Il naufragio di Cutro, di pochi giorni fa, ci lascia interdetti e spaesati. Può il cinema offrirci qualche spunto? Leggi l'articolo!
Davanti alle tragedie come quella del naufragio di Cutro i due atteggiamenti più frequenti sono agli antipodi: da un lato l’indifferenza di chi, o per ignoranza o per scelta, preferisce non farsene carico; dall’altro la presa di posizione ideologica di chi ne coglie i risvolti politici. Il cinema (e la cultura tout court) è una terza via che permette anche ai non addetti ai lavori di leggere le vicende dell’attualità attraverso l’incredibile mezzo delle storie. Il loro potere? Ci rendono più umani consegnandoci, in questo caso sullo schermo, l’esperienza di altri.
C’è di più: nutrirsi di storie significa anche moltiplicare l’ampiezza dello sguardo per poter osservare uno stesso fenomeno da un punto di vista multiplo. Ecco il senso di quest’articolo: conoscere alcune storie, che equivalgono a diversi punti di vista, per avvicinarci un po’ di più all’umanità delle 70 vittime e di tutti i dispersi in fuga dalle loro patrie, naufragati a largo delle coste di Crotone.
Il naufragio di Cutro: cos’è successo?

Fuocoammare e la realtà di tragedie come il naufragio di Cutro
Riportiamo direttamente la notizia di cronaca. “Il 26 febbraio un’imbarcazione si è spezzata in mare davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, nel crotonese, in Calabria. Il bilancio ancora non definitivo è di quasi 70 morti e un numero imprecisato di dispersi.”. Questo è quanto è accaduto alle circa 180 persone che viaggiavano da quattro giorni su quella barca, partita dalla Turchia. La loro provenienza pare sia: Afghanistan, Siria, Iraq e Pakistan, paesi privi di pace e libertà.
Il cinema e l’immigrazione

