, che sia anche solo il desiderio cieco di volere una donna, come urla Ciccio Ingrassia in una delle più iconiche scene del film.
“A m’arcord!”

Sul set di Amarcord
In qualsiasi tempo o spazio ci possiamo trovare, a farci calare a pieno nella cultura surreale italiana del piccolo borgo romagnolo è sicuramente la parlata dialettale affidata a tutti i personaggi. Tra di loro si capiscono, si insultano e si deridono grazie a forme espressive di nicchia e che li fa sentire parte di qualcosa. Questa peculiarità trova spazio già nel titolo del film, diventato a tutti gli effetti un neologismo della nostra lingua e che sta a significare “mi ricordo”.
In questo caso il ricordo è quello autobiografico di Fellini che, come spesso ha fatto nella sua filmografia, in questo film mette in scena parti della sua adolescenza nel bel paese, degli scenari vissuti e delle persone incontrare, spesso rappresentate con degli alter ego. Ma il sapore di ricordo non è certamente solo il suo, ma si fa di tutti, di chi quel periodo l’ha davvero vissuto come lui e di chi riesce comunque a immergervisi con facilità.
Il teatro della comicità
Grazie alla parlata costantemente enfatizzata e che non si cura troppo di farci necessariamente capire ogni parola, il film si trova ad essere percepito a metà strada tra il dramma e la commedia. Le scene di vita quotidiana che i personaggi vivono appaiono quasi come caricature spesso ridicole, accompagnate da una musica rocambolesca costante. Composta appositamente da Nino Rota per il film, le melodie oltre ad accompagnare il sentimento nostalgico, vengono associate alle vicende dei personaggi, quasi a ricordare le slapstick comiche tipiche del cinema muto.
Dio, patria, famiglia e… sesso!

Una scena del film che dimostra le pulsioni sessuali
In Amarcord il piccolo borgo è fondato su alcune basi più o meno solide: andare in chiesa a confessarsi, onorare la patria e mettere la famiglia sempre al primo posto. Da un punto di vista razionale si può dire che questi siano stati i presupposti della società Italiana degli anni ‘30. Ma c’è un quarto elemento che nella pellicola trova grande spazio.
Il film pone un forte accento sulle pulsioni che hanno caratterizzato il periodo e l’infanzia Felliniana. Pulsioni che hanno in primo luogo come protagonista l’esplosione della sessualità in tutte le sue forme. Che si tratti di donne che ostentano per risultare piacenti, di giovani ragazzi con il desiderio di compiere i loro primi rapporti o di uomini adulti con il semplice desiderio di volere una donna, nessuno è esente dal desiderio d’amore.
Desiderio che molto spesso può portare anche a impazzire, come avviene nella scena dello zio matto che scalando l’albero si mette a urlare, oppure più finemente nella breve riflessione drammatica affidata al personaggio della Gradisca: “Ma più che l’amore contano i sentimenti, e io ne ho tanto di sentimento dentro di me… Ma a chi lo do? Chi è che lo vuole?”.
L’Italia che vinse agli Oscar con Amarcord
Quella notte del 1975 non fu solo Fellini a vincere il suo quarto premio Oscar per miglior film straniero, ma l’Italia intera ne uscì vincitrice grazie alla rappresentazione onirica che ne venne data davanti al mondo. E nonostante il regista fosse quasi tentato di titolare la pellicola “Il Borgo” o “Viva l’Italia”, la scelta più azzeccata non poteva che essere Amarcord, espressione che oggi pronunciamo anche noi con ricordo e nostalgia di quella vittoria meritata.

Vivo di pane, cinema e di digital marketing, ma il secondo è quello che mi tiene viva veramente. Dico la mia, ma amo lo scambio di idee puro, che rende il cinema condivisione, cultura e crescita.