L’attesa per la celeberrima notte degli Oscar è oramai alle porte. Domani sapremo finalmente quali saranno i film che si porteranno l’ambita statuetta a casa, tra esaltazione, rabbia e compianti. Perché gli Oscar sono divenuti anno dopo anno come un rito sociale, dei premi su cui discutere, festeggiare e nelle situazioni più al limite, anche portatori di disaccordi. Volente o nolente, un titolo, un’attrice, un regista premiato dall’Academy, rimane indelebilmente impresso nel nostro immaginario. Potremmo sollevare tutte le questioni sul caso, dalla sua valenza reale nel panorama cinematografico, alla sua importanza effettiva a livello sociale e collettivo, ma si trasformerebbero in discorsi troppo soggetti a relativismo.

John J. B. Wilson alla prima edizione dei Razzie Awards nel 1980, svolti nella sua stessa casa.
Ad accompagnare quest’ambito premio, ne troviamo un altro più recente, che si pone alla sua antitesi concettuale. I Razzie Awards sono dei premi goliardici, assegnati la notte precedente a quella degli Oscar, dove vengono premiati i peggiori film e le peggiori personalità cinematografiche dell’anno seguente in questione. Arrivati alla loro 38esima edizione, furono fondati nel 1980 dal pubblicista e giornalista statunitense John J. B. Wilson, prendendo il nome dal verbo inglese to razz, equivalente in italiano di ridicolizzare, prendere in giro. Iniziato come una serata casalinga tra amici dello stesso Wilson, dopo quattro edizioni la sua fama divenne così nota, da far coprire l’evento dalla CNN. Con il susseguirsi degli anni, il premio ebbe un fortissimo impatto mediatico, tanto da essere usato come indicatore di “bruttezza” di un film. Le nomination, che seguono la formula dell’Academy, si basano su un giudizio compreso tra stampa americana e internazionale, professionisti dell’industria e fan iscritti al sito del premio. Nella serata della cerimonia finale, vengono assegnati i Golden Raspberry, comunemente chiamati Razzie, delle statuette a forma di lampone dorato. La scelta del lampone come simbolo del premio, deriva dal doppio senso dato all’espressione americana “blowing raspberry”, che in slang è usato per descrivere il verso di una pernacchia rivolta a una persona ritenuta perdente o brutta.

John J. B. Wilson
La particolarità dei Razzie, sta non tanto nell’andare a ridicolizzare ulteriormente film a basso budget, con attori sconosciuti non capaci e rilegati alle proiezioni della mezzanotte, ma nello schernire pellicole dirette da grandi nomi, con attori e attrici di fama. Film perlopiù rivolti al pubblico mainstream, progetti inizialmente ambiziosi e con produzioni molto alte. Non sorprende quindi di leggere tra le file dei premiati, attori del calibro di Laurence Oliver o Kevin Costner, attrici premio Oscar come Faye Dunaway e Halle Berry, o registi apprezzati dalla critica, da Michael Cimino a Gus Van Sant e Guy Ritchie. Un vero e proprio anti-Oscar, il peggio del meglio della produzione cinematografica, nell’arco di un intero anno.
Anche se i Razzie sono diventati dei marcatori universali, usati dai media per considerare un film o un attore di livello basso, o per mirare il loro prestigio, non sempre nel tempo si sono dimostrati efficaci e veritieri. Un esempio lo riscontriamo nella prima edizione del 1980, dove tra i candidati a peggior regista, troviamo il nome di Stanley Kubrick con Shining. Prima di essere consacrato come un capolavoro all’unanimità, l’horror del regista newyorkese sviluppò sentimenti contrastanti tra pubblico e critica, colpevolizzando l’eccessiva lunghezza della pellicola e la lunga enfasi posta all’evoluzione al personaggio di Jack Nicholson, fino alla sua esplosione nella follia totale. Tra i registi più quotati come pretendenti al Lampone dorato, troviamo Oliver Stone con 4 nomination, Brian De Palma con 6 nomination, tra cui una al peggior regista nel 1984 con Scarface, e John Landis con tre candidature. Tra gli attori caduti spesso nel mirino di Wilson&Co., Adam Sandler e Sylvester Stallone hanno raggiunto numeri da record nella storia dei Razzie. Il primo è stato candidato ben 22 volte, e ha vinto 6 titoli, tra cui peggior attrice nel 2012 con la commedia di Dennis Dugan, Jack e Jill, dove interpretava due fratelli gemelli di sesso opposto. Stallone da parte sua, si è visto conferire 31 nomination e 11 vittorie, divenendo l’attore più premiato di sempre tanto da ricevere nel 2000 il premio come peggior attore del secolo.

Sandra Bullock ai Razzie Awards del 2010
La loro natura dissacrante verso le scelte dell’Academy, ha fatto in modo che molto spesso, alcuni film o interpretazioni si trovassero candidati in entrambe le cerimonie. Un caso esemplare fu quello di Sandra Bullock, dove nel 2010 vinse come peggior attrice per A proposito di Steve di Phil Traill, e nella sera seguente le fu conferito l’Oscar alla miglior attrice per The Blind Side, scelta molto criticata visto le grandi interpretazioni nominate nella stessa categoria. Quello che sorge spontaneo leggendo tutti questi nomi e titoli, è capire quanto dobbiamo dare realmente peso a un premio come il Razzie Awards. Molte volte, anzi spesso, le decisioni prese si sono rilevate più che azzeccate, ma in controparte, si sono visti cadere nel ridicolo film considerati in seguito dei forti punti di riferimento. Si dovrebbe pensare ai Razzie come a un premio nato e conferito nella sua natura goliardica e sarcastica, in linea con le scelte dettate di un determinato tempo preciso e storico. Usarlo come indicatore per appestare una pellicola o un’opera di un regista o il lavoro di un attore, andrebbe ulteriormente a sovvertire quello che significa realmente il Razzie Awards: uno sbeffeggiamento verso l’Academy e alle sue scelte delle volte discutibili.
Leggi tutti i vincitori della 38esima edizione dei Razzie Awards!
Nato a Roma, classe 1991.
Non molto bravo nelle autodescrizioni.
Sono un semplice appassionato a qualunque genere di immagine-movimento sullo schermo.