Un poster del film Terraferma
Gli ultimi anni, lo sappiamo, hanno visto il mondo intero al centro di una rinnovata urgenza per il tema dell’immigrazione, divenuto una grande questione soprattutto europea. Il cinema, riflesso del mondo che ci circonda, ne ha raccolto l’eco e l’ha riproposta in diversi film. Vi suggeriamo alcuni titoli che possono essere uno spunto a riflettere.
Fuocoammare: la realtà dei fatti
Disponibile su Rai Play per chiunque voglia recuperarlo, il documentario vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino nel 2016 è il frutto di un contatto diretto di Francesco Rosi con la vita nell’isola di Lampedusa. Gli occhi di Samuele sono il filtro che permette al regista di raccontare il dramma cui assiste l’isola da molti anni, vista la sua centralità nel Mediterraneo. All’interno del film, che si figura come un vero e proprio reportage, troviamo anche Pietro Bartolo, medico in prima linea nell’assistenza ai migranti. Essi arrivano dal Nord Africa a Lampedusa in disastrate condizioni medico-sanitarie e aspettano di essere sistemati nei centri di accoglienza.
Terraferma e una vita che non basta
In Terraferma di Emanuele Crialese restiamo in Sicilia, dove le tradizioni di una famiglia di pescatori si scontrano con il dramma, sempre più inevitabile, della fuga dei profughi. Come Sara, la giovane profuga che sbarca in Sicilia, sta scappando dal Nord Africa; così Giulietta, rimasta vedova col figlio Filippo, vorrebbe allontanarsi dalla sua terra alla ricerca di un futuro migliore. Si tratta di un rispecchiamento interessante: permette di sentirci vicini ai desideri dei migranti alla ricerca di un altrove, consapevoli di essere stati (forse) soltanto un po’ più fortunati.
Il rovesciamento in Quando sei nato non puoi più nasconderti
Presentiamo questo film con le parole del regista Mario Tullio Giordana: “Volevo raccontare con gli occhi ancora innocenti e perfino riconoscenti di un bambino che è stato salvato da loro chi sono questi migranti. Sandro scopre che sono molto simili a lui, che sono governati dagli stessi sentimenti, che può nascere l’amicizia, l’amore, il bisogno l’uno dell’altro, in modo assolutamente sincero”. Avviene un rovesciamento provocatorio per noi spettatori del 2023: è un bambino di una famiglia benestante italiana a naufragare in mare e ad essere salvato da un barcone di profughi clandestini provenienti dall’est Europa.
Flee: la possibile storia di un sopravvissuto al naufragio di Cutro
Ancora un documentario, anch’esso candidato agli Oscar (scopri tutte le candidature di quest’anno), questa volta d’animazione. Il regista Rasmussen racconta la storia di Amin che, ormai con una vita stabile in Danimarca, all’età di 36 anni accetta di rievocare il suo doloroso passato, fatto di un viaggio dall’Afghanistan all’Europa alla ricerca di asilo. Emerge drasticamente il dolore dei profughi durante la loro marcia verso un paese lontano dal proprio, tra burocrazie illegittime e ingiusti sacrifici familiari. Flee è la storia di un sopravvissuto che quel viaggio l’ha potuto raccontare.
Nel mare ci sono i coccodrilli: il viaggio di Enaiatollah
L’ultimo titolo tra le nostre proposte è un corto d’animazione per ragazzi, disponibile su Rai Play. Si tratta dell’adattamento cinematografico dell’omonimo libro, Nel mare ci sono i coccodrilli, dello scrittore Fabio Geda, che contiene una lunga intervista. A rispondere alle domande dell’autore è Enaiatollah Akbar: racconterà la sua storia, iniziata in Afghanistan e finita in Italia, attraverso tutti gli incontri nei diversi paesi che sono stati tappe del suo lungo viaggio (guarda la video-intervista all’autore ed Enaiatollah). Ne risulta un’umanità a volte capace di grande bontà, altre di disdegnosa cattiveria: possiamo molto riflettere attraverso questa storia sul nostro modo di porci davanti a vite come quella di Enaiatollah.
Il naufragio di Cutro e il mare in tempesta nel Truman Show

Truman dopo il suo naufragio
Proverei ad immaginare tutte le 180 persone coinvolte nel naufragio in Calabria come il Truman di Peter Weir: durante il suo tentativo di riscatto, il creatore di quel mondo artificiale gli scaglia contro una tempesta incontenibile, facendo leva sulla sua paura del mare. Nonostante il trauma con l’acqua, che finora aveva impedito la sua fuga, e quindi la paura per l’imprevedibile, Truman si mette in viaggio verso qualcosa di più vero, perché quanto ha vissuto fino ad ora non gli basta più e quello ha smesso di essere un mondo giusto per lui, nonostante sia il suo show.
Toccare la parete che gli conferma definitivamente di aver vissuto tutta la sua vita in una realtà inventata è il suo più grande dolore: lo stesso di chi, guardando le scene delle tragedie contemporanee, si rende conto di quanto necessarie siano quelle scalette che permetterebbero a molti una vita più degna.
Concludiamo questa rassegna cinematografica con la citazione di poche battute di uno dei film in elenco. In Flee Amin ricorda i suoi pensieri durante il viaggio in mare:
– Mi chiedevo: ‘Se la barca affonda chi salvo per primo?’
– Perchè tu sapevi nuotare?
– No, ma non era importante in quel momento, forse pensavo che ci sarei riuscito.
Chissà, se anche nel mezzo del terribile Naufragio di Cutro, qualcuno di loro pensava che ci sarebbe riuscito…

Marchigiana, studentessa appassionata di Lettere e amante delle storie. Mi nutro di musica e di parole. “C’ho una specie di senso di vuoto, l’ho riempito coi film e le foto”. Ho una testa che pensa troppo e ragiona attraverso le scene dei film: per questo sono grata al cinema.