La testa di dinosauro di Nicholas Cage, i leggings da 100 000 dollari di Beyoncé, Johnny Depp che spara le ceneri del suo migliore amico con un cannone. Vite ai limiti della follia, tra eccessi ed eccentricità, droghe e alcol, incoscienza e rischio. Questa rubrica racconterà storie destinate, nel bene o nel male, ad essere consegnate alla leggenda. Ed è proprio di Jonny Depp e delle ceneri del suo amico Hunter Thompson che parleremo oggi.
È risaputo, eccentricità e Hollywood sono due termini che si sposano alla perfezione.
Ma cosa succede quando Johnny Depp, che in fatto di stravaganza non teme confronti, incontra qualcuno decisamente più estroso di lui?
Questa è la storia dell’amicizia più pazza di Hollywood: l’amicizia tra Johnny Depp e Hunter Thompson.
“Carneade! Chi era costui?“.
È più che legittimo il dubbio di manzoniana memoria, il che ci porta a fare un passo indietro.
Hunter Stockton Thompson è stato uno scrittore, famoso principalmente per aver inventato il genere Gonzo Journalism, ovvero un giornalismo che abbandona la fredda oggettività in favore di una narrazione fatta di sensazioni e umori personali. Il soggetto non è più l’evento in corso, ma le reazioni emotive che quest’ultimo genera in colui che scrive.
L’abuso di alcolici e droghe di ogni tipo è stata la vera e propria costante della sua vita, come documentato nella grottesca biografia di Terry Gilliam Paura e delirio a Las Vegas. Il film racconta il viaggio di Hunter (al tempo inviato per conto di una rivista sportiva) nella città del peccato, per scrivere un articolo su una celebre corsa motociclistica.
E da chi viene interpretato Hunter? Ebbene sì, proprio da Johnny Depp.
Il primo incontro dei due risale però al lontano Dicembre 1994, quattro anni prima. Un amico dice a Johnny che per incontrare Hunter sarebbe bastato presentarsi alla taverna Woody Creek di Aspen, città dove abitava in quel periodo. Andò proprio così. Il pluripremiato attore racconta:
“Si spalancò la porta e vidi delle scintille, scintille vere. La gente cercava di togliersi di mezzo, di mettersi in salvo in qualche modo. Poi sentì “Levatevi di mezzo, bastardi“: era Hunter con un pungolo elettrico da mandriano in una mano, e un taser nell’altra.”
Vista la sincera ammirazione con la quale Johnny racconta questa storia, non è difficile credere che i due si siano da subito sintonizzati sulla stessa frequenza.
Sempre a detta dell’attore, Hunter, che lo aveva nominato Colonnello del Kentucky (a quanto pare ne aveva i poteri), aveva allestito per lui una stanza in cantina. Quando Johnny una sera accese una sigaretta, si accorse che il posacenere era appoggiato su una scatola di dinamite. Hunter spiegò in seguito che aveva fatto scorte di dinamite per costruire una bomba.
Come spesso accade però la vita, specialmente per persone costantemente fuori controllo, è un vero e proprio “emotional rollercoaster”, come direbbe Eminem, un continuo saliscendi di emozioni. La spasmodica ricerca di scacciare i propri demoni ti porta in alto, per poi scaraventarti giù ancor più velocemente.
Ed è così che, in una fredda notte nel Febbraio 2005, Hunter Thompson si toglie la vita con un colpo di fucile.
Ed è qui che entra in scena l’episodio forse più incredibile di tutti, proprio il suo amico Johnny accetta le sue ultime volontà: sparerà le sue ceneri, riposte in un’urna esplosiva, con un cannone. Quest’ultima sarà a forma di pugno, con sei dita che stringono un Peyote, simbolo da lui stesso disegnato come rappresentazione del Freak Power.
La cerimonia è costata al Colonnello Depp ben tre milioni di dollari ma, quel giorno, Johnny ha perso molto di più del mero denaro, ha perso il suo migliore amico.
“Nulla è mai diventato abbastanza bizzarro per me”
è stata una delle sue più celebri massime.
Ma forse, il suo funerale, sarebbe riuscito a risultare un po’ bizzarro anche per lui, uno che nella vita aveva visto più di chiunque altro: Hunter Stockton Thompson.
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Cinematograficamente onnivoro, sono cresciuto tra l’autorialità dei fratelli Coen ed i fagioli western di Bud Spencer e Terence Hill. Sogno di sceneggiare un film in cui Trinità e Bambino prendono a sberloni i responsabili del furto del proprio tappeto che “dava un tono all’ambiente”.